Il Pentimento Ritardato: Un Viaggio tra i Tuoi Rimpianti

RITROVO DI RITARDO

Fiorenza, sei tu? la giovane donna si fermò e girò la testa verso destra, dove sentiva una voce familiare.
Veronia? Quanto tempo è passato! Sette o otto anni? rispose Fiorenza, felice di ritrovarsi.
Nove, cara, ben nove. Il tempo vola: basta un battito di ciglia e ti ritrovi una zia vecchia e pignola, con il suo mucchio di scarabocchi, disse Veronia, strizzando locchio sinistro. Ti ricordi quando eravamo inseparabili a scuola? Condividevamo la stessa panchina, quasi fossero dei gemelli siamese. Chiedevamo ai genitori di comprarci gli stessi vestiti, zaini e agende. Ti ricordi?

Come dimenticarlo! esclamò Fiorenza. E la parete del bagno del primo piano che avevamo dipinto? Ci hanno fatto lavare il disegno. E non diventerai mai la tipica nonna lamentosa che critica i giovani, pensando che i vecchi tempi erano migliori. Che bel fiore sei diventata! ammirò Fiorenza, osservando di nascosto il vestito della compagna di scuola.

Allora, ascolta, Fiorenza. Sono venuta a casa dei miei genitori per qualche giorno, mentre il marito è in trasferta. Ti aspetto stasera. Non osare rifiutare. Ricordi lindirizzo dei suoi genitori? Veronia accarezzò i capelli di Fiorenza.

Certo, Veronia. Come potrei dimenticare la casa dove mi hanno sempre accolto con calore? Lappartamento che quasi incendiammo sperimentando in cucina? I crostini di ciliegia che bruciavano sempre? Non eravamo esperte di cucina, il succo di ciliegia colava e i dolcetti uscivano neri come carbone.

Le amiche di scuola si fermarono un attimo, ricordando quegli aneddoti.

Verrò, allora interruppe la lunga pausa Fiorenza. E la tua torta preferita, il tiramisù? I gusti non sono cambiati? E il vino? Spero non dovremo più bere quel Chianti economico che ci ha rovinato la terza lezione di chimica.

Adesso preferisco il Barolo. Non comprare, ho portato una bottiglia speciale rispose Veronia, guardando lorologio.

Capito, cara.

I miei genitori saranno felici di rivederti; ne hanno parlato proprio ieri. Ci faremo una bella chiacchierata disse Veronia, correndo via. Non dimenticare, alle sette in punto!

Fiorenza si diresse verso il supermercato per comprare la torta. Doveva chiedere il permesso a casa; Mico, il marito, avrebbe tenuto i bambini. E la memoria? Alcuni ricordi erano svaniti, forse meglio così.

Entra, tesoro, non essere timida invitò Ludovica Bianchi nella hall.

Il tavolo del salotto era ancora coperto da una tovaglia di lino bianco, tovaglioli stirati a piacere e posate dargento che riportavano Fiorenza ai dolci pomeriggi dellinfanzia. Sullo scaffale troneggiava il servizio da tè Madonna, simbolo di ogni festa di famiglia. Tutto le ricordava un passato felice, e desiderò di nuovo ridere con Veronia, sedute sul divano a parlare dei loro amori.

Veronica tese la mano a Pietro Moretti, che la salutò come un galante gentiluomo, chiamandola bella e, con un leggero rossore, le baciò la mano. Dopo aver chiacchierato, assaggiato il vino e il tiramisù, Pietro e Ludovica si ritirarono, lasciando sole le due amiche.

La delicatezza è un tratto distintivo dei genitori di Veronia annotò silenziosamente Fiorenza.

Finalmente possiamo chiacchierare tranquillamente, come una volta disse Veronia, posando il bicchiere di vino a metà.

Fiorenza raccontò della sua vita: Ci siamo trasferiti tre anni fa a Roma, ho comprato un appartamento. Mio marito, Michele, è macchinista ferroviario; insegnò matematica nella scuola elementare. Il nostro figlio, Marco, è in seconda elementare, laltro, Luca, ha cinque anni e frequenta lasilo. Sono anche iscritti a un corso di danza al Centro Creativo.

Veronia rise: Ricordi quando sognavamo di sposarci con dei piloti? E volevamo entrare alluniversità di Avio? Che avventure sognavamo!

E i ragazzi trentenni li chiamavamo anziani e li evitavamo, replicò Fiorenza.

Erano tempi doro, piene di progetti e speranze. Ma poi le rose si spengono, e anche con la testa più tosta non si può sempre restare in cima, osservò Veronia.

