Ah, senti questa storia… è tipo una di quelle situazioni che ti spezzano il cuore.
In un paesino vicino a Verona, dove la nebbia mattutina avvolge le vecchie case, la mia vita a 27 anni è diventata un servizio infinito ai capricci degli altri. Mi chiamo Beatrice, sono sposata con Matteo, e tra qualche mesi avremo un bambino. Ma il mio fragile mondo di gravidanza sta crollando sotto il peso della suocera e della sua famiglia, per cui sono solo una serva gratuita. Viviamo in un trilocale di proprietà della nonna di Matteo, ed è diventata la mia maledizione.
**L’amore che mi ha intrappolata**
Quando ho conosciuto Matteo, avevo 23 anni. Era premuroso, con un sorriso dolce e sogni di famiglia. Ci siamo sposati dopo un anno, e io ero al settimo cielo. Sua nonna, Rosalia, ci ha offerto di vivere nel suo grande appartamento finché non ci saremo sistemati. Ho accettato, pensando fosse temporaneo, che avremmo costruito la nostra vita. Invece del comfort, sono finita in una trappola, dove il mio ruolo è pulire, cucinare e stare zitta.
L’appartamento è spazioso, ma è stretto per tutte le persone. Rosalia vive con noi, e la sorella di Matteo, Federica, con i suoi due bambini, viene quasi ogni giorno. Considerano questa casa loro, e me come parte dell’arredamento. Dal primo giorno, la suocera ha chiarito: “Beatrice, sei giovane, datti da fare.” Credevo di poter compiacerli, guadagnarmi il loro affetto, ma la loro indifferenza e pretese crescono ogni giorno.
**Schiavitù tra quattro mura**
La mia vita è un ciclo infinito di pulizie e cucina. La mattina lavo i pavimenti perché Rosalia non tollera la polvere. Poi preparo la colazione per tutti: a lei la minestra, a Matteo le uova, e quando arriva Federica con i bambini, anche i pancake o i panini. A pranzo pelio le verdure, cucino il minestrone, friggo le polpette perché “gli ospiti” hanno fame. La sera, una montagna di piatti e nuovi ordini: “Beatrice, sbuccia le patate per domani.” La mia gravidanza, la nausea, le gambe stanche—a nessuno importa.
Rosalia comanda come un generale: “Hai salato troppo la minestra”, “Le tende sono mal lavate.” Federica aggiunge: “Beatrice, potresti badare ai miei bambini, io sono impegnata.” I suoi figli, rumorosi e viziati, sparpagliano giocattoli, sporcano i divani, e io pulisco perché “siamo famiglia.” Matteo, invece di sostenermi, dice: “Mamma, non discutere con la nonna, è anziana.” Le sue parole sono un tradimento. Mi sento una schiava in una casa che non sarà mai mia.
**Gravidanza sotto attacco**
Sono al sesto mese, e il mio stato è fragile. La nausea mi tormenta, la schiena duole, e la stanchezza mi abbatte. Ma la suocera mi guarda con disapprovazione: “Ai miei tempi si partoriva nei campi e si lavorava fino all’ultimo.” Federica ride: “Dai, Beatrice, non esagerare, la gravidanza non è una malattia.” La loro indifferenza uccide. Ho paura per il bambino—lo stress, la mancanza di sonno, il lavoro senza fine lasciano il segno. Ieri sono quasi caduta portando un secchio d’acqua, ma nessuno mi ha chiesto come stavo.
Ho provato a parlare con Matteo. Con le lacrime, gli ho detto: “Non ce la faccio più, sono incinta, è troppo pesante.” Mi ha abbracciato, ma ha risposto: “La nonna ci ha dato la casa, resisti.” Resistere? Fino a quando? Non voglio che mio figlio nasca in una casa dove sua madre è una serva. Voglio pace, tranquillità, cura—ma ricevo solo rimproveri e piatti sporchi.
**L’ultima goccia**
Ieri Rosalia ha detto: “Beatrice, dovresti essere grata di vivere nella mia casa. Lavora, o ti butto fuori.” Federica ha aggiunto: “Sì, la nuora deve darsi da fare, non lamentarsi.” Sono rimasta lì, strizzando lo straccio, e ho sentito qualcosa dentro di me spezzarsi. Mio figlio, la mia vita, la mia salute—per loro non valgono nulla. Matteo, come sempre, ha taciuto, e questo mi ha distrutto. Non voglio essere la loro sguattera, la loro cuoca, la loro ombra.
Ho deciso che andrò via. Metterò da parte i soldi, troverò una stanza in affitto, anche se fosse un monolocale. Non posso partorire in questo inferno. La mia amica Sofia mi dice: “Prendi Matteo e scappa, prima che sia troppo tardi.” Ma se lui sceglierà la nonna invece di me? Se resterò sola con un figlio? La paura mi paralizza, ma so che non resisterò altri mesi in questa schiavitù.
**Il mio grido di aiuto**
Questa storia è il mio grido per il diritto di essere umana. Rosalia, Federica, le loro richieste infinite mi stanno annientando. Matteo, che amo, è diventato parte di questo sistema, e mi spezza il cuore. Mio figlio merita una madre che sorride, non che piange sui piatti sporchi. A 27 anni, voglio vivere, non sopravvivere. Anche se scappare sarà difficile, lo farò per me e il mio bambino.
Non so come convincere Matteo, come trovare la forza di andarmene. Ma so una cosa: non resterò in questa casa, dove la mia gravidanza è solo un fastidio. Che Rosalia viva nella sua casa, che Federica cerchi un’altra sguattera. Io sono Beatrice, e sceglierò la libertà, anche se mi spezzerà il cuore.