Il Giovane Figlio. Racconto.

Caro diario,

non riesco a spiegarmi come sia nato questo figlio così sveglio. Io e Vincenzo abbiamo completato soltanto il terzo anno di scuola, grazie alla pazienza di qualche insegnante. Ognuno ha il suo talento: a me qualsiasi seme o piantina cresce in una settimana, mentre a Vincenzo le mani sembrano doro.

Abbiamo quattro figli: la maggiore Maria, poi la secondina Lidia, e infine i due fratelli nati lo stesso giorno, Sergio e Paolo. Paolo è stato il cestino darancia della famiglia: a tre anni già parlava meglio della nostra Lidia e, a scuola, gli insegnanti erano tutti a bocca aperta. Leggeva, scriveva e moltiplicava numeri così rapidamente che lo hanno spostato subito in seconda elementare.

Forse è stato ingiusto per gli altri bambini, ma per me Paolo è sempre stato speciale. Lo esentavo dalle faccende di casa e gli compravo ciò che chiedeva: libri di scienze, un microscopio, qualsiasi cosa. Quando gli anni 90 hanno portato crisi economiche e il crollo di molte imprese, la nostra piccola fattoria ha perso il marito di Vincenzo, il nostro braccio destro, e la fidata assistente Marta. Nonostante tutto, non ho mai smesso di sostenerlo, lho mandato a studiare in città.

Le vicine del paese, che mi vedevano portare lacqua dal pozzo, Lidia a radere la patata e Paolo a leggere allombra di un tronco, mi chiedevano: «Claudia, a cosa pensi? Speri che ti restituirà un bicchiere dacqua quando invecchierà?» Io rispondevo con un sorriso: «Impara pure, non mi darai mai lezioni!»

Anche i figli si lamentavano. Sergio chiedeva: «Perché devo tagliare legna quando lui risolve equazioni?» Io, con un sorriso, gli dicevo: «Siediti, cerca di risolverle se vuoi». Dopo cinque minuti di studio, chiudeva il libro e proclamava: «È una perdita di tempo, meglio tagliare legna!»

Lidia, la più ribelle, odiava il privilegio di Paolo. A volte gli lanciava un uovo marcio nelle scarpe o buttava il suo quaderno nel forno, gridando: «Gli dai sempre il pezzo migliore, e poi se ne andrà a lasciarti!»

Quando Paolo partì per luniversità, la casa si fece più silenziosa. Allinizio mi scriveva lettere dettagliate sulla vita universitaria, ma col tempo gli scritti divennero rari e le visite ancora più sporadiche. Il dolore era grande, ma nessuno vedeva la mia tristezza. Paolo divenne un uomo.

Lidia sposò un giovane di un villaggio vicino. Il suo genero, Giovanni, era un sognatore che progettava panetterie, ristoranti e altri affari, ma non riusciva a ottenere nemmeno un microcredito. Sergio, invece, rimaneva a casa, senza fretta di sposarsi, anche se le proposte erano tante. Un giorno mi confidò: «Vorrei comprare una macchina, non una vecchia, ma una straniera, per andare in giro». Io risposi: «Sogna, ma lavora prima, figlio mio».

Alla fine Sergio trovò lavoro come operatore di trattori, rimanendo fedele alla terra. Io lo apprezzavo, ma non saprei dire dove fosse Paolo: da un anno non dava notizie, lultima era che era partito per lavori stagionali, ma non si sapeva dove.

Un pomeriggio, una nuova auto lucente si fermò davanti alla casa. Pensai fosse qualcuno sperduto che chiedeva indicazioni, ma il rombo del motore mi fece sperare subito. Aprii il cancello e mi avvicinai alla strada.

Davanti al volante cera Paolo, più alto e slanciato, con i capelli dorati al sole, quasi come il vecchio Vincenzo. Le vicine sbirciarono dalle finestre, felici di vedere che non aveva dimenticato la madre.

Mi gettai al suo collo, stringendolo forte. «Sei tornato, mio caro, non è stato vano tutto questo.»

Sergio lo accolse con un misto di invidia e curiosità: «Bella macchina, fratello.» Paolo rise: «Non è la mia, è tua.» Poi porse le chiavi a Sergio: «Prendila, ho già sistemato i documenti notarili.»

Io osservavo, sorridendo: «Grazie, fratello. Ma è una macchina costosa.»

Paolo rispose: «Vale più di qualsiasi euro, è un dono di famiglia.» Chiese della sorella: «E Lidia?»

Le risposi rapidamente: «Lidia si è sposata, vive in un villaggio vicino; il marito è bravo e sta per ricevere un aumento.»

Sergio, ancora incerto, chiese: «Allora andiamo a farle visita? Portaci in quella nuova auto.»

Lidia li accolse, un po imbarazzata, mentre suo marito, Giovanni, iniziò a vantarsi dei piani per aprire una panetteria. Lidia lo interruppe: «Hai ancora il credito negato, non potrai aprire nulla. Non ascoltare il fratello, è solo un sognatore.»

Paolo, con un sorriso, gli disse: «Vedremo, possiamo sistemare le cose. Dimmi quanti soldi ti servono, ti li trasferisco.»

Giovanni guardava Paolo con sospetto, ricordando le lamentele di Lidia sul fratello: «È un incapace, non farà nulla.»

Paolo allora tirò fuori una piccola scatola rossa e la porse a Lidia: «Per te.»

Lidia aprì delicatamente il cuscinetto e trovò degli orecchini doro con smeraldi, del colore dei suoi occhi. Li provò davanti allo specchio, radiosa: «Grazie, Paolo! Ho chiesto a Giovanni gioielli e mi ha regalato una tritacarne!»

Io, seduta in silenzio, mi sentivo felice. Forse un giorno Paolo mi porterà qualcosa di speciale: un braccialetto, o magari una lavatrice nuova.

Quando Lidia parlò della mamma che presto tornerà a casa, Paolo disse: «Porterò la mamma con me, se lo desidera.»

Rimasi senza parole: «Con me? Dove? Come?»

Paolo rispose: «Non lo so ma la casa? Sergio vivrà lì, con una nuova padrona. Io sento la tua mancanza, mamma. Vieni con me, o tornerai?»

Il mio cuore era confuso. Qui, nella nostra casa, cè il ricordo di Vincenzo e della vecchia fattoria. Lì, in un futuro sconosciuto, Paolo vive una vita diversa. Mi chiedo cosa direbbe Vincenzo se potesse vedere tutto questo.

Immagino il suo volto, con il cappello di paglia, le mani ruvide al petto, e mi sussurra: «Perché lhai cresciuta così? Era per darti una vita migliore. È ora di vedere anche la tua vita, altrimenti non saprai se è stata tutta una follia o meno.»

Sorrido, accetto linvito e penso: forse è il momento di partire.

Con affetto,
Claudia.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

five × 1 =

Il Giovane Figlio. Racconto.