Il Segreto della Seconda Famiglia: Un Dramma Sconvolgente

Il Segreto della Seconda Famiglia: Dramma a Como

«Sai che tuo marito ha un’altra famiglia? Ha un figlio di nome Luca.» La voce al telefono era gelida e tagliente. La donna riattaccò di colpo.

Mi chiamo Sofia, mio marito è Marco. Vivevamo a Como, sembravamo la famiglia perfetta. Avevamo due figlie, che Marco adorava. Le chiamava le sue principesse, le viziava così tanto che mi amavano più di me. Lo amavo follemente, e credevo che anche lui mi amasse. Ma negli ultimi mesi era diventato nervoso, irritabile, a volte si arrabbiava persino con le bambine.

Non capivo cosa stesse succedendo. Quando glielo chiesi, mi liquidò:
«Problemi al lavoro, Sofia. Non pensarci.»

Mi calmai un po’, ma l’ansia non sparì. La tensione in casa cresceva, decisi di affrontare Marco seriamente. Ma in quel momento squillò il telefono. Una voce femminile sconosciuta pronunciò quelle parole:
«Sai che tuo marito ha un’altra famiglia? Ha un figlio di nome Luca.»

La linea si interruppe. Rimasì immobile, come se il terreno mi mancasse sotto i piedi. Il mio Marco? Un traditore? Un’altra famiglia? Non potevo crederci. Aspettare che tornasse dal lavoro fu una tortura. Quando entrò, trattenendo a stento le lacrime, gli urlai:
«Marco, chi è Luca?»

Si bloccò, chiaramente colto alla sprovvista. Il volto gli si sbiancò, iniziò a balbettare, ma non riuscivo a capire una sola parola. Scoppiai:
«Se non mi dici la verità adesso, andrò a scoprirla da sola!»

Marco cadde su una sedia, si coprì il volto con le mani e parlò. Tre anni prima aveva avuto una relazione con una giovane collega. Lei era rimasta incinta, ma lui l’aveva supplicata di interrompere la gravidanza, giurando che amava me e le nostre figlie e che non avrebbe mai lasciato la famiglia. Ma lei aveva deciso di tenere il bambino per ricattarlo. Era nato un maschietto. Lei si era rivelata una cattiva madre, e Marco, a suo dire, non poteva permettere che suo figlio crescesse nella miseria o finisse in un orfanotrofio.

Lo ascoltai, e il mio mondo crollò. Come era potuto succedere a noi? Ma amavo Marco. Sapevo che amava me e le nostre bambine, le principesse che non si addormentavano finché papà non leggeva loro una favola. Attraverso il dolore e le lacrime, lo perdonai, decisa a superare tutto insieme.

Un giorno incontrai un’amica che non vedevo dai tempi dell’università. Lavorava in un orfanotrofio. Entrammo in un bar, e all’improvviso vidi Marco. Era seduto a un tavolo con un bambino di circa cinque anni. Capii subito: era suo figlio. L’amica, cogliendo il mio sguardo, sussurrò:
«Ha dei genitori, ma è comunque un orfano.» E accennò a Marco e al bambino.

Mi raccontò che la madre del piccolo l’aveva abbandonato, si era risposata ed era andata all’estero. Il padre, cioè Marco, aveva la sua famiglia, quindi il bambino, anche se formalmente non era un orfano, era di fatto solo. Il mio cuore si spezzò.

L’amica se ne andò, e io, facendomi coraggio, mi avvicinai al loro tavolo. Sorridendo, dissi:
«Signori, non è ora di tornare a casa?»

Luca mi guardò spaventato, ma vedendo il mio sorriso scoppiò in lacrime, mi si avvinghiò al collo e gridò:
«Mamma! Sapevo che saresti venuta a prendermi!»

Lo strinsi a me, e in quel momento capii: era mio. Non lo avrei mai lasciato andare. Io e Marco adottammo Luca. Ora abbiamo tre figli. Le nostre bambine adorano il fratellino, e lui è il bambino più felice del mondo.

Più tardi incontrai la nonna di Luca. Mi disse che sua figlia non aveva mai amato Marco. E che odiava il proprio figlio, Luca. Ora, invece, il nostro bambino è circondato dall’amore.

Sono passati anni. Le bambine sono cresciute, si sono sposate, stanno bene. Luca sta per laurearsi in medicina, e siamo orgogliosissimi dei nostri figli. Sono certa di aver fatto la cosa giusta, donando al figlio di mio marito una vera famiglia. I bambini che hanno dei genitori non dovrebbero mai essere orfani: sarebbe un peccato troppo grande.

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