Il fratello di mio marito ha chiesto di prendere in prestito il mio appartamento mentre fanno i lavori io ho detto di no.
Porta, per favore, linsalata di mare con la maionese, ha chiesto Sergio, sorridente, allentando la cintura dei pantaloni. La mamma cucina una bontà, non come la nostra Lorenza. Lei sa solo fare gli gnocchi surgelati.
Lorenza, moglie di Sergio, seduta di fronte, lanciò al marito uno sguardo fulmineo, ma rimase in silenzio, facendo tintinnare la forchetta contro il piatto. Nella casa della suocera, la signora Maria Bianchi, regnava latmosfera tipica del pranzo domenicale di famiglia: chiacchiere, il frastuono delle stoviglie, la Rai sullo sfondo e il profumo di carne arrosto.
Orsola spostò la insalatiera verso la figlia, cercando di non urtare il marito Domenico. Lui rimaneva immobile, con la bocca piena di pane, masticando con unaria sospetta. Orsola riconobbe subito quel sguardo colpevole, quello che appare quando lui dimentica di pagare la bolletta della luce o graffia il paraurti della vettura.
A proposito, Dimo, Orsola, Sergio si caricò una grossa porzione di insalata e, senza fermarsi, proseguì. Abbiamo parlato con la mamma e con Lorenza e abbiamo deciso: è ora di una ristrutturazione completa. Nella nostra trentina è impossibile vivere, le tubature perdono, limpianto scoppietta e le carte da parati dei precedenti proprietari pendono ancora. La ditta inizia lunedì prossimo.
Bravi, annuì educatamente Orsola, sorseggiando un bicchiere di spremuta darancia. Una ristrutturazione è un bene, anche se costa. Congratulazioni.
Vedi! Sergio agitò la forchetta. Sarà un lavoro di grande scala: demoliremo muri, livelleremo i pavimenti. Non possiamo abitare lì con i bambini, cè polvere, cemento ovunque. Perciò ci trasferiremo da voi.
Orsola sputò un po di succo, si colse, e Domenico le accarezzò la schiena spaventato. Un silenzio interruppe solo dal rumore dei denti di Sergio.
Scusa, ho capito bene? Orsola asciugò le labbra con il tovagliolo e guardò dritto negli occhi della figlia. Da noi? Dove? Nella nostra bilocale dove viviamo noi due con Dimo e a volte ci incrociamo?
Non nella vostra, sbuffò Sergio, come a scacciare una mosca. Perché dovremmo star stretti? Hai quel monolocale della nonna in Via della Repubblica. È vuoto, giusto? Lì andremo per trequattro mesi, finché non avremo rimosso tutto lo sporco.
Orsola posò lentamente il tovagliolo sul tavolo. Il monolocale in Via della Repubblica era suo, ereditato da nonna. Lappartamento era caduto in rovina, e lei aveva speso tre anni a sistemarlo, risparmiando ogni centesimo, levigando il parquet, ridipingendo le pareti. Una settimana fa aveva appena acquistato un nuovo divano, stampato le tende e stava per affittarlo, così da estinguere il mutuo dellauto.
Sergio, la voce di Orsola divenne gelida, quel monolocale non è vuoto. È pronto per laffitto, ho già messo lannuncio e lunedì prossimo ci saranno le visite.
Ma allora annulla le visite! intervenne la suocera, aggiungendo zucchero alla frase. I parenti ci chiedono. Non sono sconosciuti. Non è forse questione di soldi? Non si guadagna tutto da soli, ma il fratello è fratello. Dove porterete due bambini, alla stazione?
Alla stazione? chiese Orsola perplessa. Cè affitto giornaliero, mensile. Il mercato immobiliare è enorme.
Hai visto i prezzi?! strillò Lorenza, finora silente. Per una baracca fuori città chiedono trentacinquemila euro! E noi dobbiamo comprare i materiali, pagare la ditta. Il nostro bilancio è a zero! Non possiamo spendere per un affitto quando la casa dei parenti resta inutilizzata!
Orsola lanciò lo sguardo a Domenico. Lui si ritrasse, cercando di diventare invisibile.
Dimo? chiamò. Lo sapevi di questo piano?
Domenico arrossì fino alle radici dei capelli e borbottò senza alzare gli occhi:
Orsola, ma loro avevano chiesto Io ho detto che ne avremmo parlato. Non ho promesso nulla! Solo è una situazione difficile. I bambini vanno a scuola, la zona è comoda. Possiamo lasciarli? Non sono stranieri.
Orsola sentì il fuoco dentro. Avevano già discusso alle sue spalle, spartito i suoi beni, risolto i propri problemi finanziari a sue spese, e lavevano servita con una semplice insalata di mare.
