Il figlio del mio ex marito, nato dal suo secondo matrimonio, si è ammalato e il mio ex mi ha chiesto un aiuto economico. Gli ho risposto di no!

Mi ritrovavo a camminare tra i vicoli di Roma, una notte assorta e stranamente nebbiosa, quando il fantasma di mio ex marito, Enrico, sbucò davanti a me come se piovesse dalle nuvole. Avevo 37 anni, divorziata ormai da diecianzi, sembra cento, in questo sogno che si sgrana come la pasta troppo cotta. Lui mi aveva tradito e da allora non sono mai riuscita a perdonarlo. Ora vive con quella donna, quella che lo attirò via con promesse di felicità e tagliatelle al tartufo.

Una volta lei rimase incinta, nacque loro figlio e si sposarono. Da quel momento mi sono ben guardata dal sapere cosa combinassero. La mia vita, anche piena di ombre, aveva preso un suo ritmo: lavoro decente, stipendio generoso in euro, libertà di scegliere per me.

Eppure, quella sera, lui si presentò alla mia porta con laspetto sgualcito di chi ha appena perso una scommessa col destino. Non lo vedevo da anni; il suo volto sembrava uscito dalla penombra di un quadro di Caravaggio, tutto ombre e tagli di luce. Volevo gridargli contro in romano stretto, ma fu lui il primo a parlare, con quella voce che aveva perso tutto il calore e mi raccontò del figlio: Mio figlio, il piccolo Matteo, disse, ha un male che non sarrende. Abbiamo bisogno di soldi, tanti euro per le cure. Io e la mia nuova moglie, Lucia, non abbiamo abbastanza.

Avevo appena venduto la casa della nonna a Firenze, e ora quei euro danzavano nel mio conto come coriandre in una zuppa. Lui lo aveva saputo, forse sentito dalle voci di paese, e veniva a chiedere senza vergogna. Quasi sembrava una magia, un tempismo assurdo in questo mio sogno stonato.

Non avevo ancora deciso come spendere quei soldi: pensavo a una Fiat blu fiammante, ma dovevo prima imparare a guidare! Il tempo scivolava come lolio su una bruschetta. Era una somma che faceva gola, ma non ero convinta di separarmene. Mi chiesi, col vento che sibila tra i cipressi, se Enrico mi avrebbe aiutata a ruoli invertiti. Ne dubito. Anzi, ne sono certa come la pioggia destate che non bagna.

Capisci quanto siamo disperati? mi urlò trafitto, ma io ricordavo bene come non aveva mai pensato a me, ai miei sogni, ai miei dolori. Lucia, la sua lady di marmo, nemmeno. Ai tempi mi barattò come se fossi una vecchia moneta dimenticata. Al divorzio, tutto diviso: lui voleva quello che potesse portare nel nido nuovo. Pretese pure la casa, ma per fortuna era mia da prima delle nozze, salvata come una reliquia. Nei suoi occhi di notte, si vedeva tutta linfelicità che si meritava. Ora chiede soldi, grazia, comprensione? Parla dei suoi sentimenti come se fossero un piatto di pasta scotta.

Voleva portare certificati, prove, giuramenti firmati in biro blu. Ma io non sono interessata nemmeno a leggerli. Che li tenga nel comodino, li conti come si contano le stelle a Sorrento. Anche se giura che restituirà tutto, anche se il piccolo dovesse fare lunga riabilitazione costosa Io non credo ci sia possibilità di rivedere quegli euro, spediti come cartoline senza francobollo.

Gli chiesi: Perché non vai in banca, Enrico? Perché non lasci che siano loro a contare i tuoi peccati? Glielho detto forte, in modo che persino il portiere giù per le scale lo sentisse. Lui urlò, propose di inginocchiarsi proprio lì, su mattonelle fredde. Ma io non voglio assistere a simili commedie. Non voglio la sua umiliazione, non voglio il suo dolore. Già mi aveva svenduta una volta, tradita come uno scarpone rotto. Che se ne vada, che il vento di Tramontana se lo porti via. Disse solo che sarebbe tornato, quando la luna lo avesse calmato e io avessi cambiato idea. Ma non cera proprio nulla da ripensare.

Qualcuno, forse il vecchio fornaio sotto casa, potrebbe dire che non ho cuore. Ma io desidero gestire i miei euro, scegliere io come spenderli, senza dividere con estranei e fantasmi di amori passati. Alla fine di quella notte, mi sentivo strana, un po triste, come se avessi mangiato una pizza troppo salata. Non lo aiuterò. Lascerò che i suoi peccati siano pane duro, da masticare con fatica. È la loro lezione in salsa italiana.

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