Il passato resta passato

— Va’ dai nostri partner e risolvi questa questione una volta per tutte — disse il direttore con irritazione, fissando Luca. — Ho già parlato con il loro capo, ti aspettano. Domani mattina parti in trasferta, porta i documenti. Conto su di te — aggiunse, tamburellando le dita sulla scrivania.

— Nessun problema, farò tutto — annuì Luca. — Andrò in macchina.

Luca ricopriva un ruolo in cui le trasferte erano all’ordine del giorno. Gli piaceva quel lavoro: nuove città, volti, conversazioni. Tutto era prevedibile e chiaro: un viaggio in auto o in aereo, una giornata lavorativa, la soluzione di qualche problema, l’albergo, la cena al ristorante. Poi, il ritrono a casa.

Sua moglie, Beatrice, si era abituata da tempo a queste partenze. Una volta alla settimana, o forse meno, Luca partiva per grandi e piccole città.

— Bea, domani mattina sono in trasferta — le disse rientrando nella loro accogliente casa a Milano.

— Per molto? O come al solito? — chiese con quella leggera preoccupazione nella voce che non abbandonava mai.

— Come al solito, solo qualche giorno — sorrise lui, abbracciandola e baciandola sulla tempia.

La sua borsa da viaggio era sempre pronta. Beatrice, premurosa e attenta, si occupava di tutto. Luca si fidava di lei al cento per cento, limitandosi ad aggiungere i documenti e le chiavi prima della partenza.

Lui e Beatrice erano insieme da dodici anni e avevano un figlio, Matteo, un ragazzino di scuola media appassionato di calcio. Era il secondo matrimonio di Luca, ma il primo davvero felice. Adorava Matteo — intelligente, gentile, organizzato, un ragazzo che li riempiva di orgoglio con i suoi risultati a scuola e in campo.

Quando era con gli amici, in una pescata o in una serata in osteria, Luca parlava sempre di Beatrice con affetto:

— Ho avuto la fortuna di trovare una donna con cui mi sento a mio agio. Mi fido di lei come di me stessa, e lei mi ripaga con la stessa moneta.

— Che invidia — sospiravano alcuni. Non tutti avevano relazioni così solide. Qualcuno, come Luca, era al secondo matrimonio, mentre il suo migliore amico, Marco, era già al quarto.

All’alba, Luca si svegliò al profumo delle frittelle.

— Ma quanto è instancabile — pensò con dolcezza. — È già in cucina a lavorare. Che uomo fortunato che sono, speriamo non me la porti via la sfortuna.

— Buongiorno, piccola massaia — sorrise entrando in cucina dopo la doccia.

— So come coccolarti — gli fece l’occhiolino, mettendogli davanti un piatto di frittelle. — Voglio che ti manchino le mie colazioni e che torni presto.

— Furba — rise Luca. — A proposito, oggi Matteo ha la partita importante, vero?

— Sì, contro la squadra di Torino — annuì Beatrice. — Ha detto che giocheranno fino all’ultimo respiro per vincere.

— Chiamerò stasera per sapere come è andata — promise Luca, mentre il figlio dormiva ancora.

Preparata la borsa e presi i documenti, salutò la moglie e uscì di buon umore. Davanti a lui c’era un viaggio di quattro ore verso Bologna. In autostrada, lontano dal caos cittadino, inspirò a pieni polmoni. Settembre era appena iniziato, ma le foglie gialle già danzavano nell’aria, sfiorando il parabrezza.

Arrivato all’ufficio dei partner, Luca risolse rapidamente le questioni. Restava solo da cenare e tornare a casa. Adorava guidare di notte — meno traffico, più tranquillità. Scelse un ristorante alla periferia di Bologna, silenzioso e accogliente, senza folle chiassose.

Parcheggiata l’auto, guardò il cielo. Una nube scura avanzava, e in lontananza risuonò un tuono.

— Un temporale a settembre? — si stupì. — Che rarità.

Seduto al tavolo vicino alla finestra, fece l’ordinazione mentre fuori lampeggiavano i fulmini. All’improvviso la porta si aprì, e nel fragore del tuono e della pioggia entrò una donna. Luca rimase immobile. L’avrebbe riconosciuta tra mille. Era Sofia, la sua prima moglie — la donna che un tempo adorava, e che poi aveva imparato a odiare. Era ancora incredibilmente bella.

Il loro matrimonio era stato un caos. Cinque anni con Sofia erano sembrati un’eternità. Un amore pieno di passione si era trasformato in tormento: litigi, tradimenti, gelosia. Luca era scappato, era tornato, finché non aveva chiuso tutto con una decisione definitiva. Dopo il divorzio, aveva incontrato Beatrice, con cui aveva trovato la pace. Di Sofia, non aveva più avuto notizie.

— Cosa ci fa qui a Bologna? — si chiese, sentendo un peso al petto.

Sofia guardò intorno. Il cameriere le indicò un tavolo vicino. Si sedette, togLuca distolse lo sguardo, accese il motore e partì sotto la pioggia, pensando solo alla famiglia che l’aspettava a casa.

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