Vivremo tutta lestate nella tua casa di campagna annunciò mio fratello, con la voce di chi ha già organizzato il picnic perfetto.
Io rimasi senza parole. No, basta! Ho avuto abbastanza di questi ospiti non invitati; è ora di farli andare via.
Mentre tiravo fuori dal bagagliaio i sacchi di terriccio, sentii subito quel famigerato senso di pace: il mio piccolo angolino verde, i miei sei ettari di silenzio. Ma qualcosa non quadrava. Dal cancello proveniva una musica da cabaret, e sulla soglia… mi gelò il sangue. La serratura era frantumata, anzi, strappata via come una fetta di mortadella.
Che sta succedendo? borbottai, spingendo la porta.
Quel che vidi sembrava uscito da un film horror per giardinieri. Sulla mia amaca era seduta Silvana, moglie di Giorgio e, per così dire, regina dei lettini altrui. In una mano stringeva un bicchiere di spritz rosa, nellaltra il cellulare. Indossava il mio accappatoio di cotone, quello che la collega mi aveva regalato per i miei quarantacinque anni. Dal mio barbecue sbizzarriva qualcosa che sfrigolava e sprizzava fumo.
Giorgio! la mia voce volò così forte che i fiori di un melo vicino ne caddero tutti.
Giorgio sbucò da dietro la casa, con le forbici da potatura in mano. La sua maglietta con la scritta Voglio birra e coccole aderiva traditrice al suo pancione.
Oh, Antonella! sorrise, come se fosse una cosa normale spezzare la serratura di unaltra casa. Abbiamo pensato di farti una sorpresa.
Hai rotto la serratura? appoggiai lentamente i sacchi a terra.
Eh, è caduta grattò il mento Giorgio. È caduta da sola, quasi si è sganciata.
Dalle siepi balzò una figura in pantaloncini arancioni.
Zia Antonella! Hai il retino? Stasera prendiamo i lucertoloni!
Guardai meglio. Era Vincenzo, il cugino più grande, o forse era Sandro? Non riuscivo più a distinguerli.
Voi avete rotto la mia casa? pronunciavo ogni parola a scatti, come al corso di gestione della rabbia.
Oh, Antonella, sei arrivata! Silvana si alzò finalmente dallamaca.
Il suo accappatoio si aprì, mostrando le gambe abbronzate.
E noi abbiamo deciso di far respirare vita a questo posto senza di te!
Silvana, sei dentro il mio accappatoio, sussurrai tra i denti.
È così morbido! accarezzò il colletto come se fosse una pelliccia di visone. Perché lo lasciamo lì? Un accappatoio si indossa, no?
Dal profondo della casa, attraverso le finestre aperte, si levò un frastuono e un chianto.
I miei nipotini stanno distruggendo i libri?! riconobbi subito quel suono.
La mia collezione di Agatha Christie, sistemata su una mensola per le letture estive, cadeva a terra.
Ehh i bambini stavano giocando, balbettò Giorgio. Hanno costruito una fortezza con i libri. Molto simbolico, a proposito.
Simbolico? alzai un sopracciglio. Sai cosa è ancora più simbolico? Che ti avevo chiesto di non venire alla casa senza di me, soprattutto dopo lincidente della scorsa estate, quando avete incendiato il mio gazebo!
La candela è caduta da sola, stavamo facendo una serata romantica! smentì subito Giorgio. E poi, era lanno scorso. Siamo cresciuti!
Sì, sì, annuì Silvana. Ora mi sto appassionando alla psicologia. E sai cosa vedo? I tuoi problemi con il fratello sono leco di ferite dinfanzia!
Chiusi gli occhi e contai fino a dieci. Non bastò. Arrivai a venti.
Raccolte le cose e andate via, dissi il più calmo possibile. Subito.
Ma siamo appena arrivati! esclamò Giorgio. E la carne
Lasciate la carne e andatevene, girai le spalle e mi diressi verso lauto. E controllate di non aver portato per caso i miei forchetti dargento.
Ma i tuoi forchetti! gridò Giorgio dietro di me. Sono di metallo non vero!
Accesi il motore, le mani tremanti per la rabbia.
***
Una volta cacciati gli ospiti, mi versai un tè forte con un pezzetto di cioccolato. Lacrime? No, solo un po di ironia.
Da sette anni risparmiavo ogni centesimo, fino a comprare la casa di campagna dei miei sogni. Lì piantai ortensie, bevevo caffè con il servizio dargento di nonna, e curavo le aiuole. Era il mio spazio, non nostro con il vecchio compagno, non familiare. Solo mio. Punto.
Il telefono squillò: era la madre, Giulia, la regina del tutto per i figli.
