Un tempo, la solitudine non pesava tanto ad Anna, passava tutta la giornata al lavoro, in mezzo alla gente. Tuttavia, una volta andata in pensione, ha improvvisamente realizzato quanto fosse sola, completamente sola. La sua vita amorosa non si era mai realizzata; molti anni prima, nella sua giovinezza, si era innamorata perdutamente di un ragazzo del suo borgo. Lui non sospettava nemmeno dei suoi sentimenti, e Anna non sapeva come farsi notare, come risvegliare l’interesse nell’altro sesso. Si faceva problemi per il suo aspetto ordinario, era molto timida e introversa.
Nel frattempo, Vittorio fu chiamato a svolgere il servizio militare, e lei decise che al suo ritorno avrebbe fatto di tutto per conquistarlo. Ma lui non tornò, trovò l’amore in terre lontane e decise di rimanere là a vivere. Questo colpì molto Anna che si chiuse ancora di più in se stessa, e non provò mai più sentimenti simili per nessuno. Ora si avvicina ai sessanta, nel borgo la chiamano “zitella”, ma lei non se ne risente, in fondo è la verità.
Questa primavera il mondo si tuffava nel blu del cielo, nella bianca schiuma dei giardini in fiore, nel profumo della freschezza e nei caldi flutti dell’aria trasparente. Anna, una volta di più, osservava con meraviglia il vecchio melo nel suo giardino: da alcuni anni non dava frutti e aveva pensato di farlo abbattere, e invece, d’un tratto quel melo si riempì di fiori bianco-rosati, diventando simile a una torta pasquale ricoperta di glassa.
“Farai la marmellata di mele quest’anno, Annalisa,” disse una voce all’improvviso. Anna sobbalzò, non aveva sentito avvicinarsi Leonardo. “Scusami se ti ho spaventata, – disse lui, – sono andato in città e ho deciso di comprarti delle caramelle…” Le porse impacciato un enorme sacchetto. “Ma sono tantissime! – esclamò Anna, – mi dureranno un anno!” “Ricordo che ti piaceva il dolce, – borbottò lui, – e così ho pensato… Sono buone, al cioccolato…” “Grazie mille, ti porterò delle mele a fine estate in cambio!” – rispose la donna, sorridendo imbarazzata. Leonardo si trattenne ancora un po’ lì intorno, ammirando il melo in fiore, poi andò via.
“Forse si sta interessando a me? – si chiese Anna, – Non è possibile! Nessuno si è mai interessato a me da giovane e all’improvviso! Beh, e perché no? Leonardo è vedovo ormai da tre anni… Oh, no. Cosa dirà la gente? Cosa penseranno di me a quest’età?” Subito le sembrò che la ragazzina che giocava nel cortile accanto la guardasse con un’aria furbetta, e Anna si affrettò a rientrare in casa.
Quella sera, Leonardo fece nuovamente visita ad Anna, con qualche gentile scusa. Lei, per cortesia, gli offrì un tè con quelle stesse caramelle al cioccolato. Senza rendersi conto, quell’abitudine serale divenne un rituale quotidiano. Anna aspettava che il giorno incontrasse la sera, che il cancello cigolasse, e Leonardo apparisse sulla soglia. Anna era cambiata, la sua voce era diventata più allegra, il suo sguardo più civettuolo, e il suo spirito più leggero.
Ma inaspettatamente gli eventi presero un’altra direzione. Anna mise torte nel cesto, si mise un cappello di paglia e colorò le labbra. Si avviò verso la casa di Leonardo, che viveva nella via accanto. “Anna! Sei tu?” – sentì chiamare alle sue spalle. Un uomo distinto, della sua età, stava lì sorridente. Ci fu qualcosa in quel sorriso di familiare che le fece quasi cadere il cesto dal petto. Era Vittorio, lo stesso che aveva amato nella sua giovinezza.
Poco dopo, Anna e Vittorio erano seduti in cucina, gustando le torte destinate a Leonardo. Lui le raccontava del suo divorzio e del desiderio di tornare a vivere nel borgo di nascita e dedicarsi all’apicoltura. Con orgoglio tirò fuori una foto dal portafoglio, lisciando amorevolmente i bordi sgualciti: “Ecco la mia figliola, la mia bellissima Diana.” Nella foto c’era una ragazza bellissima e brillante. “Sì, è davvero una bellezza, – annuì Anna, – e anche il nome è bello.”
Da quel giorno, Anna aveva due corteggiatori. “È buffo, – pensava, – nei miei anni migliori neanche un corteggiatore, e ora due! Ma chi scegliere? Mi sono abituata a Leonardo, ci conosciamo da sempre, abitiamo da tanti anni accanto, è una brava persona e i suoi figli mi vogliono bene. Eppure Vittorio è quasi uno sconosciuto ormai, ma tutti quei ricordi del primo amore fanno battere il cuore.”
Tutto il borgo seguiva gli sviluppi, Vittorio e Leonardo si scambiavano saluti con malavoglia e si lanciavano sguardi taglienti. Quando improvvisi freddi tardivi colpirono la zona, entrambi corsero da Anna per aiutarla a coprire le piantine, e lei temette che la situazione degenerasse in una vera rissa. Capendo che doveva scegliere, dopo qualche riflessione, si decise per Vittorio.
Ma forse non era destino che stessero insieme, proprio come tanti anni fa. Quando Vittorio raccontò a Diana della sua tardiva storia d’amore, lei si infuriò. Le sembrava che alla sua età Vittorio avrebbe dovuto solo dedicarsi all’orto e lamentarsi per il mal di schiena, non certo pensare all’amore. Glielo urlò al telefono, minacciandolo di interrompere ogni comunicazione se Anna non scompariva. Non avendo scelta, Vittorio decise di restare accanto alla figlia adorata.
Anna rimase sola. Leonardo era rimasto amareggiato dalla sua scelta e non si parlarono più. La donna tornò alla sua solitudine, ma non si rammaricava per nulla. Anche in pensione, aveva vissuto come una dama corteggiata da due cavalieri.
L’estate volgeva al termine, i colori della natura svanivano sotto la calura, e i primi toni gialli si insinuavano tra le foglie degli alberi; la notte portava un soffio di fresco e la gente tirava fuori copriletto caldi dagli armadi. Con tristezza, Anna guardava il vecchio melo che tanto era fiorito in primavera, ma che quell’anno non avrebbe dato frutti. Le gelate primaverili avevano distrutto i germogli, e l’albero stava lì, mesto, a frusciare le foglie.
Anna calpestò qualcosa tra l’erba, e con sorpresa scoprì che si trattava di una mela. Cercando ancora, trovò altri frutti: alla fine, il vecchio melo le aveva regalato qualcosa. Li raccolse in un secchiello e si diresse verso casa di Leonardo. “Ecco, – disse porgendogli i frutti, – te l’avevo promesso…” Anna era ansiosa, come se il suo destino dipendesse dal fatto che lui accettasse o meno quel dono. Leonardo scosse la testa e con una battuta disse: “Sei una vera civetta, Anna!” Questa definizione non le diede fastidio, anzi, la divertì. “Dopo tanti anni di timidezza e riservatezza, – rispose, – si può anche essere un po’ civette!” Lui rise, accettò il secchiello dalle sue mani e si spostò di lato, invitandola a entrare in casa.