Il Segreto della Seconda Famiglia: un Dramma Svelato.

Il mistero della seconda famiglia: un dramma a Lago di Garda

“Sai che tuo marito ha un’altra famiglia? Ha un figlio di nome Arturo,” disse una voce fredda e tagliente al telefono. La donna riattaccò immediatamente.

Mi chiamo Sofia, e mio marito è Matteo. Vivevamo a Lago di Garda e sembravamo una famiglia felice. Avevamo due figlie, che Matteo adorava, chiamandole le sue principesse e vizinandole tanto che mi amavano più di me. Io lo amavo alla follia, e credevo che lui ricambiasse. Ma negli ultimi mesi era diventato nervoso, irritabile, a volte persino si arrabbiava con le bambine.

Non capivo cosa stesse succedendo. Quando glielo chiesi, mi liquidò:
“Sono problemi di lavoro, Sofia. Non pensarci.”

Mi calmai un po’, ma l’ansia non spariva. La tensione in casa cresceva, e decisi di parlargli seriamente. Ma in quel momento squillò il telefono. Una voce di donna sconosciuta pronunciò quelle parole:
“Sai che tuo marito ha un’altra famiglia? Ha un figlio di nome Arturo.”

La chiamata si interruppe. Rimasi immobile, come se il terreno mi fosse crollato sotto i piedi. Il mio Matteo? Mi aveva tradito? Aveva un’altra famiglia? Non ci credevo. Aspettare che tornasse dal lavoro fu una tortura. Quando entrò, trattenendo a stento le lacrime, esplosi:
“Matteo, chi è Arturo?”

Si bloccò, chiaramente colto alla sprovvista. Il suo viso impallidì, iniziò a balbettare qualcosa, ma non riuscivo a capire. Allora persi la pazienza:
“Se non mi dici la verità adesso, la scoprirò da sola!”

Matteo si lasciò cadere su una sedia, si coprì il viso con le mani e parlò. Tre anni prima aveva avuto una relazione con una collega più giovane. Lei era rimasta incinta, ma lui l’aveva supplicata di interrompere la gravidanza, giurando che amava me e le nostre figlie e che non avrebbe mai lasciato la famiglia. Ma lei decise di tenere il bambino per ricattarlo. Era nato un maschietto. Lei si era rivelata una cattiva madre, e Matteo, a suo dire, non poteva permettere che suo figlio crescesse nella miseria o finisse in un orfanotrofio.

Lo ascoltai, e il mio mondo crollò. Come poteva essere successo a noi? Ma amavo Matteo. Sapevo che amava me e le nostre principesse, che non si addormentavano finché papà non leggeva loro una favola. Attraverso il dolore e le lacrime, lo perdonai, decidendo che ce l’avremmo fatta.

Un giorno incontrai un’amica che non vedevo dai tempi dell’università. Lavorava in un orfanotrofio. Entrammo in un bar, e improvvisamente vidi Matteo. Era seduto a un tavolino con un bambino di circa cinque anni. Capii subito: era suo figlio. L’amica, notando il mio sguardo, sussurrò:
“Ha dei genitori, ma è comunque un orfano.” E accennò a Matteo e al bambino.

Mi raccontò che la madre del piccolo l’aveva abbandonato, si era risposata e trasferita all’estero. Il padre, cioè Matteo, aveva la sua famiglia, quindi il bambino, anche se formalmente non era un orfano, di fatto era solo. Il mio cuore si spezzava.

L’amica se ne andò, e io, facendo un respiro profondo, mi avvicinai al loro tavolo e, cercando di sorridere, dissi:
“Signori, non è ora di tornare a casa?”

Arturo mi guardò spaventato, ma poi, vedendo il mio sorriso, scoppiò in lacrime, mi si gettò addosso, mi abbracciò e gridò:
“Mamma, sapevo che saresti venuta a prendermi!”

Lo strinsi a me, e in quel momento capii: era mio. Non l’avrei mai lasciato andare. Io e Matteo adottammo Arturo. Ora abbiamo tre figli. Le nostre bambine adorano il fratellino, e lui è il bambino più felice del mondo.

Più tardi incontrai la nonna di Arturo. Mi disse che sua figlia non aveva mai amato Matteo. E odiava suo figlio, Arturo. Ora invece il nostro bambino è circondato dall’amore.

Sono passati anni. Le ragazze sono cresciute, si sono sposate e stanno bene. Arturo sta per laurearsi in medicina, e siamo incredibilmente orgogliosi dei nostri figli. Sono sicura di aver fatto la cosa giusta, regalando al figlio di mio marito una vera famiglia. I bambini che hanno dei genitori non devono essere orfani: è un peccato troppo grande.

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