Il segreto sepolto nella soffitta: la storia di una donna che osò conoscere la verità
Serena non avrebbe mai immaginato che una semplice visita alla casa di campo della suocera si sarebbe trasformata in una rivelazione capace di sconvolgere la sua vita. Eleonora Rossi, madre di suo marito, l’aveva chiamata per aiutare a sgomberare la vecchia abitazione prima della vendita. Sembrava una richiesta innocente, e invece divenne il punto di non ritorno.
«Serena, tu sali in soffitta a sistemare quella montagna di cianfani. Io giù metto a posto il resto», ordinò la suocera con il tono di chi comanda un’armata.
«Va bene», rispose Serena, salendo le scale e iniziando a frugare tra scatole impolverate.
Foto di suo marito da bambino, attestati scolastici, disegni della sorella… Polvere di ricordi. Ma il suo sguardo si fermò su un fascicolo medico spesso come un mattone. Un tuffo al cuore. Con un respiro, lo aprì.
Eccolo nero su bianco: durante l’adolescenza, suo marito Marco aveva sofferto di una malattia che spesso portava all’infertilità. Non un sospetto, ma una diagnosi chiara, firmata dai medici.
Serena rimase di ghiaccio. Quel fascicolo distruggeva vent’anni della sua vita. Vent’anni di matrimonio, durante i quali Eleonora l’aveva tormentata per la mancanza di figli, lanciando frecciate velenose e umiliazioni, sempre protetta dal “diritto di nonna”. E Marco? Non aveva voluto neanche controllarsi, nonostante lei avesse fatto tutti gli esami possibili.
Si erano conosciuti all’università. Lui, giovane estroverso, suonava la chitarra, faceva ridere tutti, era l’anima della festa. Si era avvicinato per primo, offrendole un caffè mentre tremava di freddo durante un’escursione. Poi cinema, passeggiate, amore. Una favola. Finché non aveva incontrato Eleonora.
La suocera non celava il suo disprezzo.
«Sei alta quasi una testa più di Marco! Una moglie dovrebbe essere più delicata», sbuffò durante la prima cena.
Serena cercava di ignorarla, ma ogni parola le si incollava addosso. Soprattutto dopo il matrimonio, quando Eleonora le aveva regalato una pentola e un cuffietto da neonato: «Perché è ora di mettere su famiglia!»
E anche lei lo desiderava. Ma non succedeva. I medici dicevano che era tutto a posto. Solo che Marco si rifiutava di fare controlli. Anzi, a volte insinuava: forse il problema era qualcosa che *lei* aveva combinato in passato?
Glielo aveva perdonato, ma il retrogusto era rimasto.
E ora, in quella soffitta polverosa, Serena teneva in mano la risposta a tutto.
Marco sapeva. Eleonora anche. Eppure per anni l’avevano riempita di sensi di colpa. Mise con cura i documenti nella borsa e, tornata in città, corse dall’amica Beatrice, medico.
«Ma certo», sbuffò Beatrice sfogliando le pagine. «Ecco il motivo. E tu, poverina, a torturarti per niente…»
Serena tacque, gli occhi lucidi.
«Lascialo, Serena. Puoi ancora diventare madre. Con lui? Non ti ha nemmeno detto la verità. Questa non è una famiglia.»
L’occasione arrivò un mese dopo, durante una festa di famiglia. Eleonora, come al solito, sfoggiava con orgoglio i nipotini della figlia Viola, che però allevava lei. E cercava di umiliare Serena davanti a tutti.
Ma stavra andò diversamente.
«Eh, Serena, evidentemente non sei tagliata per essere madre», rise Eleonora. «Però noi con Viola abbiamo tre angioletti.»
Serena si alzò, raggiunse il centro della stanza e posò il fascicolo medico sul tavolo.
«E voi, Eleonora, quando avevate intenzione di dire che vostro figlio non può avere figli?»
La suocera sbiancò. Un silenzio tombale scese sulla tavolata.
«Sono tutte bugie!» sibilò.
«Davvero? Allora che lo leggano tutti, no?» La voce di Serena tremava di rabbia.
«Certo che lo sapeva!» esclamò improvvisamente un parente anziano. «Me lo disse anni fa, era preoccupata. Me n’ero dimenticato…»
«E tu lo sapevi, Marco?» Serena si girò verso il marito. «E lasciavi che tua madre mi torturasse?»
«Pensavo che…» balbettò lui. «Che le cose sarebbero cambiate…»
«No», tagliò corto lei. «Chiedo il divorzio.»
Marco provò a riconquistarla. Peccato lasciare la casa che la nonna di Serena le aveva lasciato in eredità. Ma lei fu irremovibile. Non ebbero neanche da litigare sui beni.
Passarono sei mesi. Serena si era quasi rassegnata all’idea di non diventare mai madre. E poi, l’incontro. Un nuovo amore, un nuovo senso, una nuova vita.
Tre mesi dopo, il test positivo. Poi il matrimonio. Poi il piccolo Luca. E due anni dopo, la piccola Sofia.
A volte, guardando i suoi bambini, Serena ripeteva a sé stessa che avrebbe potuto restare in quel matrimonio, soffrendo in silenzio. Invece aveva osato ed era diventata felice.
Marco non si risposò mai. Sua madre iniziò a rimproverare anche lui: né lui né Viola erano riusciti a costruire una famiglia. E una volta, passeggiando al parco, Marco vide Serena con i bambini. Rideva, spingeva la piccola sull’altalena mentre il piccolo correva con un aquilone. Si voltò, e se ne andò.
A casa. Dove non c’era più posto per lui.