Lorenzo entrò nella piccola casa di campagna di suo padre a Roma e, con voce tesa, disse:
Chiedo il divorzio. Non ne posso più! Ginevra è pigra, e io mi trovo a fare tutto da solo.
Giovanni lo guardò, posò la mano sul tavolo di legno e rispose:
Perdona, figlio mio.
Lorenzo, sorpreso, chiese:
Perché mi perdoni?
Il padre, con un sospiro, spiegò:
Perché non sono sempre stato buono con tua madre, Maria. È colpa mia se dentro di te cè un angolo buio che pensa al divorzio
Cosa, non devo separarmi? replicò Lorenzo.
No, non separarti. Non pensarci mai.
Allora devo sopportare fino alla fine dei giorni? incalzò il giovane.
Giovanni scrollò le spalle:
Non è questione di sopportare. Tu non sopporti Ginevra, ma il tuo atteggiamento verso di lei. Cambiando te stesso, cambierà tutto intorno.
Come posso cambiare? chiese Lorenzo, curioso.
Il padre indicò la moglie:
Guarda Ginevra, come insegna il Signore. È il Suo dono per te: la tua gioia, la tua compagna, la madre dei tuoi figli. Un vaso delicato che Dio ti ha affidato, da tenere con dolcezza, cura e rispetto. Il resto è futilità. Se oggi non sa fare qualcosa, imparerà. Anche tu non sai tutto, ma devi provarci.
Se qualcosa le sfugge, copri la sua debolezza con la tua forza e amore. Se non conosce qualcosa, raccontaglielo la sera, con una tazza di tè, accarezzandole le spalle. Il vostro cammino è solo vostro, il vostro amore è solo vostro. Chi ti lancia occhi di odio è il nemico della tua casa.
Anche se è tua madre, tuo fratello Marco o il tuo più caro amico Alessandro, non giudicarli. Perdona e fai capire a ciascuno che per la propria moglie, per il proprio amore, tu, se necessario, morirai senza esitazione, ma non permetterai a nessuno di toccare la tua famiglia con parole cattive.
Volevate anche voi divorziare? chiese Lorenzo, un attimo incerto.
Giovanni rise amaramente:
Anche senza aiutanti litigavamo spesso. Eravamo testardi, orgogliosi Voi avete unaltra vita. Nessuno vi scaccia da Dio. Chiedete a Lui saggezza. Concedetevi lun laltro compassione e conforto. Lamore, se non lo conosci, cresce. Ne vedrai la grandezza e il valore solo nella vecchiaia, quando la stessa Ginevra la stringerai al tramonto, e non serviranno parole.
Il figlio tacque. Per la prima volta dopo tanto tempo guardò Ginevra non come un problema, ma come una persona che si stanca, che ha debolezze, che attende calore e sostegno. Gli venne vergogna di aver visto solo i difetti, non i suoi occhi che un tempo brillavano di gioia accanto a lui.
Quella notte tornò a casa senza rimproveri. Si avvicinò, la abbracciò e sussurrò:
Perdonami. Non ho visto il dono più prezioso della mia vita in te.
Lei rimase sorpresa, ma nei suoi occhi risplendeva una scintilla la stessa che un tempo aveva legato i loro cuori. Non servirono molte parole. Solo silenzio, un tocco e la consapevolezza di essere ancora insieme.
Perché il vero amore non muore: a volte si addormenta sotto strati di offese e preoccupazioni quotidiane. Ma se lo si nutre con attenzione, pazienza e tenerezza, si risveglia più forte di prima, dimostrando che il legame più profondo può superare ogni tempesta.