Allora, si raddrizzò. Non cè nulla da discutere. Lappartamento è in affitto. Ho bisogno dei soldi per chiudere il mutuo dellauto: ventiquattromila euro al mese. Se tu, Sergio, vuoi prenderlo a prezzo di mercato, lo farò. Farò uno sconto di parentela, ma non abbasserò il prezzo.
Sergio smise di masticare e la fissò con evidente irritazione.
Vuoi prendere soldi dal fratello? Hai coscienza? Stiamo ristrutturando! Abbiamo bisogno di aiuto, non dei tuoi soprattiri!
Io devo pagare il mutuo. La banca non è interessata al vostro restauro.
Orsola! sbatté la suocera il mestolo contro la pentola. Che vergogna! Ti ho accolta come una figlia e tu sei così mercante! Lorenza e Sergio hanno due figli, i tuoi nipoti! Hanno bisogno di comfort! Tu ti preoccupi solo del tuo focolare. Che ne sarà di loro?
Suocera, il mio focolare ha un design moderno, elettrodomestici nuovi e un divano bianco. So come si comportano i vostri nipotini. Lanno scorso, a Capodanno, siamo stati a casa vostra, il televisore è stato rotto e le pareti hanno subito graffi. Chi ha pagato? Nessuno. Sono solo bambini. Non li farò entrare in un appartamento che ho ristrutturato con il mio sudore e un milione di euro.
Un milione di euro! esplose Sergio. Dimo, senti? Tua moglie mette il divano sopra il sangue di famiglia! Che uomo sei?
Domenico guardò la moglie con aria di rassegnazione.
Orsola, forse forse possiamo fare attenzione. Lorenza veglierà. È davvero difficile dire di no. La mamma si arrabbierà.
Orsola si alzò, prese la borsa e, con voce ferma, dichiarò:
Non voglio dormire sul soffitto, Dimo. Gestire i miei beni è comodo per me. La discussione è chiusa. Lappartamento non è una beneficenza. Grazie per il pranzo, suocera, è stato delizioso, ma non ho più appetito.
Uscì dallappartamento tra i lamenti della suocera e le lamentele della figlia. Domenico corse dietro di lei, afferrandole il cappotto.
Orsola, aspetta! Non è giusto! Si sono offesi!
Che si offendano. Dimo, prendi la macchina. O resta qui a discutere con loro di quanto sia un mostro.
Il viaggio di ritorno fu silenzioso, Domenico ansimava, Orsola ribolliva di rabbia. La sera, mentre le emozioni si placavano, il marito propose un nuovo accordo.
Ascolta, capisco che temi la ristrutturazione. Possiamo stipulare un contratto che preveda il rimborso per eventuali danni.
Orsola rise amaramente.
Dimo, ti ascolto? Che contratto? Da tuo fratello non otterrai neppure la neve dinverno. Mi deve ancora cinque mila euro che mi ha preso in prestito due anni fa per il compleanno di un amico e non li ha mai restituiti. Adesso vuole un appartamento, ma se lo rovineranno diranno siamo parenti, non cè soldi. Non accetterò.
La settimana successiva fu una guerra fredda. La suocera chiamava ogni giorno, piangeva, minacciava attacchi di cuore, incolpava. Lorenza messaggiava insulti su mangioni di Milano, anche se era di Firenze da dieci anni. Sergio rimaneva in silenzio, sperando che il fratello mettesse pressione alla moglie ribelle.
Martedì Orsola mostrò lappartamento a una giovane coppia di programmatori. Gli innamorati rimasero colpiti dallilluminazione, dalla connessione internet veloce e dallassenza di tappeti antichi. Firmarono subito il contratto, pagarono il deposito e il primo mese. Orsola tirò un sospiro di sollievo: Appartamento affittato, persone dentro.
Mercoledì sera, tornando dal lavoro, trovò in casa una scena strana. Nella hall due grandi sacchi a quadretti, in cucina Domenico e Sergio con una bottiglia di grappa a metà.
Ecco la padrona della montagna di rame! esclamò Sergio, già ubriaco. Stiamo festeggiando linizio di una nuova vita.
Orsola li guardò perplessa. Domenico, colpevole ma coraggioso, iniziò a spiegare.
Orsola, abbiamo parlato balbettò. Sergio ha detto che i lavori inizieranno domani, non hanno dove stare. Ho dato loro le chiavi di riserva che avevo nel cassetto. Non vi arrabbiate, porteranno solo le loro cose, poi staranno da tua madre per qualche giorno finché sistemano il loro appartamento. Annulli il contratto? Pagherò la penale
Orsola fissò Sergio, che sorridendo sulla sedia, sembrava aver vinto.