Fiorenza cambiò argomento: Hai visto Andrea? Ne abbiamo parlato?

Non voglio parlarne, la memoria di quei giorni è confusa. Ci incrociamo per caso, ma non ci salutiamo più. È vero, lho dimenticato, rispose Veronia.

La conversazione si spense e Fiorenza si diresse verso casa. In taxi, improvvisamente iniziò a ricordare ciò che la sua mente aveva occultato per anni. Il cuore accelerò, il respiro divenne affannoso, le guance si tinsero di rosa e le dita si gelarono.

Sta bene? chiese il tassista.

Può andare più veloce? Devo tornare subito a casa rispose Fiorenza.

Durante i venti minuti di viaggio, i pezzi del puzzle della sua vita cominciarono a ricomponersi, tranne qualche frammento ancora mancante. Si ritrovò nella sua camera da bambina, con foto di attrici incollate sui muri, una collezione di bambole di porcellana in abiti da ballo, un libro aperto sul tavolo. Stava tagliando a mano il suo abito da sposa bianco, spargendo per la stanza scintillanti paillettes come neve. Sfilacciò il velo, strappò i fiori e li gettò a terra, rompeva le scarpe in mille pezzi, infranse il flacone di profumo con un martello. Laria era pervasa da aromi di cannella, rosmarino e un accenno di gelsomino.

Allimprovviso, i suoi occhi si posero su una piccola scatola di velluto. Senza pensarci, afferrò il contenitore con le fedi di matrimonio. Due anelli doro, inciso per sempre, cadevano sul pavimento. Prese unascia dal ripostiglio e, con pochi colpi, trasformò i simboli damore in un cumulo di metallo schiacciato. Poi, con le forbici, iniziò a tagliare i lunghi capelli biondi; sua madre la sorprese.

Le parole di Andrea riecheggiarono nella sua mente: Non ci sarà matrimonio. È meglio per noi separarci. Quella telefonata, avvenuta tre giorni prima del grande giorno, la lasciò senza respiro.

Uscita dal taxi, davanti al suo palazzo, vide una figura maschile avvolta nelloscurità.

Chi sarà? Andrea? pensò Fiorenza.

Buonasera, Fiorenza! Ascoltami, per favore! disse la voce spettrale del passato.

Non sono felice di rivederti, Andrea, ma hai cinque minuti. Il tempo è già cominciato a scorrere replicò Fiorenza, con tono fermo.

Andrea, visibilmente nervoso, iniziò a scusarsi: Mi dispiace tanto. Ho paura, come un ragazzino. Avevo ventanni quando ti ho incontrata, ho vissuto un matrimonio fallito e il tradimento della moglie. Non volevo più diventare una buffonata, ma ti amavo ancora.

Fiorenza lo fermò, tirando via le mani. Ho già perso tre minuti, cosa volevi dirmi?

Ho parlato con Veronia, le ho detto tutto, e lei mi ha promesso di dirti se mi ami ancora. Ma

Minus uno sussurrò Fiorenza, irritata.

Che cosa?

Veronia è la tua amica. Non mi aspettavo così tanta slealtà. Non hai più speranze, lasciami andare, replicò Fiorenza, spingendo Andrea indietro.

Andrea continuò: Non ti ho mai tradito, sono stato via in montagna, ho spento il telefono. Avvicinò la mano al suo braccio, toccando le cicatrici. Fiorenza lo allontanò bruscamente. Non osare!

Nel suo interno, un caleidoscopio di ricordi si ricompose: la stanza dospedale, il soffitto bianco, il braccio fasciato, il dolore dellanima. Le terapie lavevano resa quasi una zombi, ma non riuscirono a restituirle la gioia di una volta.

Anni dopo, lavorando come cassiera al mercato, incontrò Marco, un giovane che curò il suo cuore ferito e le diede la voglia di vivere. Si sposarono e la vita sembrava stabile.

Ma il destino, a volte, è imprevedibile.

Un giorno, Fiorenza aprì una vecchia scatola nel ripostiglio e la porse ad Andrea: Tienila, è tutto ciò che resta del nostro amore. Dentro cerano due anelli rotti. Una melodia antica risuonò nella sua mente: Lanello di sposa, simbolo di due cuori

Andrea, con gli occhi lucidi, tenne i frammenti del suo passato sotto la luce fioca di un lampione.

La storia di Fiorenza e Andrea insegna che, anche quando il tempo e le cicatrici appaiono insormontabili, il vero valore risiede nellaccettare il presente, lasciar andare ciò che non può tornare e coltivare la speranza per un domani più sereno.

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