Imperturbabile

**Imperturbabile**

Dopo il divorzio e la divisione dell’appartamento con il marito, Valeria si trovò a trasferirsi quasi in periferia. Le toccò un bilocale che non aveva visto un restauro da chissà quanto tempo. Almeno, questa fu la prima impressione. Ma Valeria era una di quelle donne che non si spaventano facilmente, temprata da anni di matrimonio con un marito tiranno.

Prima di acquistare quella casa, ne aveva viste molte, ma erano tutte troppo costose. Quella, invece, andava bene.

“Ci abitava mia nonna,” spiegò la ragazza che le mostrava l’appartamento, una giovane carina e sorridente. “I miei l’hanno portata da loro perché sta male, e hanno deciso di venderla. È un po’ fuori mano, non fa per me. E poi mio padre mi aiuterà a comprare qualcosa più vicino a loro.”

Valeria la osservava mentre continuava:

“Capisco che servano lavori, ma se vuole, il prezzo è trattabile.”

E così Valeria comprò quell’appartamento, che urlava disperatamente bisogno di ristrutturazione. Un altro vantaggio era che l’ufficio dove lavorava distava solo tre fermate di tram. Altrimenti, ci avrebbe messo quasi quaranta minuti per arrivarci.

Il suo ex marito, Fabrizio, era un vero despota. Lo aveva capito tardi, dopo cinque anni di matrimonio e un figlio già nato. L’idea del divorzio le era venuta dopo un’ennesima lite. Lei era una donna di casa, meticolosa. Il suo nido era sempre ordinato e accogliente, ma quando Fabrizio tornava ubriaco, tutto volava per aria. Piatti in cucina, vasi in salotto, vestiti.

“Che stai a fare seduta? Alzati e sistema tutto!” le urlava appena si placava la sua ira.

Gli piaceva vederla pulire, anche se l’appartamento non era piccolo. A un certo punto aveva comprato il monolocale accanto per allargare il bilocale. Valeria aveva creato un angolo di pace, sempre tutto pulito, cucinava con passione. Ma quegli scoppi d’ira non li sopportava più. Per fortuna, almeno, non aveva mai alzato le mani.

All’inizio erano rari, ma con gli anni si fecero sempre più frequenti. Quando il figlio si iscrisse all’università e partì per Bologna, decise di divorziare. Affrontò tante difficoltà, ma finalmente era sola nella sua nuova casa. Fece di tutto perché Fabrizio non scoprisse dove si era trasferita. I soldi bastarono per l’acquisto e anche per qualche ritocco. Prese due settimane di ferie apposta per i lavori.

“Lo faccio da sola. Gli impianti funzionano, vedo che sono stati rifatti di recente. Tappezzare le pareti e dare una mano di vernice posso farcela. In caso, cercherò qualcuno che mi aiuti. Ah, sì… forse dovrei mettere un controsoffitto.” Guardava il soffitto scrostato con un sospiro.

Trovò un artigiano in fretta, e in pochi giorni il controsoffitto fu sistemato. Comprese carta da parati e colla, si mise all’opera con entusiasmo: dopotutto, lo faceva per sé stessa. La sua amica Giulia la aiutò a tappezzare. Quando finirono, erano soddisfatte.

“Valeria, che meraviglia ora! Luminoso, pulito, accogliente. Manca solo il pavimento, metti il parquet chiaro. Ne parlo con Stefano, lui è bravo. L’ha fatto a casa nostra, è venuto benissimo. E ti costa meno. Lui compra tutto e te lo porta.”

“Già… Prima però devo verniciare i termosifoni, non mi piacciono così. Li faccio dello stesso colore delle pareti.”

“Va bene, torno a casa. Ne parlo con mio marito. Faremo il festino per la casa nuova quando sarà tutto pronto,” rise l’amica.

