Il mio cuore si è spento: parole di un marito in crisi

— Sei diventata una vera casalinga. Hai messo su peso. Non voglio cercare un’altra, e non ho nessun’altra, lo giuro.

— Ma non può continuare così. Voglio ammirare la donna che amo. E con te, purtroppo, non ci riesco.
Mi annoio con te, — dichiarò il marito.

Giorgia sbatteva le palpebre per non far scendere le lacrime. Ecco come lui ripagava quasi quindici anni di vita insieme!

— E cosa mi stai proponendo? — chiese. — Il divorzio?

— Penso sia la soluzione migliore…

— E i bambini?

— Li aiuterò. Li porterò via nei weekend.

— Tutto qua! — ringhiò Giorgia, asciugandosi una lacrima. — Ti sei stufato di tua moglie e sei pronto a mollare i figli! A fare il papà della domenica! Non hai né vergogna né coscienza…

* * *

Giorgia e Luca si erano conosciuti a un matrimonio. La cugina di terzo grado di Giorgia si sposava, e tra gli invitati dello sposo c’era Luca. Nonostante i dieci anni di differenza, Giorgia capì subito che lui era il suo destino. Intelligente, galante e colto, sembrava un principe da favola.

— E dove vuoi arrivare con uno così, Giorgina! — diceva la madre. — Sei scema. E di aspetto piuttosto anonima. Mentre Luca è un bel partito.

Giorgia faceva il broncio e si girava dall’altra parte per non incrociare lo sguardo della mamma. Solo più tardi, crescendo, capì che proprio quelle parole e quell’atteggiamento materno avevano rovinato tutto. Le avevano distrutto l’autostima fin da piccola e non le avevano insegnato a rispettarsi…

Ma a vent’anni non ci pensava. Le venivano le farfalle nello stomaco solo al pensiero di Luca. Si frequentarono appena sei mesi e si sposarono. Giorgia aveva appena vent’anni.

— Prima o poi ti lascerà, stanne certa! — ripeteva la madre. — Hai sprecato tempo con lui. È troppo in alto per te. Tu hai finito un istituto tecnico, e pure quello era più un corso di taglio e cucito… Ai miei tempi lo facevano tutte. Non è nemmeno un vero lavoro!

— Grazie, mamma, per le tue dolci parole, — rispondeva Giorgia sarcastica. — Ma ormai sono sposata e decido io cosa fare.

I primi anni furono una continua vacanza — viaggi, scampagnate, serate a teatro. Ogni tanto, per svago, Giorgia cuciva abiti semplici, più per passione che per vendere — Luca guadagnava bene, così non mancavano mai i soldi. Poi nacque Beatrice, e Giorgia si immerse totalmente nella maternità. Le piaceva essere mamma e dedicò con gioia la sua vita alla figlia. Prima corsi di sviluppo, poi pattinaggio artistico. Non volle mandarla all’asilo e si occupò personalmente della sua educazione, ritagliandosi comunque tempo per la corsa e la palestra per restare in forma.

— Fortunato, Luca! — dicevano i parenti alle feste di famiglia. — Che bella donna hai trovato! E poi fa tutto in casa, si occupa di tua figlia. Una famiglia perfetta. Dovreste pensare a un secondo.

— Certo che lo faremo! — sorrideva Luca, guardando affettuosamente la moglie.

Ma “pensare a un secondo” si rivelò più complicato del previsto.

— Eccoti qui! — commentava sadicamente la madre al telefono. — Non riesci nemmeno a dargli un erede.

— Grazie per il sostegno, mamma! Piango già abbastanza da sola.

Dopo due anni di tentativi, si rassegnarono: il destino voleva che avessero solo Bea. La bambina iniziò presto a primeggiare nel pattinaggio, e Giorgia trovò conforto nei suoi successi. La preparava alle gare, le cuciva i costumi, esultava per lei più che per se stessa. A nove anni, l’allenatore già ipotizzava per lei un futuro da campionessa.

