IL FIGLIO SCOMPARSO

IL FIGLIO SCOMPARSO

Lucia cresceva da sola il suo piccolo Lorenzo. Dopo una breve parentesi con Michele, un uomo che si rivelò un fannullone, ne uscirono divorziata subito dopo la nascita. Il sostegno economico e, soprattutto, la presenza di un genitore, venivano da suo padre, il nonno Antonio. Lucia non riusciva a immaginare cosa avrebbe fatto senza di lui.

Il divorzio la lasciò senza un soldo; Michele non pagava gli alimenti. Decise così di cercare lavoro, e Antonio, con un sospiro, le disse:

Allora, è il dovere, vai a lavorare. Io e Lorenzo resteremo qui. Non ti preoccupare.

Così Lorenzo trascorreva le giornate con il nonno. Lucia, gelosa, osservava il legame che si era creato; lei era costretta a lunghe ore in fabbrica, senza tempo per il figlio.

Una mattina, mentre Lucia si preparava per il turno, Lorenzo saltò fuori dal letto, più presto del solito, e le gridò:

Nonno, andiamo a cercare i funghi, vero?

Girandosi verso Antonio, Lucia chiese:

Papà, è vero? Dove andiamo questa volta?

Andremo nella foresta di Monticello, dicono che ci siano i finferli.

Antonio era un appassionato di funghi e di pesca e fin da piccolo aveva trasmesso a Lorenzo quellamore per la natura. Lucia non si oppose e rispose:

Va bene, ma non rimanete fuori fino a tardi, daccordo?

Quando ne avremo raccolte un paio di secchielli torneremo a casa, vero, Lorenzo? strizzò locchio il nonno.

Arrivarono fino allultima fermata dellautobus, poi proseguirono a piedi. La foresta di Monticello iniziava appena fuori dal borgo di San Pietro, così anche un bambino di sette anni poteva raggiungerla senza difficoltà.

Mentre si avvicinavano, una macchina si fermò accanto a loro.

Ciao, nonno Antonio! Dove vai, a cercare di nuovo i funghi?

Riconoscendo il conducente, il vecchio rispose:

Sì, ho sentito che i finferli sono abbondanti.

Qui non ne trovi più, hanno già saccheggiato tutto. Vai più in là, nella zona di Turrone, lì cè ancora qualcosa. Sto andando proprio lì, ti porto.

Se non ti dispiace, portaci.

Anselmo scaricò Antonio e Lorenzo ai margini del bosco di Turrone. Convennero di tornare indietro con laiuto di altri automobilisti, altrimenti avrebbero chiamato Anselmo, che li avrebbe ripresi.

Lorenzo, chiacchierando allegramente, proseguì nel bosco. Amava stare con il nonno; questultimo rispondeva pazientemente a ogni sua domanda, sembrava un eroe che conosceva tutti i segreti della natura.

Il bosco era davvero ricco di funghi. Persi nella ricerca, si addentrarono sempre più, quando allimprovviso Antonio, agitato, alzò le braccia e cadde.

Lorenzo non si spaventò subito. Avvicinandosi a lui domandò:

Nonno, ti sei incastrato?

Il vecchio non rispose, rimase immobile. Il piccolo provò a girarlo sulla schiena con tutta la sua forza, ma Antonio non reagiva. Lorenzo urlò disperato:

Nonno, alzati! Perché non ti alzi? Ho paura!

Quella sera Lucia tornò a casa e non trovò il figlio né il nonno. Cercò il telefono di Antonio, ma il segnale era fuori zona. Pensò:

Forse sono ancora nel bosco

Il suo panico crebbe; in due ore era già alla stazione di polizia, implorando il turno di guardia. Lufficiale, commosso, chiamò subito le unità di volontari.

I volontari si mobilitarono in fretta. Dopo unora, la prima squadra, insieme a Lucia, si inoltrò nella foresta di Monticello, nonostante lodore di legna bruciata e il freddo.

