Il treno verso una nuova esistenza

**Il Treno Verso una Nuova Vita**

Giorgia si svegliò e rimase in ascolto. Dal silenzio nell’appartamento capì che Matteo non era in casa. Si alzò, si stirò le braccia e si diresse in cucina. Sul tavolo c’era un biglietto: «Scusami, mi sono dimenticato di avvisarti ieri. Sarò al lavoro fino a pranzo».

Giorgia sorrise amara, accartocciò il foglietto e lo gettò nel cestino. Sospettava da tempo che Matteo avesse un’altra. Era sempre fuori casa, ormai non parlavano più di nulla, né del cuore né di altro. La figlia si era sposata e si era trasferita con il marito nella caserma dove prestava servizio. Una famiglia solo in apparenza.

Nella stanza squillò il telefono. Era Ginevra, l’amica del cuore fin dai tempi del liceo.

«Che fai?»

«Niente. Mi sono appena alzata.»

«Senti, che giornata splendida, primavera, sole. Dai, facciamo un giro per negozi? Ho voglia di qualcosa di bello e colorato. Spero tu non abbia impegni…»

«Nessuno. Matteo è al lavoro.»

«Nel giorno di riposo? Ok, mettiti in ordine, vestiti bene, passo a prenderti tra un’ora.» E Ginevra chiuse la chiamata.

Giorgia mise il bollitore sul fuoco e andò in bagno. Adorava fare shopping con Ginevra, che aveva un occhio infallibile. Tra mille vestiti, sapeva sempre trovare quello giusto. A Giorgia si annebbiava la vista, incapace di decidere, mentre Ginevra, come un mago, tirava fuori il vestito perfetto: la stoffa, la misura, tutto.

Le aveva insegnato che per fare acquisti bisogna presentarsi al meglio, così le commesse non ti trattano da provincialotta ma da signora di classe. E funzionava. Mai uscivano a mani vuote.

Giorgia si truccò con cura, si vestì e si ammirò allo specchio, soddisfatta. Lo shopping era la cura perfetta per l’umore. E ne aveva bisogno.

Dieci minuti dopo, Ginevra la chiamò: «Sono sotto».

«Ciao. Hai qualcosa in mente di preciso?» chiese Giorgia, salendo accanto all’amica sulla sua Fiat.

«No. Dovrebbero aver portato la nuova collezione, e quella dell’anno scorso la svendono. È primavera, lo senti?» disse Ginevra allegra.

«Matteo mi ucciderà. Stiamo risparmiando per le vacanze…»

«Non ti ucciderà. Taglia le etichette, butta gli scontrini, e digli che hai speso la metà.»

«Sì, così spendo il doppio.»

«Ho un trucco infallibile per distrarre i mariti.»

«Quale?» Giorgia si incuriosì.

«Lo scoprirai.»

Ginevra era una donna imponente. Non grassa, ma robusta, con un seno generoso, fianchi larghi e vita stretta. Aveva occhi scuri espressivi, labbra carnose e capelli folti fino alle spalle. Gli uomini si voltavano a guardarla.

Giorgia era l’opposto: minuta, snella, con ricci biondi e occhi verdi. Di spalle, in jeans, sembrava una ragazzina. Accanto a Ginevra si sentiva piccola, insicura.

Mentre Ginevra conquistava le commesse con la sua presenza regale, ottenendo i capi più belli, Giorgia veniva trattata con sufficienza. Si intimoriva, rifiutava gli aiuti e scappava via.

Dopo due ore, cariche di buste firmate, uscirono dall’ennesimo negozio.

«Basta, Matteo mi ammazzerà» si lamentò Giorgia.

«Andiamo là.» Ginevra la trascinò nel reparto lingerie.

«No, no. Per questo Matteo non mi parlerà per settimane» gemette Giorgia.

«Guarda che merletti! Prendi questo set color amaranto. Sta benissimo con i tuoi capelli.» Ginevra reggeva un reggiseno da sogno. «Potresti abbinarlo a una vestaglia… No, troppo pacchiano.»

«Chi lo vedrà sotto i vestiti? E costa troppo. No, non lo prendo» risolse Giorgia.

«Ma ti ho insegnato io a fare shopping! Questo non lo metti di giorno, lo indossi la sera, così tuo marito apprezza i tuoi pregi. Con il tuo fisico, è perfetto. E vedrai che anche lui si scalderà, e le discussioni voleranno via. Prendilo.» E Ginevra si avviò alla cassa.

«Basta, non reggo più. Andiamo a sederci da qualche parte. Stamattina ho solo bevuto un caffè» propose Giorgia. «Credo che Matteo mi tradisca.»

«Lo dici perché è al lavoro di domenica?» chiese Ginevra, scettica, mentre cercavano un bar.

«È da tempo che sospetto…»

«Ecco un posto, entriamo» la interruppe Ginevra.

Si sedettero vicino alla vetrina. Mentre aspettavano il cameriere, Giorgia osservò i clienti. Due tavoli più in là, un uomo le voltava le spalle: la stessa pettinatura, lo stesso maglione bianco che lei gli aveva regalato a Natale. Ma perché l’avrebbe indossato al lavoro? E poi, l’ufficio era dall’altra parte della città.

Credette di essersi sbagliata, ma il suo sguardo tornava su quell’uomo. Come se l’avesse sentito, lui si voltò di profilo. Ogni dubbio svanì: era Matteo.

Si sentì scoperta, come una bambina colta in flagrante. Ma Matteo non la vide, e lei si calmò.

«Hai visto un fantasma?» chiese Ginevra.

«Zitta. C’è Matteo. Andiamocene prima che ci veda» sussurrò Giorgia.

«E allora? Perché hai paura? È lui che dovrebbe preoccuparsi. Che ci fa qui? Dicevi che era al lavoro, dall’altra parte della città, no?» insistette Ginevra. «Si è vestito bene, sembra un appuntamento. Guarda che fissa l’orologio. Non parlavi di sospetti?»

Giorgia si alzò.

«Dove vai?» Ginevra la trattenne.

«Gli vado a parlare. Prima o poi ci vedrà, e sarà peggio.»

Si avvicinò al tavolo e si sedette di fronte a lui.

«Ciao.»

Matteo non si aspettava di vederla, e la fissò sbalordito.

«Che ci fai qui?» chiese Giorgia. «Hai scritto che eri al lavoro. O ora si chiama così?»

«E tu?»

«Io e Ginevra facevamo shopping, siamo stanche, siamo entrate a riposarci. È seduta dietro di te. Ginevra!» Giorgia sorrise e le fece un cenno.

Matteo non si voltò.

«Stai aspettando qualcuno? Continui a guardare l’orologio. Ti disturbo?»

Lui superò lo smarrimento e passò al contrattacco.

«Quanto hai speso? Avevamo detto niente acquisti prima delle vacanze.»

«Tranquillo. Ho speso poco. E poi, in vacanza ci vuole qualcosa da mettere.» Giorgia si sentiva stranamente calma. Meglio sapere la verità che dubitare.

In quel momento, il telefono di Matteo vibrò per una notifica. Lo girò subito a faccia in giù.

«Perché lo fai sempre quando sono vicino? Anche a casa, anche in bagno. Mi nascondi qualcosa?»

«No. Abitudine.»

«Prima non l’avevi. Fammi vedere, potrebbe essere importante.» AllE mentre il treno sferragliava verso il sud, Giorgia chiuse gli occhi, sentendo per la prima volta da mesi un leggero fremito di speranza accendersi nel cuore, come i primi raggi di sole dopo un inverno troppo lungo.

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