Il segreto che ha distrutto una famiglia

La misteriosa frattura

In un paesino accoccolato lungo il fiume, dove le lanterne si accendevano al calar del sole, Giulia stava riordinando la cucina. L’aroma della crostata appena sfornata fluttuava ancora nell’aria quando, all’improvviso, squillò il telefono. Sul display apparve il nome dell’amica Silvia, con cui non parlava da anni.

«Silvia, ciao! Che bello sentirti!» esclamò Giulia, asciugandosi le mani sul grembiule.

Dopo gli convenevoli, Silvia domandò all’improvviso:
«Giulia, tu e Marco vi siete lasciati?»
«No! Ma che dici?» Giulia trasalì, il cuore le fece un balzo.
«Strano, allora come spieghi questa foto?» nella voce di Silvia trapelava una nota d’ansia.

Un attimo dopo, sul telefono di Giulia arrivò un messaggio. Lo aprì, guardò l’immagine e rimase immobile, come se il mondo attorno a lei fosse crollato.

«Porca miseria, ne ho fin sopra i capelli!» sbatté la porta d’ingresso Marco, lanciando le chiavi sul mobiletto.

«Marco, che succede?» chiese Giulia, sorpresa. Lei tornava sempre prima dal lavoro, così aveva il tempo di sistemare la casa e preparare la cena.

«Cosa succede? Tutto!» ringhiò lui, scagliando la giacca. «Questo lavoro, la routine, le cazzate quotidiane! Non ne posso più! Dai, scappiamo via, almeno per qualche giorno. Al lago, o magari in un agriturismo. Sono allo stremo!»

«Ma dobbiamo chiedere i permessi» rifletté Giulia. «E poi abbiamo promesso a tuo padre di aiutarlo con l’orto…»

«Fanculo l’orto!» la interruppe Marco. «Non scappa mica in due settimane! Io invece sto per esplodere! Cosa ti importa di più, delle zucchine o di me?»

«Naturalmente di te» sussurrò Giulia, vedendolo così turbato. «Parlerò al lavoro, non mi negheranno i giorni. Sono due anni che non mi fermo.»

«Allora prenoto i biglietti?» si animò Marco, strofinandosi le mani.

«Prenota» annuì lei. Anche a Giulia mancava una pausa: la maturità del figlio, l’iscrizione all’università in un’altra città, l’allagamento causato dai vicini del piano di sopra che aveva richiesto una ristrutturazione. Le forze erano svanite.

«Deciso» concluse lui. «Il lago costa troppo, andiamo in agriturismo. C’è natura, un laghetto vicino e non ci rovina.»

Giulia non obiettò. Raramente contraddiceva il marito. Anche quando, dopo l’allagamento, Marco aveva comprato la carta da parati economica invece di quella che piaceva a lei, o quando l’aveva dissuasa da un buon lavoro, dicendole:

«Ma che senso ha fare avanti e indietro per tutta la città? Trascurerai la casa. E poi, che te ne fai di uno stipendio migliore? Io guadagno abbastanza. Cerca al supermercato qui vicino, così hai tutto sotto mano.»

Giulia cedette. Il lavoro al supermercato non le piaceva, ma almeno teneva in ordine la casa. L’unica volta in cui si oppose davvero fu quando Marco cercò di costringere il figlio a non iscriversi alla facoltà che desiderava.

«No!» tagliò corto Giulia. «Nostro figlio sceglie da solo. Non provarci neanche!»

Marco, sorpreso da quella reazione inaspettata, indietreggiò, ma poi non perse occasione per rimproverarla di non «considerarlo più». Lei lo calmava ogni volta, assicurandogli che non era vero.

I biglietti per l’agriturismo furono acquistati, le valigie pronte, le ferie approvate. Mancavano due giorni alla partenza quando chiamò il suocero, Vittorio.

«Giulia, ciao» la sua voce tremava. «Non riesco a raggiungere Marco. Sta bene?»

«Buongiorno, Vittorio. Marco è andato in farmacia, ha lasciato il telefono a casa» rispose Giulia. «Che c’è? Sembri agitato.»

«Mi è venuto un gran male alla schiena» sospirò l’uomo. «Non riesco a muovermi. Potrebbe passare mio figlio? Magari mi spalma un po’ di pomata, altrimenti non ce la faccio. L’infermiera costa troppo, e la vicina che mi aiutava si è trasferita.»

«Certo, glielo dico. Torna tra poco, passeremo subito» promise Giulia.

Al rientro, Marco ascoltò la moglie e fece una smorfia:
«Ma che sfortuna! Proprio adesso?»

«Marco, ma che dici?» si indignò Giulia. «È tuo padre! Le malattie non guardano l’orologio. Andiamo, vediamo come sta.»

«Ha una sorella, se non ricordi» borbottò lui.

«Sua sorella cammina a malapena, se non ricordi tu!» alzò la voce Giulia. «Basta, andiamo.»

Borbottando, Marco la seguì. La porta del suocero era socchiusa. Vittorio era piegato in due dal dolore, appoggiato al lavello della cucina.

«Mi sono mosso male» mormorò, colpevole, guardando figlio e nuora. «Se ci fosse ancora Lucia, non vi avrei disturbati.»

Lucia, la madre di Marco, era mancata anni prima. Da allora, Vittorio viveva solo. Il figlio e la nuora lo visitavano di rado, mentre il nipote, quando abitava ancora in città, passava spesso da nonno dopo scuola.

«Papà, ma proprio ora?» sbuffò Marco. «Stiamo per partire!»

Giulia lo strattonò per la manica.

«Scusate il vecchio» la voce di Vittorio si incrinò, e Giulia sentì una stretta al cuore. «Non l’ho fatto apposta.»

«Non è nulla» disse lei con dolcezza. «Dove hai la pomata? Ti aiutiamo subito.»

Mezz’ora dopo, Vittorio riuscì a raddrizzarsi e, appoggiandosi a Giulia, raggiunse il divano. Lei controllò il frigo: il cibo bastava per un giorno.

«Domani torno, ti faccio qualcosa da mangiare» promise.

A casa, la coppia litigò.

«Ma cosa ti salta in mente?» si infuriò Marco. «Partiamo, e tu vuoi cucinare per mio padre?»

«È tuo padre!» cercò di farsi ascoltare Giulia. «Chi lo aiuterà, se non noi?»

«Chiama un’ambulanza, che lo portino in ospedale!» insistette lui. «Là lo nutrono e lo curano.»

«Sai che non andrà. E non è detto che con quel mal di schiena lo ricoverino. A casa guarirà prima» tenne duro Giulia, sconcertata dalla freddezza del marito. «Magari domani starà meglio.»

Ma il giorno dopo Vittorio non migliorò. A stento si muoveva, non poteva cucinare né lavarsi.

«Marco, dobbiamo rimandare» sospirò Giulia.

«Fai come vuoi!» tagliò corto lui. «Io vado in ferie, con o senza di te. Non ho lavorato un anno per stare ai piedi di un vecchio!»

Giulia sperò che cambiasse idea, ma la mattina dopo scoprì che né lui né le valigie erano in casa.

«Al diavolo i doveri! Al diavolo la coscienza!» pensò Marco, mentre il treno sferragliava. «Sono esausto e ho diritto a riposare!»

Mentre Giulia rinunciava alle ferie per assistere il suocero,Marco tornò mesi dopo, con le tasche vuote e il cuore gonfio di rimpianto, ma ormai la porta di casa si era chiusa per sempre.

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