Vicino a casa c’era un piccolo negozio di ferramenta. Valeria non ci aveva mai messo piede, ma pensò che la vernice poteva comprarla lì, invece di andare in un grande magazzino. Dentro, la luce era fioca.

“Risparmiano sulla bolletta?” pensò.

Dietro il banco, un uomo chinato su un barattolo mescolava qualcosa con monotonia.

“Buongiorno,” salutò Valeria, e il venditore alzò lo sguardo.

Le si gelò il sangue. Davanti a lei c’era un bel uomo, capelli chiari e occhi azzurri, sembrava un attore. Anche con quella luce scarsa, lo vide benissimo. E tornarono in mente i pensieri che aveva fatto prima di entrare: cosa poteva offrirle mai quella periferia? E invece…

“Buongiorno,” rispose lui. “Desidera?”

“Vernice… avete un colore avorio?”

“Che tipo? Smalto, acrilica…”

“Oh, non saprei.”

L’uomo la accompagnò agli scaffali, mostrandole vari barattoli con spiegazioni precise.

“Questa va bene per il legno, quest’altra per i tubi…”

“Devo verniciare i termosifoni,” disse Valeria.

Le consegnò un barattolo, pagò e uscì di corsa. Salendo le scale, si rimproverò per non aver trovato il coraggio di parlare con quell’uomo affascinante.

“Ecco, sempre così. Appena mi piace qualcuno, divento timida. Avevo pure la scusa!”

Sognò di chiedergli aiuto per i termosifoni, ma restò un sogno. Si mise subito al lavoro e verniciò con tale energia che entro sera aveva finito.

Chiuse la cucina, dove aveva sistemato un letto pieghevole per il periodo dei lavori, e aprì la finestra.

“Che bella la sera qui, silenzio, niente a che vedere con il centro,” pensò prima di addormentarsi. “Domani finisco qui.”

Al mattino, dopo colazione, prese il pennello, ma era secco. Lo aveva lasciato lì la sera senza pensarci.

“Be’, significa che devo tornare al negozio.” E quasi si rallegrò all’idea di rivedere il venditore.

Era ancora lui.

“Ascolto,” disse gentile.

“Non mi riconosce,” pensò Valeria, poi buttò lì: “Ma perché è così buio qui? Difficile vedere la merce.”

“Chieda, le spiego tutto,” rispose serio e imperturbabile.

“Ho lasciato il pennello a secco.”

“Compri l’olio di lino,” replicò con la stessa calma.

“Va bene,” fece lei, un po’ giù di morale. Pagò e uscì.

La cortesia del venditore era fredda, ma Valeria non si abbatté. Pensò:

“Non mi conosci ancora, ma tu mi piaci tanto.”

Sapeva che sarebbe tornata in quel negozio. E avrebbe trovato un pretesto. Non le passava neanche per la testa che potesse essere sposato, con figli. Era sicura che fosse libero, anche se sembrava più vecchio di lei, forse sui quaranta.

Al terzo giorno, Valeria rientrò nel negozio.

“Buongiorno,” salutò sorridendo. “Ormai sono una cliente fissa,” scherzò.

“Ascolto,” rispose lui, impassibile.

“Due lampadine da cento,” disse, e il buonumore svanì. Lui le disse il prezzo, e basta.

Pagò e se ne andò.

“Ma che succede? Non mi riconosce proprio? Io che mi esercitavo a parlare con lui, e lui duro come una roccia.”

Il quarto giorno, entrò di slancio e allegramente annunciò:

“Ciao, sono di nuovo io. Mi riconosci?” Senza dargli tempo di rispondere, continuò: “Dovrò venire qui ancora un sacco di volte, sto facendo lavori in casa eE poi, con un sorriso finalmente sgorgato dal cuore, lui le rispose: “Forse dovrei venire a dare un’occhiata a quei lavori di persona,” e in quel momento Valeria capì che la pazienza aveva trovato la sua ricompensa.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

2 − 1 =

Imperturbabile