Il ragazzino ebbe pietà della vecchietta e le diede tutto il suo pane. Ciò che lei offrì in cambio lo lasciò senza parole

Il sole filtrava attraverso le tende semi-trasparenti, illuminando dolcemente una fotografia in una cornice dargentolimmagine di una donna il cui sorriso era rimasto congelato nel tempo, troppo presto spezzato. Luca sedeva immobile sulla poltrona, come una statua, fissando il volto di Valeria. Gli occhi erano ormai asciutti, ma dentro di lui tutto si contorceva, come se mani invisibili strizzassero il suo cuore. Le lacrime si erano esaurite, lasciando solo un sapore amaro, come il sale sulle labbra dopo un lungo pianto.
«Valeria solo 34 anni tutta una vita davanti avresti dovuto vivere» I pensieri gli trapassavano la mente come proiettili. Nove giorni. Nove giorni da quando era rimasto davanti alla tomba fresca, sentendo la terra svanire sotto i suoi piedi. Nove giorni dallultima volta che aveva sentito la sua voce, visto il suo profilo, respirato il suo profumoleggero, con una nota di vaniglia e qualcosa di indefinibile.
Luca era più vecchio di sua moglie di otto anni. A quarantadue anni, si considerava un uomo maturo, equilibrato, responsabile. Aveva sempre visto Valeria come una creatura fragile, bisognosa di protezione, come un fiore che appassisce senza cure. Credeva che lei fosse delicata, incapace di affrontare la crudeltà del mondo. Ma si sbagliava. Si era sbagliato fin dallinizio. Dietro la sua eleganza e la voce melodiosa si nascondeva unintelligenza tagliente, astuta, calcolatrice. Valeria sapeva manipolare, mentire, svanire quando le conveniva. Viveva secondo le sue regole, senza curarsi delle conseguenze.
La loro storia era iniziata dieci anni primaquella notte in cui il destino li aveva uniti tra la folla chiassosa di una festa di amici comuni. Luca era già un imprenditore di successo. Il suo business cresceva, i guadagni aumentavano, e il futuro si apriva davanti a lui come una mappa di terre inesplorate. Era al centro dellattenzione, ma il suo sguardo si era posato su una figura solitaria vicino alla finestra.
Una ragazza dai capelli scuri, in un vestito nero aderente, seduta in un angolo come se fosse uscita dalla copertina di una rivista di moda. I suoi occhiprofondi come un lago al crepuscologuardavano lontano, mentre teneva in mano un calice di vino rosso rubino. Valeria. In quel momento, a Luca non sembrava solo bellaera un enigma, una sfida, un magnete a cui era impossibile resistere.
Aspettò che il suo calice si svuotasse, poi, con un bicchiere colmo in mano, si avvicinò come il protagonista di un film romantico.
“Posso tenerti compagnia?” chiese con un sorriso leggero.
“Non temi che ti dirò di no?” rispose lei, con una scintilla di malizia negli occhi.
“Temo,” ammise lui con sincerità. “Ma il rischio ne vale la pena.”
La loro conversazione fluì come una melodiafacile, senza sforzo. Parlarono di libri, di viaggi, delle stelle. Valeria era intelligente, spiritosa, con un umorismo affilato come una lama. Luca era incantato. Sentiva il cuore battere più forte, come se dopo tanto tempo avesse ricordato di saper amare.
Più tardi scoprì che Valeria era finita lì per caso. Lavorava in una bancarella di fiori dove gli ospiti della festa compravano rose e gigli. Aveva origliato una conversazione e deciso di entraresolo per vedere come vivevano “gli altri”. Ma Valeria non faceva mai nulla senza uno scopo. Era venuta non per curiosità, ma per cogliere unoccasione. E loccasione laveva afferrata.
A quel tempo, Luca era sposato. Aveva un figlio dal primo matrimonio, ma la relazione con sua moglie era ormai una routine fredda. Solo il piccolo Matteo li teneva uniti. Ma quando arrivò Valeria, tutto cambiò. Lei era come un uraganobellissima, devastante, inevitabile.
In sei mesi, Luca chiese il divorzio. In un anno, sposò Valeria.
Ma lidillio familiare si rivelò unillusione. Valeria, diventata moglie e madre, non cambiò. Continuò a frequentare saloni di lusso, spendere soldi in borse firmate, incontrarsi con le amiche nei locali alla moda. Il bambino, Davide, quasi non lo notava. “Mi disturba,” diceva. “Ho bisogno di respirare!”
Alla fine, Davide fu portato via dalla nonnala madre di Luca, una donna anziana ma piena di amore e dedizione. Cresceva il nipote come fosse suo, senza lamentele, senza pretendere gratitudine.
Poi accadde la tragedia.
Una mattina, un lunedì come tanti, Luca ricevette una chiamata. La voce del medico era secca come la carta:
“Tua moglie è stata coinvolta in un incidente. È in terapia intensiva. Vieni subito.”
Lasciò tutto e corse in ospedale. Ma era troppo tardi. Valeria era morta. Senza aspettarlo. Senza un addio.
La morte era arrivata allimprovviso, lasciando un vuoto impossibile da colmare.
Luca seppellì sua moglie. E con lei, una parte di sé.
Dopo qualche giorno, riprese Davide con sé. La nonna aveva più di settantanni. Era stanca. Le doleva il cuore, la schiena, lanima. Luca non poteva permetterle di portare ancora quel peso.
Assunse una tataSofia. Giovane, modesta, con occhi caldi e una voce dolce. Era arrivata con uno zaino e il sogno di una vita nuova.
“Dove vivi?” chiese Luca.
“Per ora da unamica,” rispose. “Ma troverò un posto mio.”
Luca la guardò e sentì qualcosa muoversi dentro di luinon passione, non amore, ma qualcosa di caldo, quasi familiare.
“Resta con noi,” propose. “Cè spazio.”
E lei rimase.
Sofia non era solo una tata. Divenne parte della loro vita. Cucinava con amore, insegnava a Davide a leggere, cantare, disegnare. Lo portava al parco, giocava a palle di neve, leggeva fiabe la sera. Luca le aumentò lo stipendio, ma lei chiedeva menovoleva solo sentirsi utile.
I primi giorni dopo la morte di Valeria, padre e figlio passarono il tempo insieme. Giornate intere a giocare alla playstation, ridere, mangiare pizza e guardare cartoni animati. Davide era felice.
Ma un sabato, al parco, il bambino notò una vecchietta seduta su una panchina. Era sola, con la testa china, tremante per il freddo.
“Papà,” sussurrò Davide. “Diamole il pane? Lo abbiamo comprato per le anatre ma lei avrà fame.”
Luca e Sofia si scambiarono unocchiata. Avvicinandosi, videro la donna asciugarsi le lacrime.
“Posso aiutarla?” chiese Luca.
La donna estrasse un taccuino e scrisse:
“Mi sono persa. Aiutatemi.”
“Sa lindirizzo?” chiese lui.
Lei annuì e scrisse: “Via del Bosco, 17”.
Luca impallidì. Quello era il suo indirizzo.
“Perché vuole andare lì?” chiese, sbalordito.
La donna scrisse lentamente: “Lì vive mia figlia. Valeria.”
“Valeria non cè più” sussurrò lui.
La donna chiuse gli occhi. Le spalle le tremarono.
Poi mise nella mano di Luca una busta consumata. Sopra cera scritto: “A Valeria”.
A casa, Luca aprì la lettera. Parola dopo par

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Il ragazzino ebbe pietà della vecchietta e le diede tutto il suo pane. Ciò che lei offrì in cambio lo lasciò senza parole