Il Regalo della Suocera che Distrusse la Nostra Prima Gioia

«Il regalo» della suocera che distrusse la nostra prima gioia

Luca e Bianca celebrarono il matrimonio con grande festa. Il ricevimento si tenne in un ristorante elegante, con sessanta invitati. Tutto procedeva a meraviglia: volti felici, brindisi animati, musica che scaldava i cuori. Sembrava che davanti a loro ci fosse solo felicità. E poi, nel culmine dei festeggiamenti, arrivò il momento dei regali.

I primi furono i genitori di Luca. Elena Maria, sua madre, prese il microfono con aria solenne e iniziò il suo discorso:

— Poiché nostro figlio è un uomo, deve essere lui a provvedere alla famiglia. Ma abbiamo deciso di aiutarlo e regalare agli sposi un appartamento! Ecco le chiavi! Vivete felici!

La sala esplose in applausi. Tutti furono colpiti dalla generosità dei genitori dello sposo. Elena Maria, con orgoglio, consegnò a Luca un mazzo di chiavi con un portachiavi su cui era inciso l’indirizzo della nuova casa.

Luca prese le chiavi, guardò il portachiavi, e rimase a bocca aperta dalla sorpresa.

Sembrava tutto perfetto. I soldi per il matrimonio erano stati raccolti, l’abito scelto, il vestito acquistato, il ristorante prenotato. I genitori dei due andavano d’accordo, la suocera a prima vista sembrava una donna dolce, e la madre di Bianca modesta e gentile.

Ma la gioia per il regalo svanì non appena scoprirono un dettaglio: l’appartamento che avevano ricevuto si trovava letteralmente accanto a quello dei genitori di Luca. Li separava solo un piccolo ingresso comune e balconi divisi da una sottile parete.

Elena Maria brillava di felicità:

— Appena ho saputo che i vicini vendevano l’appartamento, ho subito deciso di prenderlo! È comodo, no? Vicini, ma comunque separati. Come una grande famiglia!

Bianca, sentendo quelle parole, sentì un gelo serrarle il cuore. La gioia per la nuova casa si dissolse nell’ansia.

Tutto iniziò subito dopo il viaggio di nozze. La mattina presto, la suocera entrò senza bussare nella loro casa, portando un piatto di frittelle.

— Alzatevi, la colazione è pronta! — annunciò con entusiasmo, sporgendosi persino nella camera da letto.

— Mamma, stiamo dormendo, è ancora festivo. Come hai fatto a entrare?

— La porta non era chiusa a chiave. Abbiamo la stessa serratura nell’ingresso, è più che sufficiente.

Luca, ancora assonnato, non capì subito, ma Bianca sentiva dentro di sé un crescente senso di ribellione. La suocera divenne un’ospite frequente e invadente: entrava più volte al giorno senza preavviso, senza nemmeno bussare.

— Le frittelle si raffreddano! — ricordava. — Vi ho portato la minestra! State tutto il giorno a poltrire…

Ogni volta, Bianca cercava di spiegare che potevano cavarsela da soli, ma Elena Maria sembrava non ascoltare.

Al terzo tentativo in una sola mattina, Bianca non resistette: sbatté la porta dietro di lei e mise la catenella.

Elena Maria, dall’altra parte, protestò:

— Perché avete messo la catenella? Siamo famiglia, siamo persone care!

Bianca pensò con amarezza: «Cari non significa senza confini».

Quella sera, tornando dal supermercato, trovarono la suocera in cucina.

— Controllo cosa avete comprato — disse con fare pratico. — Questo tè non va bene. E i biscotti sono troppo secchi…

Luca strinse i pugni:

— Mamma, basta. Siamo adulti, possiamo arrangiarci.

— Io mi preoccupo per voi! — esclamò Elena Maria, alzando le braccia.

— Per favore, rispetta i nostri spazi.

La suocera se ne andò, ma promise di tornare la mattina dopo.

Il giorno seguente, Bianca si svegliò per i colpi alla porta del balcone.

— Perché vi chiudete? Mi fido di voi! Aprite!

Luca trattenne a fatica la rabbia:

— Mamma, ti prego, rispetta la nostra casa. Abbiamo bisogno di privacy.

Ma Elena Maria non ascoltava. Per lei, era solo affetto espresso nel modo sbagliato.

Presto, la suocera iniziò a insistere:

— Datemi i soldi! Andiamo insieme a scegliere l’auto nuova! Io mi occuperò di tutto!

— Abbiamo cambiato idea — rispose Luca con calma. — I soldi li abbiamo usati per altro.

— Per cosa? — domandò la madre, sospettosa.

— Abbiamo comprato un altro appartamento. E presto ci trasferiremo.

— Come? E il mio regalo?!

— Grazie, mamma, ma non vogliamo vivere sotto il tuo controllo.

Negli occhi di Elena Maria brillò l’offesa. Ma Luca non si fece smuovere.

In realtà, la decisione era stata accelerata dall’aiuto della madre di Bianca. Aveva ricevuto un’eredità e aveva condiviso con generosità parte dei soldi con la figlia, come ulteriore regalo di nozze.

I due trovarono rapidamente un grazioso appartamento in un altro quartiere, presero un mutuo e iniziarono ad arredarlo.

Luca e Bianca capirono: nessun regalo, per quanto prezioso, vale la tranquillità e la libertà personale.

E quando, il giorno del trasloco, Elena Maria si fermò sulla soglia accusandoli di tradimento, Luca rispose con fermezza:

— Ti vogliamo bene, mamma. Ma vogliamo costruire la nostra vita. Senza visite quotidiane. Senza controllo. Senza interferenze.

E se ne andarono, lasciando alle spalle quell’appartamento “regalato” e quella vita in cui la loro felicità sarebbe stata soffocata da troppa cura.

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