Restituite le chiavi, disse.
Non lo farò, rise Sergio. Sono già da Lorenza. Sta sistemando i pavimenti, le tende Il tuo appartamento è così bianco e pulito, ma i bambini hanno bisogno di spazio.
Cosa?! Orsola sentì il sangue salire. Lorenza è nella mia casa?
Sì, sta spostando le sue cose. Abbiamo già portato due scatole, Dimo ha aiutato.
Orsola si voltò verso Domenico.
Hai portato le loro cose nella mia abitazione sapendo che lavevo già affittata? Che avrebbero dovuto arrivare gli inquilini domani?
Orsola, gli inquilini possono aspettare! Domenico cercò di afferrare la sua mano, ma lei si ritirò. Troveranno altro. È il fratello, ha una famiglia!
Prese il telefono, le mani tremanti, e compose il 112.
Pronto, voglio denunciare lintrusione illegale. Ho i documenti di proprietà, le chiavi sono state rubate, ecco lindirizzo
Sergio balbettò nella sua grappa, Domenico si alzò sbattendo la sedia.
Che fai?! urlò. Quale polizia? È solo Lorenza!
Non mi importa chi è, rispose Orsola al telefono, senza distogliere lo sguardo. Arrivo subito con la denuncia. Svegliate gli intrusi.
Riportò il telefono, guardando la famiglia.
Avete mezzora per chiamare Lorenza e farle uscire con le sue valigie. Quando arriverò con la polizia, se è ancora lì, denuncerò furto di chiavi e violazione di domicilio. E tu, Dimo
Il silenzio riempì la stanza. Orsola guardò luomo con cui aveva condiviso cinque anni; ora gli sembrava un estraneo, debole e sprezzante.
Porta via le tue cose. Vai da tua madre, dalla stazione, dove vuoi. Non vivrai più nel mio appartamento.
Sergio balzò, i pugni stretti.
Distruggerai la nostra famiglia per un muro di cemento! Ti romperò la faccia!
Prova, rispose Orsola, avanzando. La sua rabbia era tale da far indietreggiare luomo più robusto. Ti porto in tribunale, ti travolgerò con avvocati, ti farò vivere un inferno. Chiama tua moglie subito.
Sergio, mormorando maledizioni, afferrò il telefono.
Lorenza? Ascolta, è finita. Ho chiamato la polizia. Vieni fuori, aspetta al cancello. Non sapevo che fosse così pazza!
Orsola uscì dalla cucina, si infilò il cappotto e si diresse verso lascensore. Domenico la inseguì, afferrandole il cappotto.
Orsola, scusa! Sono stato ubriaco! Annulla la polizia, per favore! Non rovinarmi!
Ti sei rovinato da solo, Dimo. Hai rubato le chiavi e le hai consegnate a gente che non ti rispetta. Mi hai tradito.
Chiuse la porta con decisione.
Quando arrivò al suo palazzo in Via della Repubblica, una pattuglia era già parcheggiata. Sul marciapiede, Lorenza sedeva con le sue valigie a quadretti, due bambini giocavano a rincorrersi. Con il cellulare urlava:
Tua moglie è una bestia! Ti maledico! Siamo fuori!
Orsola mostrò i documenti didentità e la visura catastale al poliziotto.
Grazie per essere arrivati. I nostri inquilini sembrano essere usciti, ma vorrei verificare lo stato dei miei beni in presenza vostra.
Salì in appartamento e, trattenendo le lacrime, trovò il comfort rovinato: le tende bianche strappate, un segno scuro sul divano, briciole e tracce di bibite sul tavolo. Un giovane agente chiese:
Sono i vostri parenti?
No, sono estranei.
Orsola cambiò le serrature quella sera, pagò un extra per lintervento di emergenza e dormì finalmente tranquilla, sapendo che nessuna chiave le aprirà più la porta.
Il giorno dopo, i nuovi inquilini chiamarono. Orsola spiegò lincidente, offrì loro uno sconto sul primo mese per il disguido e per una macchia sul divano, che fortunatamente si rimuoveva. Accettarono volentieri; il loro entusiasmo era contagioso.
Domenico tentò di tornare. Dormiva in macchina sotto la finestra, inviava fiori al lavoro, scriveva messaggi di pentimento. Maria Bianchi continuava a chiamare, accusandola di aver spezzato il cuore di una madre. Sergio mandò minacce, ma dopo che Orsola inoltrò una sua emailCosì Orsola capì che il rispetto per sé stessa è il vero fondamento di una vita serena.