Figlia mia, perché ti sei arrabbiata con il fratello? chiedeva con voce di chiudere ogni discussione.
Mamma, hanno distrutto la mia casa.
Forse la serratura era difettosa.
No, era completamente rotta.
Figlia, tuo fratello è un uomo buono, lunica anima viva che ho.
Se è lunica anima viva, allora credo di essere atea, borbottai. Hanno rovinato tutto. Silvana indossa il mio accappatoio, i bambini trasformano i miei libri in fortezze come se fossero mattoncini Lego!
Sono solo bambini, fanno sempre i monelli.
Hanno solo dodici anni, dei piccoli barbari!
Mamma sospirò.
Va bene, capito. Non ami i nipotini, né il fratello, né me, né nessuno.
Chiusi la chiamata. Era il classico trucco di mamma: quando i fatti non bastano, si tira la colpa sul sentimento.
Mamma, vado a letto, domani lavoro, dissi spenta.
Pensa, Antonella, sono famiglia. Ti dispiace? insistette.
Premetti riattacca e mi crollai sul divano. Ununica domanda girava nella testa: cosa dovrebbe fare ancora il fratellino per far sì che la mamma prenda la sua parte?
***
Giorgio non mollava, era più testardo di un mulo. Mi scrisse: Che ne dite di venire alla casa di campagna per tutta lestate? Silvana farà il suo show, i bambini saranno felici.
Misi giù il telefono e mi servii un caffè amaro, senza zucchero, per sentire tutta lamarezza.
Tutta lestate? TUTTA LESTATE?! Tre mesi?!
Iniziai a pensare a cosa dire a Giorgio.
Antonella, calmati, mi dissi ad alta voce. Sei una donna adulta, sai risolvere i problemi.
Mi guardai allo specchio, annuii al riflesso e presi il telefono.
Giorgio, stai davvero pensando a passare lintera estate qui? chiesi appena lui rispose.
E perché no? rispose con la voce di chi è sdraiato su un lettino. SUL MIO lettino!
Non sei daccordo? Sei gentile.
Sono gentile, ma non stupida, replicai. Questa è la mia casa.
Ascolta, sei strana, sbuffò Giorgio. Che differenza fa? Noi ti custodiamo il giardino.
Hai custodito le rose quando Silvana le ha tagliate per le amiche,
E allora? si stupì. Lamica è stata contenta.
Inspirai profondamente, espirai, contai fino a dieci, poi a cento. Non servì.
Silvana vuole dirti qualcosa! aggiunse Giorgio, entusiasta.
Alla linea si sentì il cinguettio di Silvana.
Antonella! cantò con voce dolce come una pubblicità di aspirapolvere. I ragazzi adorano la tua casa, laria fresca è salutare per i bambini. Sii una brava zia!
Silvana, le risposi calma, come a spiegare a un bimbo perché non si mangia la sabbia, è una proprietà privata. Non siete invitati. Se aveste chiesto, forse
Vedi! Se avessi detto di sì, tutto sarebbe andato bene.
Capii che parlare con lei era inutile.
Va bene, dissi con voce finta di tranquillità. Divertitevi.
Antonella, sei offesa? chiese improvvisamente Giorgio, riapparendo sulla linea.
No, risposi con un sorriso che lui non poteva vedere. Vado a sistemare la questione.
***
Lagenzia immobiliare odorava di caffè e disperazione. La disperazione, soprattutto, era la mia. Dietro il banco, una signora elegante scorreva foto della casa su un tablet.
Siete sicuri di voler vendere? chiese, fissandomi. Cè molta domanda per queste proprietà.
Assolutamente, annuii con tale determinazione da far vibrare il collo. Prima è meglio.
La agente alzò un sopracciglio.
Sbrigatevi?
Devo sbarazzarmi del peso, spiegai con un sorriso da martire. Ho nuovi obiettivi nella vita.
Tipo, buttare via il fratello, pensai.
La casa è buona, disse, passando le dita sullo schermo. Cè già un acquirente potenziale.
Sospirai di sollievo: tutto andava per il verso giusto.
***
Il nuovo acquirente mi colpì subito: era lonorevole Antonio Bianchi, un cinquantenne dal volto spigoloso e dallo sguardo freddo come una palla da biliardo. Guardò le foto, fece tre domande precise e annuì:
La prendo.
Non volete vedere il terreno di persona? chiesi, sorpresa.
Mi fido delle foto e della vostra onestà, scrollò le spalle.
Allora mi sentii un po vulnerabile.
Capite a volte arrivano parenti,
È un problema? il suo sguardo rimase immutato.
Non legale, solo imbarazzante.
