Il tassista è diventato il miglior consigliere

Non capisco che cosa vi crediate di fare! Al verde si deve andare, non fermarsi! la signora anziana sul sedile posteriore tamburellava con le dita la borsa di pelle.

Mi scusi, ma cè lauto ferma davanti, non posso sorpassarla rispose tranquillamente il tassista, senza voltare la testa.

Devo proprio arrivare in tempo per lappuntamento con la figlia! Trovi un percorso diverso! insisteva la passeggera.

Vede, è un ingorgo. Facciamo un po di pazienza disse il conducente, gettando unocchiata allo specchietto retrovisore.

Signore mio, che incubo! la donna si appoggiò allo schienale, sospirando pesantemente. Sempre tutto va storto. Prima la lite, ora il ritardo

Il taxi avanzava lentamente lungo una via trafficata di Roma. Io, Giovanni Bianchi, guardavo la signora attraverso lo specchietto. Una donna robusta, di circa sessantanni, vestita con un elegante completo grigio chiaro e con i capelli tagliati in modo curato, giocherellava nervosamente con la cerniera della borsa. Le labbra inferiori tremolavano appena.

Sa, a volte gli incontri più importanti arrivano con un po di ritardo. È come se il destino ci concedesse un attimo per riorganizzare i pensieri dissi improvvisamente.

La signora mi fissò sorpresa.

È lei che mi parla? chiese.

Sì. Ha menzionato la lite. Forse questo ingorgo è loccasione per pensare a cosa dirà a sua figlia risposi con voce profonda e calma.

Non ho chiesto consigli ribatté, ma subito dopo sospirò di nuovo. Però è vero. Ho litigato con la figlia. Vuole andare via dallItalia. Dice che qui non cè futuro. Io rimarrò sola.

Mi chiamo Giovanni mi presentai. I miei passeggeri spesso mi confidano le loro storie. Forse anche a lei farà più leggero il cuore.

Qualcosa nel mio tono la fece ammorbidire.

Valentina Serafina si presentò lei. La figlia ha deciso che in Brasile avrà una vita migliore. Che Brasile? Che cosa le ha promesso? E io? Qui a fare sciarpe per i nipoti che non indosseranno mai?

Mi fermai al semaforo rosso e, dopo un attimo di riflessione, risposi:

Anchio ho un figlio che se ne è andato in Canada dieci anni fa. Allinizio mi opponevo.

Come ha fatto a superare tutto? chiese Valentina, sinceramente curiosa.

Allinizio non ho voluto parlare, mi chiudevo in me. Poi ho capito che stavo sprecando tempo. Tenere rancore è come portare una pietra pesante in tasca: ti ferisce solo te. le spiegai mentre il taxi riprendeva a muoversi lentamente nella corrente di auto.

È facile a dirsi sospirò la donna. Il figlio le chiama?

Certo. Facciamo videochiamate ogni settimana. Vedo i nipotini, mi chiamano nonno Gianni. Lanno scorso sono volato in Canada, la prima volta che ho messo piede fuori dallItalia.

Non le è venuta paura? Da solo, in un paese straniero?

Certo, ma quando vedo gli occhi felici di mio figlio e dei piccoli, le paure svaniscono. Sa, Valentina, il mondo non è grande come sembra; le distanze sono più nella mente che nella realtà.

Valentina guardò fuori dal finestrino, pensierosa.

Non capisco perché la figlia sia infelice qui. Ha un lavoro buono, una casa

Le ha mai chiesto perché? le risposi, evitando il giudizio.

No esitò. Ho cominciato a rimproverarla, a chiamarla ingrata

Forse è meglio cominciare con le domande? girai delicatamente il volante, evitando una buca. Sa, sono diventato tassista dopo la pensione. Prima ho lavorato trentanni in una fabbrica di meccanica. Da quel tempo ho capito che la gente ha più bisogno di essere ascoltata che di consigli.

E aiuta davvero le persone? chiese Valentina, con un sorriso ironico.

Non lo so, ma spesso vedo i passeggeri tornare più sereni. Un mese fa ho trasportato un giovane studente che doveva chiedere la mano alla sua ragazza ma aveva dimenticato lanello. Lo abbiamo recuperato e, poco dopo, mi ha chiamato per dirmi che lei ha detto sì.

Valentina rise spontaneamente.

Ha un lavoro interessante, Giovanni.

Sono le persone, non il lavoro la correggi. In quindici minuti di viaggio ho capito che è una madre che teme di restare sola.

Lo dice così facilmente tirò fuori un fazzoletto dalla borsa.

Perché è naturale temere la solitudine. È altrettanto naturale desiderare la felicità dei propri figli, anche se quella felicità non è quella che immaginavamo.

Le lacrime le rigavano le guance.

Come ha capito che il figlio fosse felice in Canada? chiese.

Non lho capito, lho accettato. E, sorprendentemente, quando ho smesso di tirarlo indietro, la nostra relazione è diventata più vera. Ora parliamo di tutto, senza maschere.

Il semaforo divenne verde. Guardai la signora e le dissi:

Valentina Serafina, mi sembra che lei non sia qui per riconciliarsi, ma per convincere ancora la figlia a restare. È così?

Lei abbassò lo sguardo.

Probabilmente sì. Stavo preparando un discorso sulle tradizioni, sul dovere di non abbandonare i genitori

E se oggi ascoltasse semplicemente la figlia? suggerii, mentre il taxi scattava sul verde. Chiedere perché il Brasile, cosa la attira lì? Forse ha incontrato qualcuno? O le è stata offerta unopportunità unica?

Ha unamica lì rispose a malincuore. Hanno studiato insieme. Mi dice che ci sono condizioni professionali speciali per una designer come lei.

Vede? Sta cominciando a emergere qualcosa. Sa qualcosa del Brasile?

Solo i soliti stereotipi: carnevale, calcio, caffè

Allora perché non informarsi insieme? Dimostrare rispetto per la sua scelta, magari promettendo di farle visita?

Valentina rimase in silenzio, pensando.

Ho paura di volare non sono mai stata fuori dallItalia.

Anchio avevo paura sorrisi. Prima dei sessantadue anni non mi sono mai seduto su un aereo. Poi ho deciso: che cè da temere? La vita è una sola. Il peggio è immaginare il pericolo; una volta in volo, è tutto gestibile.

Guardava i palazzi e gli alberi scorrere fuori dal finestrino. La primavera era al culmine: gli alberi di melo fiorivano di bianco lungo la strada.

E se non tornasse? chiese a bassa voce.

E se tornasse? risposi. O magari le piacerà così tanto da decid

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