La tua segreta è ora mia, e dipende solo da te a chi la rivelerò.
Caterina stava tornando a casa dal supermercato, con le buste pesanti che le tiravano le braccia e la schiena indolenzita dalla fatica. Era quasi arrivata al portone quando notò una donna sconosciuta seduta sulla panchina, come se aspettasse qualcuno.
«Scusi… lei è Caterina?» le chiese all’improvviso la sconosciuta.
Caterina si fermò, osservandola con attenzione. Non c’era nulla di familiare in quel viso.
«Sì. E tu chi sei?»
«Non mi conosci, ma io conosco te molto bene» rispose la donna con tono insistente. «E sono venuta per dirti una cosa… conosco il tuo segreto.»
Caterina aggrottò le sopracciglia.
«Quale segreto? Di cosa parli?»
«Quello che riguarda tua figlia…» precisò l’indesiderata ospite con un sorriso freddo. «Dipende solo da te se rimarrà tale.»
Caterina strinse le maniglie delle buste, le nocche delle dita diventarono bianche dalla tensione.
Caterina e Matteo si erano sposati per amore. Giovani, felici, con gli occhi pieni di luce, avevano promesso di rimanere insieme per sempre, nella gioia e nel dolore, tra i brindisi degli ospiti. Gli anni passarono, lavorarono, costruirono un piccolo mondo accogliente per loro due. Ma i bambini non arrivavano. Prima aspettarono. Poi si fecero visitare. I medici non trovarono diagnosi e alzavano le spalle: «A volte una coppia aspetta dieci anni… e poi, all’improvviso, il miracolo.»
Ma il miracolo non arrivava. E un giorno, insieme, pronunciarono quella parola: «Adottare.»
Andarono all’orfanotrofio tre volte. Prima osservarono. Poi la videro: una bambina dagli occhi azzurri, con i capelli folti e uno sguardo pieno di fiducia. Anna aveva solo un anno e qualche mese. La madre naturale l’aveva abbandonata in ospedale ed era stata privata dei diritti genitoriali.
«È una piccolina. Non ricorderà nulla, solo noi» diceva Caterina. «Crescerà convinta che siamo i suoi veri genitori.»
Documenti, visite, ansie, notti insonni. Ma alla fine tutto fu superato. Anna diventò la loro figlia. Amata. Desiderata. Loro. I parenti si meravigliavano: «Somiglia tanto a Caterina! Stessi capelli, stessi occhi!» Matteo sorrideva, commosso: persino l’aspetto fisico sembrava un dono del destino.
Anna crebbe intelligente, curiosa, affettuosa. La scuola, i primi voti alti, il primo mazzo di fiori per la maestra, le prime domande.
Ma la domanda che Caterina e Matteo temevano di più arrivò inaspettata e precoce.
«Mamma, papà, è vero che non sono vostra figlia? Che mi avete presa dall’orfanotrofio?»
La voce era calma, ma tremava di dolore. Sofia, una compagna di scuola, gliel’aveva detto. Aveva sentito sua madre parlarne con una vicina.
I genitori si scambiarono un’occhiata. Quella sera, Matteo parlò con calma, misurando le parole. Teneva una mano sulla spalla di Anna e le raccontò di quando l’avevano vista per la prima volta, di come si erano innamorati di lei al primo sguardo. Di quanto volessero darle una casa. Una famiglia. Amore. E della promessa fatta a se stessi: non nasconderle mai la verità, ma aspettare il momento giusto.
Anna ascoltò. Niente lacrime, niente scenate. Solo un sussurro:
«Va bene. Siete comunque la mia mamma e il mio papà.»
Da quella notte, l’argomento non fu più toccato. Caterina e Matteo tirarono un sospiro di sollievo: la loro bambina era forte, buona, più matura della sua età.
Quando Anna compì quindici anni, accadde un altro miracolo: Caterina scoprì di essere incinta.
«Matteo, ti stupirò molto adesso…» gli disse quando tornò dal lavoro.
«Hai comprato altri fiori senza motivo?»
«Avremo un bambino.»
Lui non ci credette subito. Chiese ripetutamente, si passò le mani tra i capelli. Poi la abbracciò e pianse. E per la prima volta dopo anni le disse:
«Grazie, Caterina. Per tutto.»
Anna, quando lo scoprì, sorrise:
«Voglio un fratellino. Ma che non sia pestifero come Sofia.»
Caterina diede alla luce un maschietto. La famiglia era completa. E la felicità sembrava aver trovato casa per sempre. Anna si iscrisse all’università, il piccolo iniziò le elementari, Caterina e Matteo lavoravano, vivevano, gioivano.
E poi apparve lei: la madre naturale di Anna.
Un giorno, mentre tornava con la spesa, Caterina la incontrò davanti al portone.
«Dillo a tuo marito: se non mi date dei soldi, dirò a vostra figlia la verità» sibilò la donna, senza nascondere il disprezzo. «So dove studia. So tutto.»
Caterina tornò a casa pallida. Raccontò tutto a Matteo.
«Non le dobbiamo nulla» disse lui. «Ma Anna non deve vederla. Non così. Non ora.»
Ricordarono la promessa fatta anni prima: dire la verità quando sarebbe stato il momento. Ma non l’avevano già fatto?
«Era una bambina» disse Caterina. «Ora è grande. Dobbiamo avvisarla.»
Quando Anna arrivò per le vacanze, si fecero coraggio.
«Piccola… sai che ti abbiamo adottata. Ma hai una madre naturale. Vogliamo che tu sappia che potrebbe farsi viva. Non vogliamo che lo scopra da estranei. Ma noi siamo qui. Siamo i tuoi genitori. Sempre.»
Anna li guardò a lungo, poi sorrise:
«Mamma, papà. Ricordate: per me non ci sono altri genitori. Se dovesse arrivare, le dirò semplicemente che ho già una famiglia. La mia vera famiglia.»
Caterina e Matteo la guardarono con ammirazione e stupore. Credevano che tutto il bene in lei venisse dal cielo. Dal carattere. Dalla natura. Ma in realtà, Anna era diventata così grazie a loro.
Grazie all’amore, alla sincerità e alle cure autentiche.
E nessun «segreto» ebbe mai più potere sulle loro vite.