Il Tradimento della Figlia

– Non avrei mai pensato che a 52 anni sarei diventata lo zimbello di tutti, e tutto per colpa di mia figlia! – si lamenta amareggiata Silvia con l’amica. – Ho lavorato come una matta per anni, ho rinunciato a tutto, ho fatto sacrifici enormi per darle una vita dignitosa, e lei mi accusa addirittura di averle rubato i soldi! Adesso tutti a Verdegioia sparlano di me, e poi è pure andata a cercare suo padre, con cui non parlavamo da quindici anni, per raccontargli questa fandonia!

Silvia ha supplicato sua figlia e l’ex marito di smetterla con queste chiacchiere, perché è una vergogna per tutta la città. Ma niente. Continuano a ripetere che ha rubato a sua figlia. L’amica, sbalordita, le chiede:
– Silvia, ma non capisco! Come avresti potuto rubarle qualcosa? Raccontami tutto, dall’inizio.

– Sai bene come ho cresciuto da sola Cecilia. Ricordi quando mio marito mi ha lasciato per un’altra, con la bimba di due anni? Non serve spiegarti quanto sia stato difficile.

– Certo che lo ricordo. Ancora oggi non so come ce l’hai fatta!

Silvia sospira, ripensando a quei giorni bui. Dopo il divorzio, decise di andarsene dalla sua città natale, dove ogni angolo le ricordava il tradimento. Vendette il bilocale ereditato dai genitori e si trasferì con Cecilia a Verdegioia. Con quei soldi riuscì a comprare un piccolo appartamento in un quartiere decente. Iscrisse la bambina all’asilo e si trovò due lavori. Fu allora che conobbe la sua amica. La vita era dura, tra stanchezza e sacrifici, ma il cambiamento le diede una speranza per ricominciare.

Silvia lavorò senza sosta per garantire a Cecilia tutto ciò di cui aveva bisogno: vestiti alla moda, l’ultimo smartphone, lezioni di danza, ripetizioni d’inglese. Senza l’aiuto di nessuno, portò avanti la famiglia da sola. Voleva che sua figlia non sentisse mai la mancanza di niente, e per questo risparmiava su tutto, privandosi persino di un vestito nuovo o di una vacanza.

– Ma dimmi, pagavi tutto tu? – si stupì l’amica. – Credevo che tuo ex contribuisse!

– Lui mandava gli alimenti – ammise Silvia. – Ma per cinque anni non ho toccato quel conto. Non volevo un euro da quell’uomo. Poi un giorno ho controllato: c’era una bella somma, ma non ne avevo bisogno. Decisi di lasciarli lì per il futuro. Intanto mettevo via anche parte del mio stipendio.

Cecilia non aveva mai avuto problemi, quindi quei soldi rimasero intatti. Silvia sognava un giorno di comprare una casetta in campagna, con un piccolo orto, qualche gallina e dei conigli. Quando sua figlia si fosse sposata, le avrebbe lasciato l’appartamento e le avrebbe mandato conserve fatte in casa. Certo, la maggior parte di quei risparmi venivano dagli alimenti, non dai suoi guadagni.

– Che bella idea! – esclamò l’amica. – Anch’io sogno una casetta in campagna. Bravo!

– Aspetta a lodarmi – rispose Silvia con un sorriso amaro. – Quando finalmente comprai la casa, ero felicissima e lo dissi a Cecilia. E me ne pentii subito. Mi accusò di averle rubato i soldi e smise di parlarmi.

– Seriamente? Per i soldi? – si stupì l’amica. – Ma Cecilia è sempre stata una ragazza intelligente e dolce!

– E lo è ancora – sospirò Silvia. – Per qualche motivo, però, ha deciso che le ho rubato. Litigammo a lungo. Poi trovò il numero di suo padre e gli disse tutto. Lui ora pretende che io restituisca tutto. Mi ha chiamata egoista, dicendo che ho speso per me i soldi che lui mandava per l’educazione di Cecilia. Ma nessuno capisce che io ho lavorato come una pazza per darle tutto. Davvero sono una madre così terribile da derubare la propria figlia?

Silvia tacque, gli occhi pieni di lacrime. Ricordò tutti i sacrifici, tutte le rinunce per far sì che Cecilia non mancasse di niente. Ogni telefonino nuovo, ogni vacanza al mare – tutto pagato con il sudore della sua fronte. E ora quella stessa figlia, cresciuta con tanto amore, le si era rivoltata contro. A Verdegioia tutti chiacchieravano: «Silvia ha rubato gli alimenti a Cecilia!» Le vicine spettegolavano alle sue spalle, e Cecilia, invece di difenderla, alimentava la lite, riallacciando i rapporti con quel padre che le aveva voltato le spalle quindici anni prima.

L’ex marito, Roberto, non si tratteneva: la chiamava per urlarle al telefono:
– Hai speso i soldi che dovevano essere per Cecilia! Come hai potuto? Quello era il suo futuro!

Silvia cercò di spiegare che lei aveva sempre provveduto a tutto, che quegli alimenti erano rimasti intatti finché non aveva deciso di realizzare il suo sogno. Ma Roberto non ascoltava. Nemmeno Cecilia. La sua rabbia sembrava infinita, come se la madre le avesse portato via qualcosa di prezioso. Silvia si sentiva tradita. Aveva dato tutta sé stessa a sua figlia, e ora veniva accusata di egoismo.

Una sera, seduta nella sua casetta, circondata dal silenzio e dal profumo delle erbe aromatiche, Silvia rifletté. Forse aveva sbagliato a non discuterne con Cecilia? Ma tutti quei sacrifici non erano la prova che voleva solo il meglio per lei? Le scrisse una lunga lettera, aprendole il cuore: parlò della fatica, del sogno della campagna, del desiderio che sua figlia non soffrisse mai. Cecilia non rispose, ma un mese dopo arrivò all’improvviso.

– Mamma, avevo torto – disse, abbassando lo sguardo. – Non capivo quanto hai fatto per me. Perdonami.

Silvia la strinse tra le braccia, e lacrime di sollievo le bagnarono le guance. Parlarono a lungo, chiarirono ogni incomprensione, e Cecilia ammise che era stato suo padre a soffiare sul fuoco, nella speranza di riavvicinarsi a lei. Piano piano, il rapporto tra madre e figlia si ricucì, e a Verdegioia smisero di sparlare di “quella ladra”.

Ora Silvia vive nella sua casetta, e quando Cecilia va ad aiutarla nell’orto, riescono persino a riderne. La loro relazione è più forte di prima.

Questa è una storia di dolore, perdono e amore che resiste a tutto. Silvia ha dimostrato che anche nei momenti più bui, se credi in te stessa e nelle persone che ami, la luce può sempre tornare.

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