**Il Giorno di Domani**
Giulia aveva vissuto con Luca per cinque anni, senza mai ricevere una proposta di matrimonio. Era una donna premurosa, ordinata, dolce. Ultimamente, però, percepiva un distacco crescente. Luca, svogliato, dopo cena si rifugiava davanti alla TV, ignorando le sue carezze con un «Sono stanco, lasciami stare».
«Secondo te, Elisa, cos’ha?» chiese alla sorella. «Sono due mesi che mi tratta così. Non dormiamo più insieme, neppure i miei tentativi di riavvicinarlo funzionano. Forse non mi ama più?»
«Potrebbe esserci un’altra» suggerì Elisa. «Parlagli chiaro. Non siete sposati, non ha doveri.»
Quella sera, Giulia sfogò il dolore: «Se sono un peso, vattene. Non ti trattengo.» Luca, imbarazzato dalle sue lacrime, impacchettò in fretta camicie stirate e magliette, uscendo senza voltarsi. «Cinque anni… e basta?» gridò lei. «Non c’è più amore» rispose lui, glaciale. «Sei il mio giorno di ieri.»
La ferita fu profonda. Giulia si ammalò, fiaccata dallo stress. Elisa la aiutò a riemergere: «Basta piangere! Rifacciamo casa.» Ricominciarono con carte da parati nuove, tende colorate, piatti dipinti a mano. «La vita ricomincia!» esortava Elisa, divorando le torte salate della sorella.
Giulia riprese il lavoro in redazione, ottenne una promozione. Al corso di nuoto incontrò Matteo, poeta timido con occhiali spessi e giacche vintage. Si innamorò dei suoi versi, del modo goffo in cui le porgeva mimose. «Il tuo parere è prezioso» balbettò lui, invitandola al bar.
Due ore volarono tra poesie e risate. «Perché non pubblichi un libro?» propose Giulia. «Non cerco fama» sussurrò Matteo, baciandole il palmo. «Spero solo di vederti ancora.»
Un 8 marzo, mentre preparava una cena con *Abba* in sottofondo, bussò alla porta. Luca, con rose e un sorriso ubriaco: «Sei splendida.»
«Cosa vuoi?» ringhiò Giulia. «Aspetto qualcuno.»
«Un altro?» sogghignò lui.
«Sì. Il mio *domani*» replicò lei, sbattendogli la porta. Scese le scale, Luca incrociò Matteo, raggiante con un mazzo di mimose. «Ecco il tuo domani? Uno sfigato» borbottò, amaro. Lui, intanto, dopo tre storie fallite, beveva per dimenticare.
Matteo e Giulia si sposarono in una festa semplice, tra colleghi e parenti. «A volte il male porta bene» sussurrò Elisa alla sorella, indicando lo sposo commosso. «Ti adora.»
Un anno dopo, nacque Pietro. Matteo scriveva poesie colme di luce, dedicate alla moglie che gli aveva ridato il futuro. Luca, invece, vagava ancora, convinto che la libertà fosse preferibile all’amore. Ma la solitudine, si sa, non ha sapore di felicità.