Ero seduta nella cucina del nostro piccolo appartamento a Napoli, stringendo tra le mani una tazza di tè ormai freddo, mentre sentivo le lacrime salirmi in gola. Io e mio marito, Marco, siamo diventati genitori due volte e sembrava che avessimo tutto: una casa accogliente, una macchina, un lavoro stabile. Ma la nostra felicità sta crollando a causa di suo figlio, Daniele, di 17 anni, nato dal suo primo matrimonio. Vive per metà del tempo con noi e per metà con sua madre, ma ultimamente sta sempre più spesso qui, trasformando la mia vita in un incubo.
Daniele è una spina nel cuore. Mi tratta come se fossi la sua domestica: lascia vestiti in giro, piatti sporchi e quando gli chiedo di aiutarmi, alza solo gli occhi al cielo. La cosa peggiore è che prende in giro mio figlio di quattro anni, Matteo. L’ho visto dargli uno scapaccione solo perché il piccolo aveva accidentalmente toccato il suo telefono. La mia bambina di due anni, Ginevra, dorme con noi perché nel nostro bilocale non c’è spazio per la sua culla. Se Daniele andasse da sua madre, potremmo finalmente creare una cameretta per i nostri bambini.
Ma lui non se ne va. La sua scuola è a due passi da casa nostra, e per lui è più comodo stare con suo padre. Passa le giornate al computer, urlando con gli auricolari, impedendo a Matteo di dormire. Io sono stremata: cucino, pulisco, mi occupo dei bambini, e lui non alza un dito per aiutare. La sua presenza è come una nuvola nera sulla nostra casa, che avvelena ogni giorno.
Ho provato a parlarne con Marco, implorandolo di convincere suo figlio a stare dalla madre. La sua ex moglie, Francesca, vive da sola in un trilocale spazioso, mentre noi siamo in quattro in un bilocale dove ogni angolo grida la mancanza di spazio. Non è giusto! Se almeno Daniele avesse un buon rapporto con i miei figli, ma li maltratta. Matteo ha iniziato a fare capricci e rispondere male, copiando il fratello maggiore. Temo che crescerà arrogante e insensibile proprio come lui.
Marco non vuole cambiare nulla. “È mio figlio, non posso cacciarlo”, ripete come un mantra, senza capire quanto quelle parole mi feriscano. Ormai litighiamo per Daniele quasi ogni sera. Mi sento come un cavallo tirato a cui spetta tutto il lavoro, mentre mio marito chiude gli occhi sul comportamento di suo figlio. Sono stanca delle sue scuse, del suo amore cieco per un ragazzo che sta distruggendo la nostra famiglia.
Un giorno non ce l’ho fatta più. Daniele ha sgridato Matteo perché gli aveva rovesciato il succo, e ho perso la pazienza:
— Basta! Non sei in un albergo! Se non ti piace stare qui, vai da tua madre!
Lui ha solo sogghignato:
— Questa è casa mia, non me ne vado.
Tremavo dalla rabbia impotente. Marco, sentendo la discussione, ha preso le parti di suo figlio, accusandomi di “non sapermi far rispettare”. Sono scappata in camera, stringendo Ginevra che piangeva, e mi sono lasciata andare. Perché devo sopportare questo ragazzo arrogante, con sua madre che vive nel lusso e non pensa neanche a lui?
Ho iniziato a pensare a una soluzione. Magari parlare direttamente a Daniele? Dirgli che starebbe meglio con sua madre, che potrebbe prendere l’autobus per andare a scuola? Ma ho paura che mi riderebbe in faccia e Marco mi accuserebbe ancora di essere crudele. Sogno che Daniele sparisca dalla nostra vita, che i miei figli possano crescere in pace. Ma ogni suo sguardo, ogni gesto sgarbato mi ricorda che è qui, un ospite indesiderato di cui non riesco a liberarmi.
A volte immagino di fare le valigie e andare con i bambini da mia madre, lasciando Marco a gestire suo figlio. Ma lo amo e non voglio distruggere la nostra famiglia. Tutto ciò che voglio è un po’ di serenità. Perché devo soffrire, mentre Daniele tormenta i miei figli e sua madre si gode la libertà? Sono stanca di essere arrabbiata, stanca di aver paura per i miei bambini. Ho bisogno di una via d’uscita, ma non so dove trovarla.