Il Segreto della Seconda Famiglia: Una Drammatica Rivelazione

– Sai che tuo marito ha un’altra famiglia? Ha un figlio di nome Tommasino. – La voce al telefono era gelida e tagliente. La donna riattaccò subito.

Mi chiamo Lucia, e mio marito si chiama Matteo. Vivevamo a Bellagio, e sembravamo una famiglia felice. Avevamo due figlie, che Matteo adorava, chiamandole le sue principesse e vizinandole così tanto che loro lo amavano più di me. Io lo amavo alla follia, e credevo che lui ricambiasse. Ma negli ultimi mesi era diventato nervoso, irritabile, a volte si arrabbiava anche con le bambine.

Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Quando glielo chiesi, mi liquidò con una scusa:
– Problemi di lavoro, Lu. Non pensarci.

Mi calmai un po’, ma l’ansia non se ne andava. La tensione in casa cresceva, e decisi di parlargli seriamente. Proprio in quel momento squillò il telefono. Una voce di donna sconosciuta pronunciò quelle parole:
– Sai che tuo marito ha un’altra famiglia? Ha un figlio di nome Tommasino.

La linea cadde. Restai immobile, come se il terreno mi si fosse sbriciolato sotto i piedi. Il mio Matteo? Mi ha tradito? Un’altra famiglia? Non potevo crederci. Aspettare che tornasse dal lavoro fu una tortura. Quando entrò, trattenendo a stento le lacrime, gli sbattei in faccia:
– Matteo, chi è Tommasino?

Si bloccò, chiaramente colto alla sprovvista. Il suo viso impallidì, iniziò a balbettare qualcosa, ma non riuscivo a distinguere le parole. Allora esplosi:
– Se non mi dici la verità adesso, la scoprirò da sola!

Matteo si sedette, si coprì il viso con le mani e parlò. Tre anni prima aveva avuto una relazione con una collega più giovane. Lei era rimasta incinta, ma lui l’aveva supplicata di interrompere la gravidanza, giurando che amava me e le bambine e che non avrebbe mai lasciato la famiglia. Ma lei aveva deciso di tenere il bambino per ricattarlo. Era nato un maschietto. Lei si era rivelata una pessima madre, e Matteo, a suo dire, non poteva permettere che suo figlio crescesse nella povertà o finisse in un orfanotrofio.

Lo ascoltai, e il mio mondo crollò. Come poteva essere successo a noi? Ma amavo Matteo. Sapevo che amava me e le nostre principesse, che non si addormentavano senza che papà leggesse loro una favola. Attraverso il dolore e le lacrime, lo perdonai, decisa che ce l’avremmo fatta.

Un giorno incontrai un’amica che non vedevo dai tempi dell’università. Lavorava in un orfanotrofio. Entrammo in un bar, e all’improvviso vidi Matteo. Era seduto a un tavolino con un bambino di circa cinque anni. Capii subito: era suo figlio. L’amica, notando il mio sguardo, mi sussurrò:
– Ha dei genitori, ma è comunque un orfano. – E accennò un cenno verso Matteo e il bambino.

Mi spiegò che la madre lo aveva abbandonato, si era risposata e trasferita all’estero. Il padre, cioè Matteo, aveva un’altra famiglia, così il bambino, anche se non era tecnicamente un orfano, era di fatto solo. Il mio cuore si spezzò.

L’amica se ne andò, e io, facendomi coraggio, mi avvicinai al loro tavolo e, sorridendo, dissi:
– Signori, non è ora di tornare a casa?

Tommasino mi guardò spaventato, ma vedendo il mio sorriso scoppiò in lacrime, mi corse incontro, mi abbracciò e gridò:
– Mamma, sapevo che saresti venuta a prendermi!

Lo strinsi a me, e in quel momento capii: era mio. Non l’avrei mai lasciato andare. Io e Matteo lo adottammo. Ora abbiamo tre figli. Le nostre bambine adorano il fratellino, e lui è il bambino più felice del mondo.

Più tardi incontrai la nonna di Tommasino. Mi raccontò che sua figlia non aveva mai amato Matteo. E che odiava suo figlio, Tommasino. Ora il nostro bambino è circondato dall’amore.

Sono passati anni. Le ragazze sono cresciute, si sono sposate, stanno bene. Tommaso sta per laurearsi in medicina, e noi siamo orgogliosissimi dei nostri figli. Sono certa di aver fatto la cosa giusta, regalando a quel bambino una vera famiglia. I figli che hanno dei genitori non dovrebbero mai essere orfani – sarebbe un peccato troppo grande.

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