**Il Domani**
Giulia aveva condiviso cinque anni con Matteo, senza mai ricevere una proposta di matrimonio. Era una donna premurosa, ordinata, dolce. Ultimamente, però, avvertiva un gelo tra loro. Matteo si chiudeva in silenzi, rifugiandosi nella televisione dopo cena. Alle carezze di Giulia rispondeva con stanchezza, desideroso di solitudine.
«Secondo te, Chiara, cos’ha?» si confidò con la sorella. «Sono due mesi che mi tratta così.»
«Avete ancora intimità?»
«Raramente, ma non cambia nulla» sospirò Giulia. «Ho provato di tutto: cene romantiche, dolci… Lui è sempre cupo. Forse non mi ama più?»
«Pensi ci sia un’altra?»
«Non lo so. Torna sempre a casa dopo lavoro, ma…»
«Potrebbe vederla di giorno» osservò Chiara. «Perché non parli chiaramente? Non siete sposati. Forse si sente libero di cercare altrove.»
Quella sera, Giulia affrontò Matteo: «Se sono un peso, vattene. Non ti trattengo, anche se ti amo ancora.»
«Da cosa deduci…» iniziò lui, ma si bloccò vedendola piangere.
«Basta drammi» borbottò nervoso, preparando una borsa. Giulia rimase impietrita. Non credeva che il suo compagno, quasi un marito, potesse fuggire così.
Lui gettò camicie stirate nella borsa da ginnastica e uscì senza voltarsi.
«Matteo!» gridò lei. «È tutto? Cinque anni insieme…»
«Hai già deciso. Non ci amiamo più.»
«Tu non mi ami più» lo corresse. Lui scese le scale mentre lei lo inseguiva: «C’è un’altra? Perché non me l’hai detto?»
«Nessuna. Sei il mio ieri, Giulia. Un vicolo cieco. Fine.»
«Ieri… come un vestito logoro» singhiozzò, rifugiandosi in casa. Si ammalò per lo stress, incapace di reagire.
«Smettila di tormentarti» la esortava Chiara al telefono. «Veniamo a farti compagnia. Un restauro ti distrarrà!»
Con l’arrivo della primavera, le sorelle rinnovarono l’arredamento: carte da parati nuove, tende colorate, stoviglie moderne.
«Ecco la tua rinascita!» esultò Chiara. «La tristezza è un peccato. Goditi la salute e ricomincia.»
Giulia si immerse nel lavoro, nello sport, a teatro con Chiara. Due anni dopo, una promozione la portò a seminari a Milano, dove incontrò Davide, un timido poeta che pubblicava versi sul loro giornale. Magro, occhialuto, in un completo antiquato, si presentò in redazione con un quaderno consunto:
«Il suo parere è prezioso, Giulia. Accetterebbe un caffè?»
Trascorsero ore a discutere di poesia. «Come unisce lirismo e ironia?» si meravigliava lei. «Pubblicheremo tutto. E un libro?»
«Non cerco fama» sussurrò lui. «Vengo per lei. Se permette… vorrei rivederla.»
Un mese dopo, l’8 marzo, Giulia preparò una cena con musica degli ABBA in sottofondo. Un bussare alla porta: era Matteo, con fiori.
«Sei… splendida» disse, scrutando la casa. «Hai ospiti?»
«Sì. Il mio domani» rispose lei, chiudendogli la porta in faccia.
Scese le scale incrociando Davide, raggiante con un mazzo di mimose. «Ecco il tuo domani» pensò Matteo, amaro. Lui, dopo tre relazioni fallite, beveva e sfuggiva impegni.
Le nozze di Giulia e Davide furono celebrate con la redazione. «La sfortuna ti ha resa fortunata» sussurrò Chiara all’orecchio della sorella. «Lui ti adora.»
Un anno dopo, nacque Pietro. Davide, in estasi, scriveva versi colmi di luce. E Matteo, solo, continuava a cercare senza trovare.