Impossibile prepararsi al vuoto
Non avrei mai pensato di divorziare una seconda volta. Dopo il secondo fallimento ero esaustonon solo moralmente, ma fisicamente. Non volevo nessuno accanto a me. Mi ero chiuso al mondo, indossavo vecchi jeans, non mi radevo, mi lasciavo andare di propositogiusto per far capire che non ero disponibile a nuovi incontri. Credevo che lamore fosse una malattia da cui mi ero ormai guarito.
Poi arrivò lei.
Ci conoscemmo per casoal compleanno di un amico comune. Ricordo che allinizio quasi non la notai. Rideva a una battuta, si sistemava una ciocca di capelli e aveva quello sguardovivace, attento, un po ironico. Quando iniziammo a parlare, capii che non era solo una donna carina, ma una persona che sapeva vedere oltre. Faceva domande, ascoltava davvero, non per cortesia.
Quella sera parlammo fino allalba. Per la prima volta dopo tanto tempo, risi. Davvero. E quella stessa sera capii: qualcosa in me si era mosso.
Da quel giorno non ci lasciammo più. Un anno dopo, ci sposammo. Diciassette annie ognuno di loro aveva un senso. Non era solo mia moglieera la mia bussola, la mia migliore amica, la mia coscienza. Sapeva sciogliere la tensione con una battuta, abbracciarmi in modo che la pace tornasse allistante.
Si chiamava Caterina.
Amava la vita nei dettagli: il caffè del mattino in giardino, i vecchi film in bianco e nero, il profumo del pane appena sfornato che preparava “così, per caso”. E ripeteva sempre: “La felicità non va inventatava notata”.
Quando i medici fecero la diagnosi, restammo entrambi in silenzio. Seduta di fronte a me, mi strinse la mano e disse:
Non piangiamo adesso, va bene? Avremo tempo, se servirà.
Diciotto mesi di lotta. Chemio, ospedali, debolezza, dolore, ma lei non si arrese. Persino quando perse i capelli, scherzava dicendo che almeno non avrebbe più perso tempo a sistemarli. La sua forza mi impressionavae mi spaventava, perché la vedevo svanire e non potevo fare nulla.
Tre mesi fa se ne è andata.
Il mondo è diventato silenzioso. Troppo. Nella nostra casa tutto è rimasto comera: la sua tazza sul tavolo, la coperta preferita sul divano, il libro con il segno a metà. E ioin mezzo a tutto questo, come in un film messo in pausa.
Mi salva nostro figlio. Ha sedici anni. È il mio sostegno. Non so cosa farei senza di lui. Siamo più vicini che mai. Parliamo di leinon come di qualcuno che manca, ma di chi è “solo un po più in là”. Lui dice:
Papà, alla mamma sarebbe piaciuta la tua pasta.
E io sorrido. Perché fu lei a insegnarmi a cucinare, dicendo: “Un vero uomo deve saper fare colazione e saper abbracciare”.
Quando capimmo che la fine era vicina, cercai di prepararmi. Immaginavo scene: andare da solo al supermercato, festeggiare da solo, dormire in un letto vuoto. Pensavo che, se avessi previsto tutto, sarebbe stato meno doloroso. Ma nessun pensiero ti prepara alla realtà.
Perché il dolore non viene dalle grandi perdite, dai dettagli.
Ogni domenica guardavamo “Affari tuoi”. Era la nostra piccola tradizione. Indovinavamo i premi, discutevamo, ridevamo. Ora accendo ancora quel programma. Mi siedo sullo stesso divano. Ma accanto a me cè solo silenzio. Quando qualcuno vince, mi giro istintivamente per guardarla. Ma lei non cè. E in quegli attimi mi assale un vuoto che mi fa venire voglia di urlare.
Cerco di resistere. Preparo la colazione, pulisco, vado al cinema con mio figlio. Abbiamo persino piantato di nuovo i suoi fiori preferiti in giardino. Ma ogni sera, quando spengo la luce, arriva il momento più duro. Puoi abbracciare i cuscini quanto vuoinon sanno di amore.
Eppure, nonostante tutto, sono grato. Perché ho avuto la fortuna di conoscere una persona così. Averla accanto per diciassette anniè più di quanto alcuni abbiano in una vita intera. Ha lasciato in me un pezzo di sénelle parole, nelle abitudini, in nostro figlio.
A volte mi sembra che sia ancora qui. Nel fruscio delle pagine, nel fischio del bollitore, nella luce che filtra dalla finestra proprio come piaceva a lei.
So che un giorno potrò ridere senza amarezza. Ma per ora sto solo imparando a vivere di nuovonon senza di lei, ma con lei nei miei ricordi.
Perché lamore non sparisce, anche quando il corpo tace. Cambia formae diventa una luce silenziosa che ti guida nelloscurità.