Il Tesoro Nel Giardino: Dramma Familiare Tra Gli Alberi

**Tesoro nell’orto: un dramma familiare a Monteverde**

Gina Ferrante aveva appena finito di pulire la casa. Era ora di preparare la tavola per pranzo. Il giorno prima aveva cucinato una minestra di verdure profumata—da leccarsi i baffi! All’improvviso, un urlo forte arrivò dalla strada. La donna quasi lasciò cadere il mestolo, il cuore le balzò dal colpo.
“Nonna! Nonno! Venite subito, ho trovato una cosa!” gridava il nipote, Matteo.

Gina e suo marito, Giovanni Bianchi, corsero in giardino.
“Nonno, guarda!” Matteo stringeva qualcosa in mano, raggiante di gioia.
Ma a Gina colpì altro.
“Matteo, quand’è che hai avuto il tempo di vangare l’orto?” esclamò, fissando la terra smossa con precisione.
“Mi sono impegnato,” rispose orgoglioso il ragazzo. “Ma guardate cosa ho trovato!”
Giovanni fissò l’oggetto tra le dita del nipote e rimase senza parole.

Quella stessa mattina, Gina aveva parlato al telefono con sua figlia. Appena riagganciato, gridò al marito:
“Gio’, portano Matteo a stare da noi!”

Giovanni si staccò dal portatile, dove stava giocando a solitario, e chiese sorpreso:
“Quale nipote?”

Ne avevano tre. Il maggiore, Luca, aveva vent’anni e aveva finito l’istituto tecnico. La nipote Sofia era appena uscita dal liceo e si preparava per psicologia. I genitori non smettevano di lodarla—determinata, sempre con la testa nei libri. Di certo non sarebbe venuta.

“Ma quale, Gio’, fai finta di non capire!” sbuffò Gina. “Chi è il pigro di casa? I grandi li abbiamo cresciuti bene, quando avevamo le forze. Ma Matteo è irrecuperabile! Ha finito la quarta media con tre cinque, una vergogna! E tu sempre a giocare a carte, bella figura di nonno!”

“Che posso farci? Ognuno è fabbro della propria fortuna!” borbottò Giovanni, ripetendo la sua frase preferita.
“Già, però non sempre. Vedremo che fabbro è quando arriva!” disse Gina decisa.
“Hai fatto male ad accettare,” brontolò il nonno. “È viziato, disobbediente. Ultimo figlio, coccolato a più non posso. E qui cosa farà? A fissare il telefono mentre tu cucini per lui? Sai com’è l’appetito a quell’età?”

Giovanni chiuse il portatile con aria afflitta.
“Vado a vangare l’orto, ecco cosa farò!”
“Eh già, l’orto!” rise Gina. “Tre strisce di terra per l’insalata e le carote. E poi, perché solo il mio orto? Il nipote è nostro e le preoccupazioni pure!”
“Non ho dimenticato nulla!” si rabbuiò Giovanni. “Sei tu che hai scordato com’eri alla sua età. Nemmeno i genitori riescono a gestirlo, figuriamoci noi!”
“A proposito, gli hanno tolto il telefono,” aggiunse Gina.
“Ecco la vera tragedia!” esclamò il nonno, andandosene in giardino.

Gina si mise a cucinare. D’un tratto, la porta si spalancò con fracasso—era tornato Giovanni.
“Così presto?” si stupì lei, versando le verdure tagliate nel brodo di pollo.
“È cominciato a piovere, Gina! Guarda dalla finestra!” Giovanni sembrava quasi contento che gli facesse male la schiena e non dovesse vangare sotto l’acqua. “Compriamo tutto al supermercato.”
“Come diceva tua madre: ‘Pioggerellina, per il pigro è manna divina’,” sorrise Gina.
“E chi sarebbe il pigro qui?” sbottò Giovanni. “Mi hai messo nella lista dei fannulloni? Ma dai, Gina!”
“Su, smettila! Con tutto questo tempo, porta giù dalla soffitta una coperta e un cuscino. Matteo arriva tra poco!”