Non mi importa, rispose. Compro la proprietà, non i parenti. Quando possiamo firmare?
Stabilimmo per il sabato successivo. Lo stesso giorno Giorgio aveva organizzato un picnic gigante per tutti i vicini. Io non glielo avevo detto; la voce mi era arrivata da mamma. Probabilmente avrebbe di nuovo cercato di rompere la serratura per farmi una sorpresa.
Beh, fratellino, vediamo chi riderà alla fine!
***
Arrivati sul posto, il terreno brulicava come un alveare. Auto dei vicini, una piscina gonfiabile sul prato, musica ad alto volume, spiedini che sfrigolavano, urla di bambini. Una vera festa di vita.
Qui è sempre così? chiese Antonio, scendendo dal suo fuoristrada nero.
Solo quando il fratello fa visita, sospirai.
Attraversammo il cancello e la prima a incontrarci fu Silvana, che usciva da dietro la casa con una ciotola enorme di insalata.
Antonella! esclamò. Non ti aspettavamo!
I piani sono cambiati, sorrisi. Questo è Antonio Bianchi, e questo è il dottor Vittorio Rossi, avvocato.
Piacere! Silvana si affacciò, facendo locchiolino. Siete amici di Tonia? O
Qualcosa di più?
Sono il nuovo proprietario, confermò Antonio con calma. La signora Carminati ha venduto il terreno al signor Sokolov. Ecco tutti i documenti.
Scuoté la cartellina.
Ma come Silvana impallò, guardando Giorgio.
Dallaltro lato del barbecue (IL MIO BARBECUE) sbucò il fratello, con il grembiule, lo spiedino in mano e unespressione da re del grill.
Antonella! gridò felice. Pensavamo fosse una rivolta!
Io la rivolta lavrei alzata, se potessi, sbottai.
Giorgio, la casa è stata venduta! esclamò Silvana.
Giorgio rimase fermo, lo spiedino ancora saldo.
Cosa?
Lho venduta, ripetei lentamente. Antonio è il nuovo proprietario. Lavvocato è qui per sistemare tutto.
Mi aspettavo urla, accuse, unorgia di lamentele. Invece Giorgio abbassò le mani e chiese:
Perché?
Quella domanda mi colse di sorpresa.
Perché hai occupato la mia casa senza permesso, risposi. Perché pensi che tutto ciò che è mio diventi automaticamente tuo. Sono stufa! È più semplice liberarsi di questo conflitto.
E ora? chiese, guardando il pavimento.
Ora raccogliete le cose e andate via, intervenne Antonio. Subito. È proprietà privata.
Ma noi dovevamo vivere qui tutta lestate! protestò Silvana. Abbiamo anche la tenda!
Portatela via, rispose il nuovo proprietario. Non mi piacciono gli ospiti.
Giorgio lanciò il grembiule sullerba:
È stata una trappola! Venire qui, arare questi aiuoli I turisti vanno a Cipro, noi restiamo a scavare!
Perfetto, annuii. Andate in vacanza a Cipro.
Tu sei Giorgio cercava parole dure. Sei crudele! È il nostro nido familiare!
Da dove viene questa idea? incrociai le braccia. Lho comprato con i miei risparmi, il tuo contributo è stato una frase come che vuoi della casa?.
Silvana afferrò Giorgio per il gomito:
Partite. È chiaro.
Poi si girò verso di me e disse:
Ti pentirai, Antonella.
Lo dubito, sorrisi. Ma non rovinerò più il mio giardino per vederlo trasformarsi in campo di battaglia.
In quel momento uscirono i nipotini, seguiti da alcuni bambini del vicinato.
Zia Antonella! gridò Sandro (o forse Vincenzo?). Siamo saltati sul divano come su un trampolino!
Sul divano?! quasi mi soffocai. Siete pazzi?
Basta, intervenne Antonio. Chiamo la polizia. Avete mezzora per raccogliere le cose e lasciare il terreno.
Prese il cellulare e compose il numero. Il terrore sul volto di Giorgio e della moglie era la mia ricompensa dopo anni di pazienza.
***
Antonella, cara, come stai? mi chiedeva la mamma, seduta al tavolo della cucina, guardandomi con preoccupazione. Non ti penti?
No, mamma. Per niente, risposi onestamente.
E il fratello?
Supererà tutto, scrollai le spalle. Ha il talento di giustificarsi in ogni situazione.
Due mesi dopo la vendita, né Giorgio né io ci siamo piùDue mesi dopo la vendita, né Giorgio né io ci siamo più sentiti, ma la sua voce riecheggia ancora ogni volta che il barbecue fuma.