Lorenzo piangeva guardando il nonno immobile. Si sussurrò:

Calmati, campione, il nonno ti ha insegnato a non perdere la testa nei momenti difficili. Respira, prendi coraggio.

Si colpì una volta la guancia, smise di piangere. Poi pensò:

Devo sentire se il nonno respira.

Il pensiero lo terrorizzava, ma si avvicinò e pose la testa sul petto di Antonio. Il petto si alzava, seppur debolmente.

Respira! Respira! esclamò Lorenzo. Basta attendere.

Provò a chiamare la mamma, ma non cera segnale. Lattesa si fece più lunga; il tramonto avvolgeva il bosco.

Mentre sedeva, ricordò le lezioni di sopravvivenza del nonno:

Quando arriva la notte, se non ti riprendi, rischi di morire di freddo. Devi agire!

Tirò fuori dal sacco un accendino, raccolse ramoscelli secchi e accese un fuoco. Non fu subito, ma alla fine le fiamme si levavano.

Ora, più legna prima che faccia buio. Ne servirà per tutta la notte.

Prese rami di pino, li tagliò e li avvolse intorno al nonno.

Non ti congelerai, nonno. Ti coprirò.

La notte era spaventosa; i suoni del bosco lo facevano sobbalzare. Si strinse al lato caldo del nonno, avvolto in una coperta di erbe. Quando il fuoco cominciò a spegnersi, Lorenzo, con coraggio, lo alimentò di nuovo.

Allalba, versò del tè dal thermos nel bocca di Antonio, sollevando leggermente la testa.

Hai bisogno dacqua, senza di essa non ce la fai.

Vicino cera una sorgente. Guardandosi attorno, vide un cespuglio di bacche rosse.

Bacche di lupo, non le mangiare ricordò le parole del nonno. Le userò per segnare la via.

Raccolse le bacche, le mise nel thermos e si diresse verso la sorgente, lasciando una scia di piccoli frutti rossi.

Le ricerche nella foresta di Monticello durarono tre giorni. Il bosco fu setacciato più volte; volontari da tutta la Lombardia arrivavano al sapere della scomparsa.

Lucia, privata di sonno da tre notti, gli occhi cerchiati, correva fra i volontari, pregando che non smettessero. Evitava il bosco, ma la paura per il figlio la spingeva a non fermarsi.

Al quarto giorno, un volontario, radunato dal dolore della madre, le disse:

Secondo le statistiche, dopo tre giorni le probabilità di trovare vivi diminuiscono. Abbiamo già controllato lintera foresta. Cè una palude oltre, forse dovremmo cercare lì

No! urlò Lucia. Papà conosceva quei sentieri, non ti porterebbe in una palude! Sono vivi, lo sento! Dobbiamo continuare!

Il quinto giorno, usciva dal bosco con passo incerto. Una macchina si fermò improvvisamente; ne scese Anselmo, un vecchio amico di Antonio.

Lucia, non ti riconosco più. Che cosa sta succedendo? chiese, osservando i volontari.

Sentendo la notizia, il suo volto si fece pallido.

È vero cinque giorni fa li ho portati al bosco di Turrone.

Venite tutti qui! gridò Lucia.

Dopo qualche ora, un giovane studente volontario, con il naso verso il fumo, si avvicinò a un tenue fuoco. Accanto, due figure giacevano coperte da erbe.

Lorenzo? chiamò a bassa voce.

Una delle sagome si mosse: era il ragazzo, ancora pallido.

Ci avete cercato a lungo. Il nonno si è ripreso un po, gli ho dato acqua e pane. È vivo, solo incosciente disse Lorenzo, la voce flebile.

Il ragazzo, con una mano sul volto, guardò sua madre, anchessa avvolta in erbe, mentre unambulanza lo portava via.

Nonno, resta con me, ti devo ancora insegnare così tanto sussurrò Lorenzo.

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