La mia ex suocera si vanta che suo figlio mi abbia lasciato tutto dopo il divorzio: la triste verità è che non aveva niente da portarsi via
Isabella era seduta nella cucina del suo piccolo appartamento a Verona, fissando dalla finestra il cortile annegato da una pioggia grigia. Il cuore le si stringeva dal dolore e dal risentimento ogni volta che ripensava alle parole della sua ex suocera, Lucia Maria. Lei, a testa alta, raccontava a tutti i vicini e conoscenti quanto fosse nobile suo figlio, Marco. “Le ha lasciato tutto – l’appartamento, la macchina, perfino i mobili non li ha toccati! Se n’è andato con una sola valigia, un vero uomo!” proclamava con orgoglio ad ogni angolo. Senza sapere la verità, sembrava davvero un gesto eroico. Ma Isabella conosceva la realtà, e quella menzogna le bruciava dentro.
L’appartamento in cui viveva le era stato lasciato dalla nonna ben prima del matrimonio. Ricordava come avesse custodito con cura le chiavi di quella casa, il suo rifugio, dove ogni crepa sul muro le era familiare. La macchina? L’aveva comprata lei, con i suoi soldi, messi da parte dopo anni di lavoro in ufficio, prima ancora che Marco entrasse nella sua vita. Lui non aveva messo un solo euro in nessuna delle due cose. Quando la suocera elencava come suo figlio “non avesse preso nulla di casa”, Isabella sorrideva amaramente. E cosa avrebbe potuto portarsi? Tutto, dal divano al bollitore, era stato comprato da lei o regalato dai suoi genitori. Marco? Era stato un ospite in quella casa, non il padrone.
Il loro matrimonio era durato quattro anni, ma per Isabella erano stati quattro anni di battaglia. Marco aveva lavorato sì e no due anni in tutto. Il resto del tempo “cercava se stesso”. Lavoro in ufficio? Troppo lontano. Stipendio in un negozio? Troppo basso per le sue ambizioni. Gestire un bar? Troppo poco per uno come lui. Sognava grandi cose, ma non andava mai oltre i sogni. Isabella, intanto, si alzava ogni mattina alle sei per andare a lavoro, mentre Marco dormiva fino a mezzogiorno. Pagava le bollette, faceva la spesa, preparava la cena, e lui… lui cercava “la sua strada”. A volte si chiedeva: “Perché mi sono punita così, scegliendo lui?”
Quando arrivò il momento del divorzio, Isabella sentì insieme sollievo e vuoto. Era stanca di essere l’unica adulta in quella famiglia. Marco, come promesso, se ne andò. Con una valigia, come amava ripetere sua madre. Uscì dall’appartamento sbattendo la porta, come se fosse lui la vittima. La suocera aveva elevato quel momento a gesto epico. “Mio figlio è un vero cavaliere! Ha lasciato tutto alla ex moglie e ha ricominciato da zero!” la sua voce risuonava in tutto il cortile, e Isabella stringeva i pugni per non urlare. Si immaginava afferrarla per le spalle e gridarle la verità: “Non ha lasciato nulla perché non aveva mai messo nulla! Se n’è andato perché non poteva portarsi ciò che non era suo!”
Ma Isabella taceva. Non voleva abbassarsi ai pettegolezzi. I suoi cari – amici, genitori – sapevano la verità. Avevano visto come si era caricata tutto sulle spalle, come si era consumata, come piangeva la notte pensando che forse era colpa sua, che non era riuscita a ispirare suo marito. L’avevano sostenuta quando finalmente aveva chiesto il divorzio. E gli altri? Che credessero alle favole di Lucia Maria. Isabella sapeva che chi ascolta le chiacchiere non vale il suo tempo.
Eppure, ogni volta che sentiva frammenti di quelle conversazioni, una ondata di rabbia le saliva dal petto. “Le ha lasciato tutto!” suonava come una presa in giro. Non era stato lui a lasciare, era stata lei a conservare ciò che già era suo. Non gli aveva permesso di distruggere la sua vita, come lui aveva distrutto il loro matrimonio. Isabella guardava il suo appartamento, le foto appese, i fiori che aveva piantato sul balcone, e pensava: “È mio. Me lo sono guadagnato. E nessuno mi porterà via la mia verità”.
Ora che il divorzio era alle spalle, Isabella ricominciava a vivere. Si era iscritta a un corso di yoga, aveva ripreso a dipingere, cosa che non faceva dalle superiori. Sorrideva più spesso, e i suoi occhi, spenti durante gli anni del matrimonio, si erano riaccesi. Ma da qualche parte nel profondo c’era ancora dolore. Non per l’amore verso Marco – quello era morto da tempo. Ma per l’ingiustizia. Perché la sua menzogna era diventata leggenda, e la sua verità era rimasta nell’ombra. Ma Isabella sapeva che ce l’avrebbe fatta. Ce l’aveva sempre fatta.