La coppia Conti era benvoluta da tutti. Lei, una splendida bionda naturale con gambe che parevano infinite, era sorprendentemente gentile e affabile, cosa non molto comune tra le donne di rara bellezza. Lui, un affascinante e aitante capitano di fregata, non era certo da meno in quanto a fascino maschile. La famiglia viveva in perfetta armonia, senza dar adito a pettegolezzi. Camminavano per le vie di Roma mano nella mano, come due adolescenti innamorati, e raramente erano visti separati. Insomma, un’idillio. Col passare degli anni, i loro sentimenti non facevano che rinforzarsi, suscitando l’invidia di chi li circondava. In sette anni non c’era mai stato un litigio. L’unico neo era la gelosia silenziosa di Gianni, che cresceva lentamente ma inesorabilmente. Gianni, uomo di natura controllata, non lasciava trasparire esternamente questo tormento, reprimendolo dentro di sé. Chi può dire quali tempeste agitassero l’animo del marinaio, vedendo gli sguardi ammirati rivolti alla moglie e udendo complimenti e commenti galanti alle feste militari. Tuttavia, persino Claudia non percepiva mai ombre nei pensieri del marito. In quel periodo, la nave doveva uscire per una missione di controllo. Una routine ormai consolidata. Dieci giorni di tensione e notti insonni. Gianni si era congedato dalla moglie la mattina presto, baciato il figlio addormentato e, promettendo di tornare tra dieci giorni, era partito per adempiere al suo dovere. Il mare si era rivelato impegnativo, con problemi tecnici che spuntavano ovunque. Gianni, responsabile della meccanica, passava giorni e notti a riparare le attrezzature in avaria. La decisione del comandante di rientrare al settimo giorno a causa dei numerosi problemi tecnici avevano deluso Gianni, ma l’idea di riabbracciare Claudia tre giorni prima degli attesi risollevava il suo morale. La nave rientrò tardi di sera. Senza perdere tempo, Gianni, senza nemmeno concedersi il tradizionale brindisi per il ritorno, si precipitò a casa come un cavallo al galoppo. Pregustando il calore dell’abbraccio coniugale, salì rapidamente i tre piani della palazzina, fermandosi davanti alla porta di casa. Erano l’una di notte passata. “Stanno dormendo,” pensò. Immaginava di spogliarsi silenziosamente e scivolare nel letto accanto a Claudia, assaporandone la reazione sorpresa. Con la mano tremante, inserì la chiave nella serratura, che aveva sempre lubrificato con cura, e si introdusse nel corridoio. Con sommo disappunto, notò che Claudia non era ancora a letto. Dalla camera da letto filtrava una luce e si sentivano dei rumori. Avvicinandosi in punta di piedi, Gianni vide una scena che non avrebbe mai potuto immaginare neanche nel peggiore dei suoi incubi. La lampada era accesa. Sul loro letto coniugale, una donna con capelli biondi sparsi sui cuscini giaceva con le gambe scomposte. Sopra lei, un uomo nudo, ritmicamente in movimento. La donna gemeva forte, e quei gemiti erano quelli di sua moglie, più intensi di quanto Gianni avesse mai udito. Gianni rimase paralizzato. Non è chiaro quanto tempo trascorse in quello stato, prima che la rabbia lo spingesse a cercare una possibile arma. La fondina e il suo pugnale non c’erano. Corse in cucina. La prima cosa che gli venne sotto mano fu una forchetta d’argento del servizio ricevuto in dono per il matrimonio. Impugnando quell’arma improvvisata con entrambe le mani, Gianni rientrò nella stanza traditrice. Con forza, scagliò la forchetta verso il traditore. Il grido che seguì era indescrivibile. Un veterano di guerra vicino, raccontò di essersi svegliato gridando “Bombe!” e di aver allertato l’intera famiglia. Rimasero a convincerlo dell’assenza di bombardamenti e feriti per oltre quaranta minuti. I bambini del piano di sopra si spaventarono a morte, e i genitori furono colpiti da una paura ultraterrena. Persino il pastore tedesco dei vicini ululò fino all’alba. Gianni lasciò la forchetta conficcata nel traditore e si voltò per andarsene, desiderando solo di abbandonare quella casa e concedersi a un’ubriacatura liberatoria, prima di tornare a raccogliere le sue cose il giorno dopo. Con sua sorpresa, trovò Claudia nel corridoio, con indosso un accappatoio e i capelli avvolti in un asciugamano, fresca e attraente come sempre. Per Gianni, già smarrito, fu un ulteriore shock. Sembrava una statua di pietra. Con difficoltà, riuscì a pronunciare: — Ma chi c’è lì? Con un dito tremante indicava la stanza. — Ma è tuo fratello Marco con sua moglie. Te l’ho detto che sarebbero venuti a stare da noi da quando l’hanno trasferito. Ho ceduto loro la nostra camera, mentre io e nostro figlio dormiamo insieme. Ma che urli ci sono stati? — Io… non so… una forchetta… — sono passata a farmi una doccia. Di giorno l’acqua scarseggia e la pressione è bassa. Senti, Gianni, credo che sia successo qualcosa in camera loro… — Eh sì, – fu tutto quello che riuscì a dire Gianni, prima di crollare a terra svenuto. Ricordava bene del trasferimento di Marco e dell’arrivo della moglie, anch’essa bionda, ma la furia cieca aveva oscurato la sua mente. Alla fine, tutto si risolse meglio del previsto. Le ferite nel posteriore di Marco furono curate in ospedale. Un chirurgo espresse meraviglia per la forza del colpo. Con qualche punto e una battuta, assicurò a Marco che non avrebbe mai sofferto di emorroidi. La moglie di Marco, Chiara, fu più difficile da trattare. Ci vollero quattro infermiere e un medico per farle rimettere le gambe nella posizione giusta, e balbettò per solo tre mesi, e solo a letto. Insomma, niente di grave. La famiglia rimase unita, e la vita riprese il suo corso normale. Gianni e Claudia continuavano a passeggiare mano nella mano, sempre più affiatati. I giorni tornavano a scorrere con regolarità, con le navi che andavano e venivano dalla base. Tuttavia, Claudia cominciò a riporre tutto ciò che era affilato in casa, incluse le stuzzicadenti, mentre Gianni, rientrando a casa, suonava il campanello per un lungo periodo prima di entrare. Riguardo a Marco e Chiara, decisero di perdonare Gianni ma giurarono di non fermarsi più a dormire da lui…
Il ritorno anticipato di tre giorni: tutto come pensavi, ma ancora peggio…
