**1 Aprile Mancato**
Alegra e spensierata, Giulia non poteva vivere un giorno senza scherzi. A scuola rideva sempre, gli amici la adoravano per questo, all’università era nel gruppo comico. E anche con i ragazzi cercava solo quelli con un gran senso dell’umorismo.
“Giuli, cambi fidanzato troppo spesso,” le disse un giorno l’amica Caterina. “Prima esci con uno, poi con un altro, e ora già parli con un terzo.”
“Catè, lo sai, l’umorismo è fondamentale per me. Io stessa non resisto un giorno senza ridere. Non è colpa mia se incontro ragazzi così: Dario non sorrideva mai, mentre Tommaso rideva per un nonnulla, troppo esagerato,” spiegò lei.
“Be’, dovrai cercare a lungo per trovarlo perfetto,” rise Caterina.
“Mi piace divertirmi, fare battute. Voglio qualcuno con cui ridere,” disse Giulia.
“Ma la vita non è uno scherzo, Giuli. Io, per esempio, preferisco un ragazzo serio. Tutte queste risate… no, grazie,” ribatté Caterina.
“Ognuno ha i suoi gusti. A me piacciono quelli che sanno ridere di sé stessi, che vedono il positivo. È bello avere persone allegre intorno. Basta che gli scherzi non superino il limite.”
Giulia adorava il primo aprile, il giorno in cui tutto poteva diventare una battuta e nessuno doveva offendersi. All’università e poi in ufficio, cercava sempre di fare qualche tiro mancino. Eppure, se qualcuno provava a prenderla in giro, lei lo smascherava subito. Era fatta così.
Sì, aveva avuto storie, ma Dario era troppo serio, non capiva una battuta, e lei aveva chiuso. Tommaso, all’inizio, sembrava perfetto: ridevano insieme, guardavano programmi comici. Ma poi notò che certe battute non le capiva, e pian piano si lasciarono.
**La rottura**
Quando conobbe Luca, pensò di aver finalmente trovato l’uomo giusto, con cui ridere e scherzare. Così, un primo aprile, si nascose dietro l’angolo di casa e, quando lui passò, saltò fuori con una smorfia e un urlo. Lo scherzo non funzionò: Luca non si spaventò, ma Giulia aspettò la sua risposta.
Stranamente, quel giorno lui non fece nulla. Due giorni dopo, però, mentre lei portava due tazzine di caffè e una cioccolatina sul vassoio, lui le gettò sotto i piedi un serpente giocattolo, così realistico che sembrava muoversi. Giulia trasalì, rovesciò il caffè dappertutto.
“Luca, ma che fai?! Il caffè era bollente, potevo scottarmi!” gridò indignata.
Lui, calmo: “Era la mia risposta. Non pensavo ti spaventassi così.”
Quella volta litigarono, ma poi fecero pace. Un mese dopo, però, lui le lanciò un serpetto vero, non velenoso, ma vivo. Lo prese in prestito da un amico. Giulia, terrorizzata mentre strisciava verso di lei, rovesciò il tè addosso e saltò su una sedia urlando.
Luca rise, prese il serpente e lo mise in una scatola.
“Perché ti spaventi così? Non è velenoso,” disse sorpreso. “Ami gli scherzi, ho solo scherzato.”
“Così non si scherza! Prendi il tuo serpente e anche le tue cose, e vattene. E questa volta sono seria.”
Finirono lì. A Giulia piacevano gli scherzi, ma innocui, non pericolosi. In ufficio tutti sapevano che era dura da fregare. Spesso era lei a prendere in giro gli altri, con un’espressione indecifrabile.
Con il collega Massimo, facevano a gara a chi la spuntava. Lei gli diceva una sciocchezza con faccia seria, e lui correva a verificare, ma non si offendeva mai. E ogni primo aprile cercavano di superarsi.
Con Massimo era solo amicizia, non lo vedeva come un uomo. Forse perché le sue battute erano una pausa dalle giornate grigie.
**1 Aprile**
Quell’anno, Giulia si impegnò. Portò delle crostate di mele fatte in casa, ma in una mise un sacco di sale e pepe per Massimo.
“Massì, prendiamo un caffè, ho fatto anche le crostate,” disse, mostrandogli il vassoio.
“Il caffè lo faccio io, con te non ci si fida,” rise lui, ma non notò la trappola.
Mentre beveva il caffè, mordette la crostata una, due volte, poi si tappò la bocca e scappò dalla stanza.
“Giulia, hai messo qualcosa anche a noi?” chiesero i colleghi, tra il divertito e il preoccupato.
“No, no, solo a lui!” rise lei.
Massimo tornò, serio: “Come ho fatto a abbassare la guardia? Lo sapevo che mi avresti fregato.”
Tutti risero, anche Giulia, felice del successo. Ma sapeva che Massimo non l’avrebbe lasciata passare liscia.
“Gli altri hanno mangiato dolci, io sono rimasto a digiuno,” scherzò lui. “Ma ti assicuro che non te la passerai liscia.”
“Lo so bene…”
**Lo scherzo perfetto**
Tutto filò liscio fino alla fine della giornata. Giulia andò in cucina per un tè, e arrivò Massimo.
“Ah, il tè, mentre io ho voglia di una mela.”
Prese un coltello e tagliò la mela in quarti. Poi improvvisamente urlò:
“Ahi! Mi sono tagliato! Giuli, passami un telo!”
Massimo non sapeva che Giulia aveva paura del sangue e delle ferite. Se ne vedeva una, svaniva. Lei corse per la cucina, trovò la carta assorbente, gli afferrò il braccio sinistro… ma quello le cadde a terra. La manica era vuota.
A Giulia girò la testa, il soffitto le si contorse davanti agli occhi, e svenne.
Quando riaprì gli occhi, vide i colleghi spaventati e Massimo pallidissimo.
“Giuli, che ti succede?” le chiese, sollevandola delicatamente.
“Non lo so,” mormorò, poi vide che il suo braccio era al posto giusto e sorrise. “Be’, non so se il tuo scherzo sia riuscito o meno.”
Tutti risero, ma Massimo era ancora terrorizzato e continuava a scusarsi.
“Mi dispiace, non sapevo che saresti svenuta! È una mano finta, non me l’hai mai detto che sei impressionabile!”
Lei rise. “Come potevi saperlo? Mi sono spaventata quando è caduto il braccio, ma non è colpa tua. Almeno non mi sono fatta male.”
Dopo quell’episodio, Massimo la riempì di attenzioni. Le preparò il tè, trovò una cioccolatina e continuò a scusarsi.
“Basta, Massì, hai scherzato e basta. Anch’io lo faccio con te. Finalmente ci sei riuscito.”
Giulia non era arrabbiata, solo delusa di sé stessa per essere così fragile.
“Devo migliorarmi,” disse. “La prossima volta non svengo.”
**Il cambio di prospettiva**
Poi, guardando Massimo, le venne un pensiero:
“Massimo è un vero amico, premuroso. Forse dovrei osservarlo meglio. Perché non ho mai notato queste qualità? È simpatico, gentile, e sa ridere. E come si prende cura di me! Lo scherzo non è fallito, sono io che sono troppo sensibile.”
Da quel momento, iniziarono a uscire insieme.
Giulia pensava che ci sarebbero stati tanti altri scherziE così, tra risate e scherzi, scoprirono che l’amore vero è quello che ti fa ridere anche nei momenti più semplici, e oggi vivono felici nella loro casa piena di allegria, sempre pronti a cogliere il lato divertente della vita.