Il mio primo matrimonio a 55 anni…

15 aprile 2025

Oggi ho messo nero su bianco quello che, fino a poco tempo fa, sembrava un sogno improbabile. Sono passati cinque anni dal giorno in cui ho detto sì al matrimonio. Ho sessantanni, la mia compagna ne ha sessantacinque. Non è insolito sposarsi a cinquantacinque; i tempi cambiano, le storie si intrecciano. Strana cosa è che è stato il nostro primo matrimonio, per entrambi.

Ricordo ancora la giovinezza, quando non avevo ancora ventanni. Un ragazzo di nome Silvano, di cui ero pazzo, mi lasciò al quinto mese di gravidanza. Allora, disperato, pensai di chiudere i battenti della vita, ma poi mi strinqui le mani e giurai di non sposarmi mai più. Volevo stare lontano da un altro tipo di traditore pronto a fuggire al primo intoppo.

Mantui la promessa. La mia figlia crebbe, ebbe dei nipotini, e io, ostinato come un mulo, continuai a trascinare una vita da solitario. Gli uomini non mi interessarono più, almeno così credevo. Il mio carattere testardo mi ha portato a diventare una sorta di zoccola burbera, priva di fascino femminile.

Il destino, però, è una signora capricciosa. Quando ho iniziato a percepire i primi segni della pensione, ho deciso di dedicarmi al giardinaggio, come molti pensionati del mio quartiere di Montemurlo. Il piccolo casale di campagna che avevo ereditato da mio padre era circondato da un appezzamento di terra. Prendevo il treno regionale da Firenze a Prato, un viaggio di poco più di unora, e mi perdevo tra le pagine dei cruciverba per far volare il tempo.

Un pomeriggio, alla stazione di Prato, mi sono seduto accanto a una coppia una donna dal viso dolce di nome Ginevra e il suo marito, un uomo robusto e a un piccolo signore di circa settantanni, dal passo lento ma fiero. Il silenzio era quasi totale finché la voce di Ginevra non è uscita timida:

Silvano, andiamo a far visita ai bambini, aiutiamo un po ha chiesto il marito. Tu sei il loro padre.

Il treno ha rimbalzato il loro discorso con un boato, e luomo ha replicato con tono brusco:

Ma sei pazza? Vuoi che mi metta in ginocchio davanti a questi idioti?

Ciò che è seguito è stato unira talmente vigorosa da farmi voltare lo sguardo verso gli sconosciuti. I miei occhi hanno incontrato il volto irritato di un uomo che mi era familiare: era Silvano, quello che mi aveva abbandonato anni prima. Il suo aspetto non era cambiato; soltanto le rughe e la rabbia avevano scolpito il suo volto. Non mi ha riconosciuto, ma quando ha incrociato il mio sguardo ha urlato:

Che cè, ti fissi? Sgancia gli occhi, altrimenti ti infilzo!

Sono rimasto paralizzato, le membra non rispondevano né alla sorpresa né alla paura. In quel momento, lanziano signore di fronte a me si è alzato con decisione, mettendosi tra me e Silvano, e ha dichiarato con voce ferma:

Se non smetti di insultare le donne, ti avrai a che fare con me. Un uomo che parla così alle donne è spazzatura per me. Ti piegherò come una pecora!

Il cuore mi è balzato in gola. Che pecora voleva dire? Silvano ha annusato la minaccia, si è accasciato, e ha borbottato qualcosa di incomprensibile. Ho capito allora che quel eroe sibilante mostrava la sua forza solo davanti alle donne, ma che davanti a un vero uomo coraggioso spariva come neve al sole. E io, per tutta la vita, mi ero autosabotato per colpa di quella voce interiore.

Le lacrime mi sono invaso gli occhi, la scena è avvenuta come in un film dove gli anni scorrono in un minuto. Silvano e la sua moglie sono scesi alla stazione successiva, e io sono rimasto lì, con il cuore vuoto e un senso di disgusto.

Il mio protettore, lanziano, mi ha sorriso e ha detto:

Nemmeno le lacrime rovineranno il tuo bel volto.

Quelluomo non era più un semplice signore di poche parole. Si era rivelato Federico Borghese, un veterano in pensione, dal portamento fiero. È stato così che ho incontrato il mio futuro marito tardivo. Per la prima volta dopo tanti anni, ho sentito il desiderio di sposarmi, di essere una donna amata.

E così è stato. Federico ed io viviamo una vita felice. La vita dispone le cose con saggezza, indipendentemente dalletà. Anche lautunno della nostra esistenza può essere colmo di amore e gioia.

Ho imparato che lamore non conosce scadenze: basta aprire il cuore quando arriva.

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