Nella chiesa regnava un silenzio denso, quasi palpabile. L’aria pesava d’incenso, pianto e un dolore indicibile. Gente seduta a capo chino, ognuno avvolto dal proprio lutto. Il tempo pareva sospeso.
Poi – passi.
Lenti, scalzi.
Un bimbo sui sei anni si alzò. Esitante nei movimenti, ma lo sguardo serio, d’improvviso adulto. Senza parlare. Avanzò tra le panche sino alla bara.
Si fermò vicino, attendendo un permesso. Poi, lentamente, appoggiò l’orecchino minuto sul petto della madre. Nessun suono. Ascoltava. Come sperando in un eco oltre il silenzio.
Passò un minuto. Forse due.
Sussurri tra la gente, un singhiozzo. D’un tratto – sollevò il viso. Occhi spalancati, orrore misto a fede infantile. Si girò verso i presenti, fissò il prete e disse:
«Ha detto: “Non ti ho salutato…”»
Tutti impietriti. Anche le candele parvero tremare.
Una donna svenne. Un mazzo di preghiere cadde. Il prete mosse un passo, ma il bimbo aggiunse:
«Dice che mi aspetta… stanotte.»
Silenzio di tomba.
Portarono via Edoardo, dicendo fosse solo fantasia. Ma nessuno dormì. E quella notte…
La vicina giurò d’aver visto una sagoma in lutto salire le scale con un bambino dietro.
Da allora, sparirono.
La bara all’alba era vuota.
Passarono tre giorni dal funerale. La casa di madre e figlio sprangata. I parenti rifiutarono la custodia – troppo terrore quella sera. Troppe cose sbagliate.
Edoardo: bimbo taciturno e riflessivo, parlava poco dopo la morte del padre. Solo con la madre, Chiara. Si capivano senza parole. Talvolta, quando lei dormiva, le stringeva la mano come talismano.
Lei era il suo mondo.
Ammalatasi, nessuno immaginò una fine così rapida. Spenta in due settimane. Non per vecchiaia né incidente. Come svuotata dall’interno. I medici dissero “cuore”. Edoardo sapeva: non solo.
Dopo i funerali, Zia Agata lo ospitò. Colei che mai aveva amato Chiara ed evitava il nipote. Di notte lo udiva sussurrare nel sonno. Una volta si levò sul letto:
«È alla porta. Ma tu non guardare, non chiama te.»
All’alba Zia Agata chiamò il prete.
Padre Michele, quello dei funerali, impallidì sapendo chi lo cercava.
«Con quel bimbo… c’è qualcosa d’altro. Meglio non sfiorarlo. Pregate. E serrate le finestre.»
Il quarto giorno
E molti anni dopo, quando il bambino con il segno a forma di cerchio alato divenne uomo, si inginocchiò davanti all’altare vuoto e sussurrò parole antiche, aprendo un varco nel velo per ricongiungere finalmente i vivi e i morti.