Il pentito: come il tradimento si trasformò in una totale sconfitta
Luigi riposava sul divano, assorto nell’ennesima puntata di una serie televisiva, quando suo padre entrò nella stanza. Non c’era esitazione nella sua voce:
— Figlio, dobbiamo parlare.
— Dimmi pure, — rispose Luigi, senza staccare gli occhi dallo schermo.
— Tua moglie è venuta a trovarmi. Dice che ultimamente ti comporti in modo strano. Hai qualche problema?
— Tutto a posto, — replicò Luigi, scrollando le spalle.
— Davvero? — Andrea Silvio prese in silenzio il tablet dalla scrivania, aprì una fotografia e la mostrò al figlio. Luigi la guardò e rimase pietrificato.
Un tempo, Andrea e Antonella erano stati un modello d’amore: insieme avevano avviato un’azienda, condiviso la vita, e solo a trentotto anni era nato il loro desideratissimo figlio. Luigi era stato adorato, viziato, cresciuto senza regole. Era diventato un uomo egoista, pigro e irresponsabile.
Dopo essersi laureato a fatica – e solo grazie ai soldi dei genitori – Luigi aveva annunciato di essere stanco. Non voleva lavorare, sostenendo che i soldi non gli mancassero.
Andrea insisteva perché diventasse indipendente, ma Antonella lo difendeva sempre:
— Lascialo riposare. Avrà tempo di darsi da fare nella vita.
Il marito sospirava, consapevole che il figlio fosse incapace di mettersi in gioco.
Luigi viveva nell’ozio. Feste, viaggi all’estero, donne sempre diverse. Distrusse l’auto costosa che gli avevano regalato – sopravvisse per miracolo, ma sua madre finì in ospedale per lo shock e un anno dopo morì. Con la sua scomparsa, ogni disciplina nella vita di Luigi svanì. Cominciò a svuotare il conto bancario di sua madre senza neppure nascondere le proprie azioni.
Poi portò a casa una nuova fiamma: Valeria. Giovane, appariscente, sfacciata. Suo padre capì subito che si trattava di guai. Cercò di metterlo in guardia:
— Beatrice è la donna giusta per te. Intelligente, tranquilla, di casa. Ti ama da sempre.
— Beatrice è noiosa, — ribatté Luigi. — Valeria invece è divertimento.
Ma il divertimento presto si trasformò in tragedia. Una festa rumorosa sconvolse la casa: tutto sottosopra, la domestica in lacrime, suo padre furioso.
— O ti dai una regola, o ve ne andate.
Luigi rispose con arroganza:
— Cosa, non posso invitare gente a casa mia?
— Questa è casa mia, — rispose calmo Andrea. — A te appartiene solo l’appartamento in città. Va’ lì e divertiti quanto vuoi.
Il figlio se ne andò, ma continuò a prosciugare il conto di sua madre. Valeria, come si scoprì, non era con lui per amore. Dopo un paio d’anni furono al verde e dovettero vendere l’appartamento per saldare i debiti. Poi Valeria sparì con un altro uomo, lasciando Luigi con un neonato tra le braccia.
Fu così che Luigi tornò – con Davide di sei mesi, pallido, distrutto, umiliato.
— Non ho più un posto dove andare, — sussurrò.
Suo padre lo accolse. Ma pose tre condizioni: rimettersi in sesto, trovarsi un lavoro e sposare… Beatrice.
E Beatrice accettò. In tutti quegli anni era rimasta fedele ai suoi sentimenti. Amava Davide come fosse suo figlio, e un test del DNA confermò che il bambino era davvero il nipote di Andrea Silvio.
Per tre anni regnò la pace. Luigi sembrava cambiato. Lavorava, non sprecava più tempo in frivolezze, si dedicava alla famiglia. Ma poi ricominciò a comportarsi in modo strano. Spariva la sera, era scontroso. Un giorno, suo padre decise di scoprire la verità – coinvolse la sicurezza privata. E ottenne le foto: Luigi incontrava Valeria.
— Perché la vedi? — chiese Andrea, gettando il tablet davanti al figlio.
— È la madre di mio figlio, — rispose Luigi.
— Lei è la rovina della tua vita. Allontanati. E fa’ in modo che dimentichi la strada di questa casa. Mi assicurerò che perda ogni diritto.
Una settimana dopo, Luigi scomparve. L’ultima volta che lo videro, stava salendo in macchina con Valeria.
Andrea Silvio non sopravvisse al tradimento. Beatrice e Davide gli furono accanto fino alla fine. E Luigi? Ricomparve solo quattro mesi dopo – abbronzato, ben vestito, con Valeria al braccio.
— Ciao, — disse sorridendo a Beatrice. — Sei sempre la stessa. Siamo qui per l’eredità.
— Non valeva la pena. Tutto è già deciso, — risposa Beatrice. — Davide, va’ di sopra, per favore. Io e tuo padre dobbiamo parlare.
Il bambino obbedì in silenzio. E Beatrice, con calma, aggiunse:
— Tutti i beni sono miei e di Davide. Legalmente, io sono sua madre.
— Cosa? — gridarono Luigi e Valeria.
— Ogni documento è in regola. I vostri diritti sono annullati. Non avrete nulla.
— Siamo i suoi genitori! — protestò Valeria.
— No. I genitori sono quelli che ci sono, — disse piano Davide dalla scalinata. — Beatrice è mia madre. Voi non siete nessuno.
Le guardie lo scortarono via in silenzio. Luigi capì di aver perso. Come sempre.