“Starebbe meglio coi genitori, altroché,” brontolò Giovanni per tutta la sera. “Addio tranquillità, ci hanno regalato una prova da vecchi! La nostra parte l’abbiamo già fatta!”

Il mattino dopo, un’auto si fermò davanti alla loro casa a Monteverde. Ne scese Matteo—imbronciato, con l’aria scontenta. Almeno salutò i nonni con un sorriso, ma subito si rabbuiò di nuovo:
“E ora cosa faccio qui?”

“Appunto, non c’è nulla da fare, lo penso anch’io,” bofonchiò Giovanni tra sé.

Ma Matteo sentì.
“Nonno, non sei contento di vedermi?”
“Di cosa dovrei esserlo? Hai la faccia storta, dai solo fastidi!”
“Mamma, hai sentito cosa ha detto nonno?” Matteo si girò, ma sua madre, Laura, lo fermò:
“Papà, mamma, non badateci, è sempre scontroso, è l’età. Io vado, riprenderò Matteo più tardi e chiacchiereremo. Mamma, ecco il telefono, se diventa insopportabile daglielo. Non preoccuparti, con lui bisogna ripetere tutto cento volte. Ormai sono tutti così strani,” sussurrò prima di andarsene.

“Non serviamo a nessuno!” brontolò Giovanni. “Ci ha mollato il ragazzo ed è sparita.”
“Sono sempre così, non hanno mai tempo,” sospirò Matteo, gettandosi lo zaino in spalla e trascinandosi in casa.

“Gio’, oggi potresti vangare l’orto?” chiese Gina. “Altrimenti non pianto nulla.”
“Gina, basta con quell’orto! La schiena mi fa male, vuoi che crolli? Non troverai un altro tesoro lì. Chiedi a Matteo, è giovane, pieno di energie!” borbottò Giovanni.

“Quale tesoro, nonno?” Matteo spuntò dalla stanza.
“E dicono che non senti mai niente?” si stupì la nonna. “Una volta tuo nonno scavò e trovò un baule antico.”
“E cosa c’era dentro?”
“Curioso? Te lo mostro dopo.”
“Nonna, dove si vanga l’orto? Tanto non ho nulla da fare,” propose improvvisamente Matteo.
“La vanga è nel capanno, ci sono tre aiuole dietro casa, scegline una,” annuì Gina.

Matteo sparì come un fulmine.
“È corso a cercare il tesoro,” sorrise lei. “Magari gli nascondo qualcosa?”
“Come se non avessi altro da fare! Darà due colpi e smetterà, è un pigro nato!” sbuffò Giovanni.
“Ah sì? Chi è che parla?” scosse la testa Gina.

Matteo lavorò nell’orto per più di un’ora. Offeso per essere stato etichettato come pigro, Giovanni andò nel capanno a riordinare. Gina pulì in casa e iniziò a preparare il pranzo. La minestra del giorno prima profumava da far venire l’acquolina.

Poi chiamò Laura:
“Mamma, mi sono dimenticata di dirtelo. Matteo è diventato schizzinoso. Non mangia minestre, solo pizze e panini. Vi ho portato la spesa, fagli mangiare quello, non affannarti!”
“Non ti preoccupare, Laura, ci pensiamo noi,” la rassicurò Gina.

Appena riagganciò, un urlo arrivò dal giardino:
“Nonna! Nonno! Ho trovato una cosa, venite subito!”

“Possibile che Giovanni abbia nascosto qualcosa?” pensò Gina. Ma vedendo la faccia stupita del marito, capì che non era così. Corsero fuori.
“Nonno, guarda!” Matteo teneva qualcosa in mano, gli occhi gli brillavano.

Ma Gina esclamò per altro:
“Ma Matteo, hai vangato tutto l’orto! Nonno, guarda che forza che ha nostroMatteo, gonfio d’orgoglio, estese la mano mostrando una moneta antica e sorrise: “Nonna, guarda cosa ho trovato tra le radici delle tue carote, è davvero un tesoro!”

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