Il sorriso nascosto dietro le lacrime: una festa da ricordare.

Martina cercava di ingoiare le lacrime, per non rovinare la festa. Si sistemò la maglietta sul pancione già evidente e, spingendo la sedia a rotelle del figlio, aprì la porta del bar.

Era una domenica come tante, quando le mamme bolognesi di bambini disabili si riunivano al bar per respirare un po’ lontano dalle terapie infinite e dalle battaglie quotidiane. Si erano organizzate da sole, senza sponsor né fondazioni. Il bar “Il Chicco” chiudeva per loro, offrendo tè, pasticcini e karaoke, grazie alla generosità della proprietaria. E così, quelle mamme stanche diventavano di colpo donne giovani che ridevano, cantavano e si prendevano in giro.

Martina ci andava sempre, anche quando non ne aveva voglia. Perché era il suo angolo di mondo, dove veniva capita e accettata. Ma oggi restava in silenzio, senza sapere come dire alle amiche che era incinta e che il marito l’aveva mollata, sostenendo che il peso era troppo grande. Un secondo figlio non doveva nascere, visto che il primo aveva la paralisi cerebrale. Ma lei si era rifiutata di abortire, e ora, dopo tre mesi, lui viveva con un’altra, mentre a lei mancavano pure i soldi per la benzina per portare il figlio al bar.

— Dai, su, che succede? — le si avvicinò Elena Moretti, sorprendentemente giovane, bella e forte. Anche sua figlia, Sofia Rossi, era in sedia a rotelle, ma grazie alla madre paziente e amorevole vinceva premi di canto in tutto il mondo, vivendo una vita piena di gioia.
Martina stava per scoppiare in lacrime, ma Elena la interruppe con energia:
— È chiaro, eh. Se n’è andato? Pazienza. Ora dimmi: quali risorse ti restano? Cosa ti serve davvero per tirare su i bambini?
— Niente — singhiozzò Martina.

— Ma che dici! Dio mica è andato in vacanza, no? E Dio aiuta attraverso le persone, ricordi? Prendi il microfono, cantiamo insieme, beviamo un tè, e stasera ci pensi meglio. Ah, leggi quel post della psicologa Conti sulle risorse. Cercalo su Google. Lì ho preso ispirazione. La soluzione c’è sempre, Martì. Mica puoi rinunciare a un miracolo…
E così Martina cantò e rise, mentre i volontari di un’associazione si occupavano del figlio. Le avevano anche preparato dei dolci da portare a casa, e per la prima volta l’appartamento vuoto non le pesò troppo.

Risorse, risorse… Quella notte, dopo aver messo a letto il figlio e sentito il suo “Mamma, ti voglio bene, ce la faremo insieme”, si sedette a scrivere tutto quello che aveva.
Ecco il primo. Anzi, il secondo: c’era Dio, che senz’altro la amava. Poi Lorenzo, undici anni, in carrozzina ma con una mente lucida e un cuore enorme. Lui l’avrebbe aiutata con la piccola, ne era sicura. Era la sua ispirazione!
Ma il resto della lista era desolante, e Martina passò la notte in bianco.

La mattina si alzò a fatica, ma non poteva saltare la messa, soprattutto in quelle condizioni.
— Signore, Signore — ripeteva durante la funzione nella sua chiesa preferita, quella della Santissima Trinità. Il parroco sognava da tempo un centro riabilitativo per bambini disabili, e dopo la messa le portò dei pacchi di cibo lasciati dai fedeli.
— Prendi, Martina. La signora Vera, che abita vicino a te, verrà a portarti la spesa dopo il parto. Se serve, può anche badare ai bambini. Dimmelo, come possiamo aiutarti?
Martina era sbalordita, fissando il volto gentile del sacerdote.

— Parla, su. La gente evita il dolore altrui perché non sa come aiutare. Pensa, e poi vieni a bere un tè.
Così Martina capì che i buoni erano più dei cattivi, ma bisognava mostrare loro come fare. Dovette anche abbattere il suo orgoglio, chiedendo agli amici di fare da babysitter qualche ora a settimana. Con sua sorpresa, risposero senza esitare, portando vestiti e cibo. E al posto dell’orgoglio, nel suo cuore nacquero umiltà e gratitudine.
Aggiunse alla lista Dio, Lorenzo, la parrocchia e gli amici fedeli.

Ma il futuro restava incerto, nonostante le preghiere. La data del parto si avvicinava, e oltre agli aiutanti non aveva né lavoro né sicurezze.
Il giorno dopo arrivò un pacco enorme: vestiti eleganti per neonata, passeggino e lenzuola. Su Facebook trovò un messaggio di una certa Olivia:
“Cara Martina, spero ti siano utili queste cose. Degli amici in comune mi hanno parlato di te. Lavoro per un’azienda milanese, e posso mandarti 300 euro al mese per aiutarti con i tuoi bambini. Ti prego solo di pregare per me e per mia madre, la defunta Fosca. Con gratitudine, Olivia.”

Le mani di Martina tremavano. Mentre finiva di leggere, le lacrime le bruciavano gli occhi. Qualcuno suonò: era un amico venuto a portare Lorenzo al parco. Avevano organizzato un calendario a turni.
Quel giorno, però, l’ex compagno di scuola Riccardo si presentò con un uomo imbarazzato.
— Martì, questo è Antonio, francese, parla malissimo ma è un genio. È qui per lavoro un mese. Tu hai ancora tre mesi prima del parto, no? Allora aiutaci con queste traduzioni. Gli ho detto che all’università eri un’asso con le lingue.

Quella sera, dopo aver discusso i dettagli, Martina versò il tè e accese un video di Sofia Rossi, la ragazza in carrozzina che faceva commuovere il mondo col suo canto.
— Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio. Vero, Antonio? — disse nel francese più perfetto, senza sapere che si era appena assicurata un lavoretto redditizio per gli anni a venire.
Entrò in camera e cancellò tutto dalla lista delle risorse, lasciando solo una parola: “Dio”. Perché Lui provvede a tutti. E se ti dà un figlio, troverà anche il modo di mantenerlo.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

thirteen − 2 =

Il sorriso nascosto dietro le lacrime: una festa da ricordare.