**Il Giorno di Domani**
Chiara aveva vissuto con Luca per cinque anni, senza mai ricevere una proposta di matrimonio. Era una donna premurosa, ordinata, dolce. Ultimamente, però, avvertiva un gelo tra loro. Luca si chiudeva in sé, accigliato, rifugiandosi nella televisione dopo cena. Alle carezze di lei rispondeva con stanchezza, desideroso di solitudine.
«Secondo te, Simo, cos’è successo?» si confidò con la sorella. «Sono due mesi che mi tratta così.»
«Dormite ancora insieme?» chiese Simona.
«Qualche volta, ma non cambia nulla» sospirò Chiara. «Ho provato di tutto: cene romantiche, dolci fatti in casa… Lui rimane apatico. Forse non mi ama più?»
«Pensi ci sia un’altra?» domandò Simona.
«Non lo so. Torna sempre a casa dopo il lavoro…»
«Potrebbe vederla di giorno. Perché non parli chiaramente? Non siete sposati, forse si sente libero.»
Quella sera, Chiara affrontò Luca: «Se sono un peso, vattene. Non ti trattengo, anche se ti amo ancora.»
Luca esitò, ma alla vista delle sue lacrime si irrigidì. «Ecco, mancava solo il dramma» borbottò, afferrando una borsa. Iniziò a gettarvi dentro maglie stirate, con fare distratto. Chiara, sconvolta, lo vide uscire senza voltarsi.
«Luca!» gridò, correndogli dietro. «È tutto qui? Cinque anni…»
«Cosa vuoi che dica? Non ci amiamo più.»
«Tu non mi ami più» lo corresse. Lui scese le scale.
«C’è un’altra?» urlò lei.
«No. Sei il mio passato. Capisci? È finita.»
«Passato…» Chiara sentì il cuore spezzarsi. Si ammalò per lo stress, trascorrendo giorni a letto con la febbre.
«Basta piangere» la esortava Simona al telefono. «Verrò da te. Faremo una ristrutturazione: è la cura migliore.»
Con l’arrivo della primavera, le sorelle ridipinsero le pareti, cambiarono tende e stoviglie. «Una vita nuova!» esclamava Simona. «La malinconia è un peccato. Goditi ciò che hai.»
Chiara si immerse nel lavoro, ottenendo una promozione. Al corso di nuoto e a teatro, ritrovò il sorriso.
Poi incontrò Matteo, un timido poeta che pubblicava versi sul giornale locale. Occhialuto, vestito di tweed antico, si presentò in redazione con un quaderno consunto. «Il suo parere è prezioso, Chiara» balbettò, invitandola al bar.
Quella sera, tra poesie e risate, Matteo le strinse la mano: «Non vengo solo per i versi. Lei è… speciale.»
Chiara arrossì. Un mese dopo, lo accolse a casa per l’8 marzo. Mentre apparecchiava con un grembiule bianco, suonò il campanello. Sulla soglia, Luca con un mazzo di rose.
«Cosa vuoi?» sbottò lei.
«Augurarti buona festa» sorrise lui, scrutando la stanza. «Hai ospiti?»
«Sì. Matteo, l’uomo che mi ama. Il mio *domani*.»
Luca sbuffò: «Rancorosa. Non chiedi di me?»
«Come te allora: spiegazioni zero. Addio.»
Mentre Luca se ne andava, incrociò Matteo, raggiante con mimose. «Ecco il tuo domani? Uno sbagliato» pensò, amaro. Negli anni, aveva avuto tre amanti, nessuna come Chiara.
Le nozze di Chiara e Matteo furono festeggiate con prosecco e risate. «Dal male è venuto il bene» sussurrò Simona alla sposa. «Se Luca non se ne andava, non trovavi Matteo.»
Un anno dopo, nacque Pietro. Matteo, in estasi, scriveva versi colmi di luce.
Intanto Luca, solo, beveva in un bar, ripetendosi che a trent’anni c’era tempo. Ma la libertà, ormai, sapeva di vuoto.