**Il Segreto di Famiglia**
Cinque anni aveva la piccola Giulia quando si svegliò di soprassalto per un trambusto in casa. Fuori era ancora buio. Uscì dalla sua cameretta e vide dei medici in camice bianco accanto al letto della madre, Beatrice, che giaceva immobile, gli occhi chiusi.
“Mamma, mamma…”, sussurrò Giulia, spaventata, e scoppiò in lacrime.
La videro portare via in barella, verso l’ospedale di Firenze. Il padre, Matteo, rimase con lei. La sera prima, la bambina aveva sentito i suoi litigare. Ripetevano spesso il nome “Alessia”, la sorella di Beatrice, morta anni prima. Giulia ricordava la foto di Alessia appesa nella casa di campagna della nonna Emilia.
Non capiva perché i genitori urlassero. La madre piangeva, il padre alzava la voce. Poi, tutti si addormentarono. E adesso, qualcosa era successo alla mamma.
“Papà, cos’ha la mamma?”, chiese Giulia tra le lacrime.
“Vedi, piccola, il suo cuore è debole. Non deve agitarsi. Torna a letto, è ancora presto. Più tardi ti sveglio per l’asilo.”
Beatrice, infatti, era rimasta paralizzata, incapace di chiamare aiuto. Matteo dormiva sul divano, ma per qualche motivo si svegliò nel cuore della notte e la trovò così. La scosse, ma non reagì. Terrorizzato, chiamò l’ambulanza.
Al mattino, Matteo portò Giulia all’asilo, poi corse al lavoro. All’Autotrasporti Toscani faceva il camionista. In ufficio, la sua amante, Laura, la giovane e vivace addetta ai dispacci, gli si avvicinò. Si frequentavano da due anni, da quando, dopo una festa aziendale, Matteo era finito nel suo monolocale. La moglie non sapeva nulla, ma forse sospettava.
Il giorno dopo, Beatrice incrociò per strada Clara, la contabile dell’azienda di Matteo. “Mio marito è tornato ieri dal viaggio”, le disse Clara, poi si morse la lingua. Tutti sapevano che Matteo e Laura avevano una relazione.
Quella sera, quando lui tornò, Beatrice lo affrontò: “Dove eri ieri? Mi hanno detto che sei rientrato.”
“Chi te l’ha detto? Stai inventando!”
La lite degenerò. Giulia, nella sua stanza, sentì tutto. Non uscì mai durante i loro litigi, come le aveva insegnato la madre. Ma quella volta fu peggio.
Alla fine, Matteo confessò il tradimento. Forse, se avesse mentito, Beatrice non sarebbe crollata. Ma il dolore le spezzò il cuore.
La sera, Matteo portò Giulia in ospedale. Beatrice era pallida, sotto flebo. Sorrise debolmente alla figlia, ma non al marito. Matteo, intanto, aveva deciso: avrebbe lasciato Beatrice per Laura, che aspettava un figlio. Ma non poteva dirglielo ora, i medici le avevano vietato ogni stress.
Passarono i giorni. Emilia, la nonna, arrivò da Siena. “Giulietta, vai in camera tua. Devo parlare con tuo padre.”
Da lì, Giulia sentì la nonna nominare Alessia. Matteo rispose con asprezza. Emilia aveva scoperto del tradimento e, sapendo che aveva mandato Beatrice in ospedale, era venuta a rimproverare il genero. Lui, arrogante, le disse di non intromettersi.
Quando Beatrice fu dimessa, troppo debole per lavorare, Emilia propose di portarla e Giulia in campagna. “Ma e papà?”, chiese la bambina.
“Tesoro, non vivrà più con noi. Andremo dalla nonna, lì andrai a scuola. Io ho bisogno di riposo, altrimenti tornerò in ospedale.”
Giulia non sapeva che Matteo, prima della dimissione di Beatrice, le aveva confessato: “Prendi le tue cose e vattene. Chiederò il divorzio. Tanto, Giulia non è mia figlia.”
Lui andò da Laura e sparì dalla loro vita. Traslocarono a Siena, nella casa di famiglia. Un giorno, Giulia sentì la nonna parlare con la vicina, zia Rosina:
“Il genero? Ha trovato una donna più giovane e sana. Lei gli ha già dato un figlio. Beatrice è sempre più debole, ha il fiato corto.”
Giulia vedeva la madre soffrire, fissare la foto di zia Alessia con occhi lucidi.
Passarono gli anni. Beatrice peggiorava, e Giulia, ormai in quarta elementare, aiutava la nonna. “Riposati, mamma. Ci penso io.”
“Sei la mia piccola donna”, diceva Emilia, abbracciandola.
Un pomeriggio, tornando dal mercato, incontrarono la signora Margherita, che fissò Giulia e disse: “Dio santo, Emilia, tua nipote è il ritratto di Alessia da piccola!”
A casa, Giulia sfogliò l’album di famiglia. Era vero: somigliava ad Alessia. Non disse nulla.
Poco dopo, Beatrice ebbe un altro malore. La portarono all’ospedale, ma non tornò più.
“La mamma non c’è più, Giulietta”, pianse Emilia. Avevano sepolto Beatrice accanto ad Alessia.
Giulia, ormai alle superiori, un giorno chiese: “Nonna, perché somiglio a zia Alessia e non a mamma?”
Emilia, febbricitante, le sorrise: “Sei grande ormai. È giusto che tu sappia la verità.” Le raccontò tutto: Alessia e suo marito, Luca, erano morti in un incidente anni prima. Erano i veri genitori di Giulia.
“Quindi… Alessia era mia madre?”, sussurrò Giulia, sconvolta.
“Sì, cara. Ma Beatrice ti ha amato come una figlia sua.”
Emilia le rivelò anche che Matteo era coinvolto nell’incidente. Tornando da un viaggio, stanco e sotto la pioggia, aveva urtato l’auto di Luca in una curva. Scappò senza fermarsi. Tornato a casa, confessò a Beatrice. Era un doppio dolore: Alessia e Luca erano morti, e Matteo ne era responsabile. Decisero di tacere, per non perderlo. E adottarono Giulia.
Ma i litigi aumentarono. Matteo, sapendo che Giulia non era sua figlia, si allontanò.
Gli anni passarono. Giulia si laureò in medicina e portò la nonna a vivere con lei a Firenze. Poi sposò un collega, Riccardo, ed ebbe due gemelli, Matteo e Pietro. Emilia li vide crescere, felice, prima di spegnersi serenamente.
La seppellirono accanto alle sue figlie, in campagna. Giulia guardava le foto di Alessia e Beatrice, sapendo di avere due madri, anche se nessuna era più con lei.