Ah, ti racconto una storia che mi ha toccato il cuore.
Mi chiamo Valentina, mio marito si chiama Luca. Avevamo una famiglia felice: due figlie che Luca adorava, viziarle come principesse era il suo vizio. Lo amavano più di me, e io lo amavo follemente. Lui sembrava ricambiare. Ma ultimamente lo vedevo nervoso, a volte si arrabbiava persino con le bambine. La tensione cresceva, e il mio cuore si stringeva ogni volta.
Non capivo cosa stesse succedendo. Quando glielo chiesi, mi liquidò con un:
*”Problemi al lavoro, Vale. Non preoccuparti.”*
Le sue parole mi calmarono un po’, ma l’aria in casa rimase pesante. Volevo parlarci seriamente, quando all’improvviso squillò il telefono. Una voce di donna, fredda, mi disse:
*”Sa che suo marito ha un’altra famiglia? Ha un figlio di nome Matteo.”*
La chiamata cadde. Rimasi immobile, incapace di crederci. Luca, un traditore? Il mio mondo crollò. L’aspettai tornare dal lavoro, ogni minuto un’eternità. Quando entrò, trattenendo le lacrime, gli chiesi:
*”Luca… chi è Matteo?”*
Sbiancò. Non si aspettava quella domanda. Balbettò qualcosa di incomprensibile, poi tacque sotto il mio sguardo. Scoppiai:
*”Se non mi dici la verità adesso, la scoprirò da sola!”*
Allora abbassò la testa e parlò. Tre anni prima, aveva avuto una storia con una collega più giovane. Lei era rimasta incinta, e Luca l’aveva supplicata di abortire, giurando che non ci avrebbe mai lasciato. Ma lei decise di tenere il bambino, usandolo come ricatto. Era nato Matteo. Luca confessò che non poteva abbandonarlo, perché la madre era irresponsabile. Aveva paura che il piccolo sarebbe rimasto solo.
Ero sconvolta. La mia famiglia, il mio mondo, tutto finito. Ma amavo Luca, e sapevo che lui amava me. Le nostre bimbe, Sofia e Ginevra, non andavano a dormire senza che papà leggesse loro una fiaba. Per loro, per il nostro amore, trovai la forza di perdonarlo. Ma quel segreto mi lasciò una ferita profonda.
Un giorno incontrai un’amica d’infanzia, Chiara, che non vedevo dai tempi dell’università. Lavorava in un orfanotrofio. Entrammo in un bar, e all’improvviso vidi Luca. Seduto a un tavolino con un bambino di cinque anni. Il cuore mi si strinse: era Matteo, il figlio di mio marito. Chiara, seguendo il mio sguardo, sussurrò:
*”Ha dei genitori, ma è comunque un orfano.”* Indicò Luca e il bambino.
Mi spiegò che la madre di Matteo l’aveva abbandonato, si era risposata e trasferita all’estero. Il padre, cioè Luca, aveva già una famiglia, quindi quel bambino, pur avendo i genitori, era solo. Ascoltai, con le lacrime agli occhi. Chiara se ne andò, io presi coraggio, mi avvicinai al tavolo e dissi:
*”Signori, non è ora di tornare a casa?”*
Matteo mi guardò, terrorizzato. Ma quando gli sorrisi, scoppiò in lacrime, mi corse incontro e mi abbracciò, sussurrando:
*”Mamma, sapevo che saresti venuta a prendermi!”*
Lo strinsi a me, e capii in quel momento: era mio. Io e Luca lo adottammo. Adesso abbiamo tre figli. Sofia e Ginevra adorano il loro fratellino. Matteo, che per anni era stato senza amore, diventò il bambino più felice del mondo.
Conobbi la nonna di Matteo. Mi disse che sua figlia non aveva mai amato Luca, e odiava il proprio bambino. Mi spezzò il cuore, ma sapevo che ora Matteo aveva noi. Gli anni passarono. Le ragazze sono cresciute, si sono sposate, stanno bene. Matteo sta per laurearsi in medicina, e siamo così orgogliosi di lui.
Sono certa di aver fatto la cosa giusta, dando a quel bambino una vera famiglia. I figli che hanno dei genitori non dovrebbero mai sentirsi orfani. La nostra storia, a Castellammare, è diventata una leggenda. La gente ne parla con tenerezza, e io, guardando i miei figli ridere, so che l’amore e il perdono possono guarire anche le ferite più profonde.