**Il Ritorno**
“Elena! Dove sei? Elena!” Caterina irruppe in casa, scrutò la stanza vuota e corse fuori sul portico, i tacchi che battevano sul legno e la porta che sbatteva dietro di lei. “Dove diavolo è finita?” Per la disperazione e l’impazienza, batté un piede a terra.
Dietro l’angolo della casa apparve una ragazza minuta con una bacinella di plastica in mano.
“Finalmente! Ti ho chiamata più volte…” Caterina scese dal portico e raggiunse l’amica.
“Stendevo il bucato nell’orto. Che c’è?” Elena posò la bacinella accanto alla porta.
“C’è qualcosa.” Caterina brillò negli occhi scuri sotto la frangia folta.
Avrebbe voluto tormentare un po’ l’amica, non svelare subito la notizia, ma non resistette e la buttò fuori tutta d’un fiato:
“Nicola è tornato.”
“Davvero?” Negli occhi di Elena passarono in fretta diffidenza, gioia, confusione e di nuovo diffidenza.
“Non mento. L’ho visto io stessa. Sua madre non lo mollerà tanto facilmente, anche lei gli è mancata.”
“Andiamo!” disse Elena ridendo, e fu la prima a correre fuori dal cortile.
Il sole inondava il paesino di luce calda, il fiume serpeggiava tra le rive erbose, e il mondo sembrava incredibilmente bello. Ma Elena non vedeva nulla intorno a sé. Il cuore le batteva forte: “Nicola! Nicola!” nell’attesa di rivedere finalmente l’uomo che amava.
“Guarda, eccolo!” Caterina le afferrò una mano.
Nicola avanzava verso di loro in uniforme militare. Vide le due ragazze e si mise a correre.
Una gioia travolgente riempì il cuore di Elena, che si staccò da Caterina e gli corse incontro, lasciandosi cadere tra le sue braccia, stringendosi a lui con tutto il corpo tremante.
Caterina rimase da parte, guardando con invidia il ricongiungimento degli innamorati. Anche a lei piaceva Nicola, ma lui non vedeva nessuno all’infuori di Elena. Aveva finito la scuola due anni prima ed era rimasto al paese ad aiutare i genitori. La loro fattoria era grande, vivevano vendendo i prodotti della terra: latte, carne, verdure. Un anno dopo, Nicola era stato chiamato per il servizio militare.
“Che ci trova in lei? Io sono più bella. Perché a lei tutto?” pensò Caterina con gelosia, mordendosi nervosamente il labbro. Lacrime traditrici le riempirono gli occhi. Corse a casa, si gettò sul letto, affondò la faccia nel cuscino e lasciò libero sfogo al pianto.
“Che è successo?” uscì dalla cucina sua madre.
“Niente,” sbottò Caterina.
“Dai, dai. Sei gelosa? Credi che non ci saranno altri ragazzi per te? Guarda Alessandro, non ti toglie gli occhi di dosso, lavora bene, è un bel ragazzo, ha già casa sua.”
“Mamma!” Caterina scoppiò in lacrime ancora più violente. “Me ne vado. Prendo il diploma e me ne vado. In città.”
“Che ti salta in mente. Ti aspettano là, vero? No, cara, chi nasce rotondo non muore quadrato. Te ne vai, e loro restano qui…” la madre iniziò cautamente.
“No. Io sono più bella, ho un fisico migliore. Elena partorirà e si sciuperà. Devo trovare un modo. L’importante è non lasciarli soli.” Le lacrime si asciugarono sui suoi occhi.
“Ecco, brava,” approvò la madre tornando in cucina.
Poco dopo arrivò Elena. Caterina vide quanta felicità brillava nei suoi occhi e il cuore le si strinse di nuovo dalla gelosia. Forzò un sorriso.
“Perché vi siete lasciati così in fretta?” non riuscì a nascondere la malizia.
