Il loro arrivo ha rovinato tutto: come i suoceri hanno distrutto il mio compleanno

«Con il loro arrivo hanno rovinato tutto»: come i suoceri hanno distrutto il mio compleanno

Ho compiuto 35 anni. A questa età, si potrebbe pensare che ormai poco possa sorprenderti o deluderti davvero. Ma questo giorno, la festa che avevo atteso e pianificato con cura, si è trasformato in una cocente delusione. E tutto per colpa di chi avrebbe dovuto essermi vicino e sostenermi: i miei suoceri.

Viviamo con mio marito in una casa indipendente alle porte di Milano. Un ampio giardino, verde, aria fresca: il posto ideale per una festa estiva. Ho deciso di non celebrare al ristorante, ma di organizzare un ricevimento intimo e caloroso a casa. Ho invitato familiari, amiche strette e qualche collega. In tutto, eravamo una ventina di persone. Ho preparato tutto con cura: ho studiato il menu, fatto la spesa, organizzato i compiti giorno per giorno. Volevo che ogni dettaglio fosse non solo buono, ma anche elegante, con quel tocco speciale.

La mia amica Giulia è arrivata il giorno prima per aiutarmi in cucina. Abbiamo marinato la carne, preparato le tartellette, decorato la sala e fatto una torta. Ho persino osato cucinare per la prima volta un maialino allo spiedo. L’aroma era incredibile, e mi sentivo orgogliosa. Tutto stava andando alla perfezione… fino a quel momento.

I miei suoceri, Luciana e Franco, vivono a Bergamo, a un’ora di macchina da noi. Avevamo concordato che sarebbero arrivati un po’ prima: non per aiutare, ma per riposarsi dal viaggio. Io e mio marito siamo usciti per comprare vino, spumante e bibite. Siamo stati via un’ora e mezza. Al nostro ritorno, mi è caduto il mondo addosso.

In cucina regnava il caos. I miei suoceri si erano già sistemati: Franco stappava una bottiglia di grappa, mentre Luciana, soddisfatta, stava finendo metà della trota ripiena. Proprio quella che avevo decorato con erbe fresche, limone e melograno. Il maialino? Una fiancata era già stata tagliata, “per assaggiare”. Le insalate? Quasi tutte “assaggiate”. E la mia torta speciale, decorata con frutti di bosco freschi, era già stata tagliata, senza chiedere, senza avvisare.

“Luciana, ma perché avete…” ho iniziato, cercando di trattenermi.

“Ma che c’è di male?” ha ribattuto, indignata. “Non abbiamo mangiato tutto! Abbiamo lasciato qualcosa agli altri! Avevamo fame dopo il viaggio! C’è così tanto cibo qui che sfameresti un esercito!”

Sono rimasta senza parole. Non per il cibo, non per il maialino. Ma per tutto il tempo, la fatica e l’amore che avevo messo in quella giornata. L’atmosfera che avevo creato era distrutta. Non perché i gusti se la stessero godendo, ma perché a qualcuno non importava nulla. Avrebbero potuto aspettare. Avrebbero potuto scaldarsi una minestra. O almeno chiamare.

Sentivo svanire ogni entusiasmo. Invece di portare in tavola il maialino con orgoglio, ho dovuto sistemare quello che restava su piatti singoli. Le insalate, in ciotole, come in una mensa. La torta l’ho servita già tagliata, controllando che bastasse per tutti.

Gli ospiti non hanno notato nulla. Ridevano, bevevano, mi facevano gli auguri. Io sorridevo a denti stretti. Non potevo dire ad alta voce che la festa era rovinata. Che dentro di me c’erano solo rabbia, amarezza e delusione. Mi sono seduta accanto a mio marito, che si è limitato a scrollare le spalle: “Con mia mamma non c’è verso di ragionare…”

No, non hanno capito di aver sbagliato. Sono andati via presto, convinti di aver “fatto bene i festeggiamenti”. A me è rimasto solo un vuoto. E la certezza che la prossima festa la celebrerò lontano da loro. Che sia un ristorante, una sala banchetti o un picnic all’altro capo d’Italia. Ma non accanto a chi distrugge il lavoro altrui con una scusa e un sorriso.

Voi sareste capaci di perdonare un comportamento del genere? O anche voi avreste chiuso i conti dopo un “regalo” del genere?

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