Anche Luca adorava la figlia. La moglie e la bambina erano il suo orgoglio. Giorgia diventava ogni anno più bella, perché aveva imparato a valorizzarsi, e coi soldi del marito poteva permettersi qualche trattamento di bellezza. Dopo le spese per la casa e la figlia, ovvio.

Tutto cambiò quando scoprì di aspettare un altro figlio. La felicità fu incontenibile — dopo tanto tempo, era successo senza neanche cercarlo. Era al settimo cielo, come Luca.

La gravidanza però fu difficile: nausea, rischi per la sua salute, e gli ultimi mesi li passò a letto. Il parto fu durissimo, al limite della sopravvivenza. Fortuna volle che tutto andasse bene. Il figlio tanto atteso, il piccolo Leonardo, nacque sano. Ma Giorgia ci mise mesi a riprendersi. All’inizio Luca le stava appiccicata, poi smise — doveva occuparsi di Bea e del piccolo. Propose persino di chiedere aiuto alla suocera, ma Giorgia rifiutò.

— Macché! Mai una parola buona in vita sua. E ora dovrebbe influenzare mia figlia? So benissimo cosa potrebbe dirle.

Le ci vollero due anni per riprendersi del tutto. Fisicamente stava meglio, ma della forma atletica non c’era più traccia. Per quanto si sforzasse, i chili non se ne andavano. A trent’anni suonati, si sentiva una novantenne. E la voce della madre nella sua testa ripeteva: «Ora lui smetterà di guardarti».

Stranamente, però, Luca continuava a trattarla bene e a chiamarla la donna più bella che conoscesse. La maternità la assorbì ancora di più: iscrisse Leonardo a nuoto e robotica, e portava Bea a gare sempre più importanti.

La bambina diventava una stella nascente dello sport, richiedendo sempre più impegno economico e fisico. Tutto sulle spalle di Giorgia, oltre al piccolo Leo. Non c’era più tempo per sé. Aveva messo su peso, tralasciato vestiti eleganti e trattamenti estetici. Ma i sacrifici per Bea davano frutti: vinceva ori a livello regionale. Giorgia preparava i costumi con cura, sognando di crearne uno così bello da poterlo usare in gara — anche se l’allenatore non l’avrebbe mai approvato.

Un giorno Luca la squadrò dalla testa ai piedi:

— Ti sei un po’ trascurata. Avrai messo su almeno quindici chili.

— Magari venti! — sbuffò Giorgia. — Cosa ti aspetti? Non ho più vent’anni… E poi non ho tempo per me, lo vedi.

— Dovresti rimediare. Voglio una moglie bella.

— Neanche tu sei più il ragazzino di un tempo, — replicò lei, indicando la sua calvizie e la pancetta. Anche gli anni lo avevano segnato, e i dieci di differenza si vedevano. Lui però aveva una scusa: era diventato capo, doveva sembrare più mature.

All’inizio Giorgia si arrabbiava, poi scherzava, ma quando Luca iniziò a ripeterle che era “trasandata”, cominciò a offendersi sul serio, finendo a piangere.

* * *

Poi arrivò quel maledetto discorso in cui lui le disse che voleva ammirare la donna che amava, e lei, purtroppo, non rispondeva più ai requisiti.

— Non è un motivo per distruggere la famiglia, — ripeté Giorgia. — Pensa ai bambini.

— Forse possiamo ancora salvare il rapporto… — disse Luca pensieroso. E lei si aggrappò a quella speranza come a un salvagente.

«Ritornerò la bellezza di cui si innamorò, — pensava Giorgia. — So che la giovinezza non torna… Ma proverò comunque».

Si mise a dieta stretta, perché per lo sport non aveva tempo — sacrificare i figli non era un’opzione. Contava ogni calE così, mentre cuciva un abito scintillante per la prossima gara di Beatrice, Giorgia si sorprese a sorridere, finalmente libera dal peso di dover piacere a qualcuno che non la meritava.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

9 + five =

Il mio cuore si è spento: parole di un marito in crisi