“Ora si raduna tutta la famiglia, festeggiano il suo ritorno. Stasera verrà al ballo. Oh, Caterina, sono così felice! E tu perché fai quella faccia?” chiese Elena, senza capire l’umore dell’amica.
“Non vi disturberò. E poi non ho nemmeno un vestito per il ballo. Sai bene che mia madre non mi dà un euro per comprarmelo.”
“Ti presto il mio, quello che ti piaceva. Sono ingrassata, non mi entra più, ma a te starà benissimo. Vieni a casa mia, lo provi,” propose Elena.
Caterina trattenne a stento un grido di gioia. Si girò e rigirò davanti allo specchio nella camera di Elena, ammirandosi. Il vestito le stava a pennello.
“Non ti dispiace?” chiese, fingendo esitazione.
“Per niente,” rispose Elena con leggerezza, abbracciandola. “Tienilo. Ora devo preparare la cena.”
“A stasera!” Caterina le diede un bacio sulla guancia e corse a casa.
Quella sera, Elena passò a prendere Caterina e insieme andarono in piazza, dove la musica risuonava sotto le stelle. Alcune ragazze ballavano già al centro. Due ragazzi giocavano a biliardo in un angolo. Elena cercò Nicola con lo sguardo.
“Non c’è. Andiamo a ballare.” Caterina si unì alle altre, girando su se stessa con le braccia alzate, senza smettere di guardare verso l’entrata, sperando di veder arrivare Nicola.
Quando la musica si fermò, uscì all’aperto, sventolandosi il viso arrossato. Le sere di giugno erano ancora fresche. Caterina rabbrividì. Poco distante, Alessandro fumava una sigaretta.
Caterina fissò a lungo il crepuscolo, finché non vide Nicola. Lo riconobbe dall’uniforme. Senza pensarci, scese dal gradino e si avvicinò ad Alessandro, avvolgendogli le braccia al collo. Il vestito chiaro risaltava nell’oscurità.
“Che fai, Caterina?” chiese lui, sorpreso.
Lei invece di rispondere gli affondò le labbra sulle sue. Alessandro non si fece pregare e la strinse a sé. Quando Caterina si allontanò e si voltò, Nicola si stava allontanando in fretta. Alessandro, contrariato, la tirò di nuovo a sé.
“Vattene!” gli gridò Caterina e corse di nuovo dentro.
Era andata ancora meglio del previsto. Il vestito aveva ingannato Nicola. Di certo aveva pensato che fosse Elena a baciare un altro. Addio matrimonio!
“Hai visto Nicola?” chiese Elena quando Caterina rientrò.
“Sì. È rimasto un attimo sulla porta ed è andato via. Dai, balliamo.”
“Come, è andato via?” Elena corse verso l’uscita.
Caterina, come se niente fosse, si unì alle ballerine.
Elena raggiunse Nicola proprio davanti a casa sua.
“Aspetta! Perché te ne sei andato?” gli afferrò una mano.
“Mi aspettavi, eh? Il vestito l’avevi scelto per me? Mettitelo pure per quello con cui ti sei baciata,” disse Nicola tra i denti, liberandosi dalla presa ed entrando in casa.
Elena rimase senza parole. Ferma, le braccia cadenti. Poi se ne andò a casa a testa bassa. La mattina dopo tornò da Nicola.
“Buongiorno, zia Maria,” salutò la madre di lui.
Quella la guardò torva.
“Non so cosa hai combinato, ma ieri Nicola è tornato fuori di sé. Ha detto che non ci sarà nessun matrimonio.”
Elena corse da Caterina. A chi altro poteva confidarsi, se non alla sua migliore amica? Piangendo, le raccontò tutto.
“Andiamo dalla zia Rosina. Sa leggere il futuro. Le basta guardare una persona per capMa quando arrivarono davanti alla vecchia casa ai margini del paese, Elena si fermò con un brivido, sentendo che quell’incontro avrebbe cambiato tutto.