Imprenditore italiano cerca la figlia scomparsa per 16 anni, ignaro che vivesse e lavorasse proprio nella sua stessa casa…

Il businessman Luca Moretti ha passato sedici anni a cercare sua figlia scomparsa, senza sapere che lei viveva e lavorava già da tempo nella sua stessa casa

Ginevra piangeva disperata, il viso affondato nel cuscino. I suoi singhiozzi strazianti rompevano il silenzio della stanza. Luca camminava avanti e indietro, nervoso, cercando di capire come fosse potuto accadere.

“Come si fa a perdere un bambino?” chiese, trattenendo a fatica la rabbia.
“Non l’ho persa!” esclamò Ginevra. “Eravamo seduti sulla panchina, Beatrice giocava nella sabbiera. Cerano tanti bambini, lo sai. Non si può controllare ognuno ogni secondo! Poi tutti se ne sono andati Ho cercato dappertutto, controllato ogni angolo, poi ti ho chiamato!”

La voce le tremò di nuovo, e scoppiò in un pianto ancora più forte. Luca si fermò, si sedette accanto a lei e le mise una mano sulla spalla.
“Scusa,” disse con tono più calmo. “Lo capisco. Non è solo una bambina persa. Lhanno portata via. Li troverò. Ti giuro che li troverò.”

Le ricerche della bambina di cinque anni iniziarono subito. La polizia lavorò giorno e notte, perlustrando cortili, scantinati, parchi, boschi. Tutte le forze furono impiegate, ma non cera traccia di lei. Sembrava svanita nel nulla, come inghiottita dalla terra.

Quella notte Luca sembrò invecchiare di dieci anni. Ricordava la promessa fatta alla moglie malata: rendere Beatrice la bambina più felice del mondo, proteggerla più della propria vita. Due anni dopo la morte della prima moglie, si era risposato con Ginevra. Lei aveva insistito, dicendo che Beatrice aveva bisogno di cure femminili. I rapporti tra la bambina e la matrigna non erano mai stati facili, ma Luca sperava che fosse solo questione di tempo.

Per un anno intero oscillò tra rabbia e disperazione. A volte cadeva nellalcol, altre rifiutava persino un bicchiere. Nel frattempo, lazienda era gestita dalla giovane moglie, e a Luca andava bene così. Lunica cosa che faceva ogni giorno era chiamare la polizia. E ogni volta la risposta era la stessa: “Nessuna novità.”

Esattamente un anno dopo la scomparsa, Luca tornò nel parco giochi dove tutto era iniziato. Le lacrime gli scendevano sulle guance.
“Un anno Un anno intero senza di lei”
“Piangi pure,” disse una voce accanto a lui. “Le lacrime purificano lanima.”

Luca trasalì. Accanto a lui cera nonna Rosa, la custode del quartiere, che sembrava essere lì da sempre, parte del paesaggio.
“Come faccio a vivere così?”
“Non così. Sembri un fantasma. E se Beatrice tornasse, come le vorresti apparire? E poi, cosa stai facendo alla gente?”
“Di cosa parli? Che centra la gente?”
“Centra, perché tua moglie sta svendendo lazienda. La gente resta senza lavoro. Hai dato loro speranza e ora li butti via come spazzatura.”
“Non è possibile”
“Invece sì. E potrebbe anche avvelenarti, così tua figlia non avrà più nessuno a cui tornare.”

Nonna Rosa si alzò e se ne andò senza salutare, trascinando la scopa sullasfalto.

Luca rimase seduto ancora un po, poi tornò a casa. In unora si ripulì e si cambiò. Quando si guardò allo specchio, rabbrividì: davanti a lui cera un vecchio, magro, scavato, un estraneo.

Prese lauto, che non guidava da un anno, e andò in ufficio. Dentro di lui qualcosa si riaccendevasentiva che stava tornando in vita.

Al piano terra, invece del solito addetto, cera una ragazza che guardava video sul telefono. Non lo degnò neanche di uno sguardo. Al secondo piano, al posto della sua fedele segretaria, Lucia, cera una nuova arrivata truccata in modo sgargiante.
“Non può entrare!” cercò di fermarlo.
Ma lui la spinse via ed entrò. Nel suo ufficio, la sorpresa: Ginevra era in ginocchio davanti a un uomo più giovane. Alla vista del marito, balzò in piedi.
“Luca! Posso spiegare!”
“Vattene. Hai due ore per sparire dalla città.”

Ginevra scappò, e il suo amante, pallido e sudato, la seguì. Luca aggiunse freddo:
“Questo vale anche per te.”

In pochi minuti convocò tutti i capi reparto. Chiamò Lucia, che aveva lasciato il lavoro dopo che Ginevra aveva licenziato tutti i dipendenti chiave.
“Ho provato a chiamarti, ma non rispondevi,” disse lei.
“Torna. Ti aspettiamo.”

Così iniziò la rinascita dellazienda. Luca rimase in ufficio quasi due giorni, rimettendo tutto a posto, riallacciando contatti, licenziando i traditori. Tornato a casa, sorrise amaramente: Ginevra aveva portato via tutto ciò che aveva valore. Ma non gli importava. Purché non si facesse male. Le aveva già bloccato laccesso ai conti.

I conoscenti scuotevano la testa: dovera finito luomo gentile e accomodante? Ora cera solo un imprenditore freddo e determinato, che non cambiava idea.

Cinque anni dopo, lazienda prosperava. Dieci anni dopo, era leader nella regione, avendo inglobato i concorrenti. Lo rispettavano, ma soprattutto lo temevano. Solo tre persone potevano vedere il vero Luca: Lucia, la governante Valentina e nonna Rosa. Loro sapevano che dietro la maschera si nascondeva un dolore profondo, mai superato.

Una sera Valentina bussò alla porta dello studio.
“Luca, posso disturbarti un attimo?”
“Certo, entra.”

Luca lasciò i documenti e sorrise:
“Che profumo è? Frittelle, vero?”
Lei rise.
“Indovinato. Credo che le abbiate fatte apposta per farmi dire di sì.”
“Forse. Cosa ti serve?”
“Da quando ci siamo trasferiti in questa villa, non ce la faccio più da sola. È grande, cè il giardino, i fiori E io non sono più giovane.”
“Vuoi andartene?”
“No, no! Vorrei solo assumere un aiutante.”

Luca si irrigidìodiava i cambiamenti, soprattutto in casa. Si era isolato dal mondo, parlando solo per lavoro. Non cera spazio per nuove persone.
“Valentina, lo sai”
“Lo so, Luca. Ma questo posto è enorme, e io non sono più quella di una volta.”

Alla fine accettò.
“Va bene. Ma niente rumori, niente disturbo.”
“In quindici anni vi ho mai deluso?”
“Mai,” sorrise. “Allora, le frittelle sono pronte?”
“Sapete dove colpire,” rise Valentina.

Il giorno dopo Luca non andò in ufficio. Come ogni anno, andò nel parco dove tutto era iniziato. Si sedette sulla panchina, guardò i bambini, il cielo. A volte piangeva, ma più spesso restava in silenzio. A sera tornava a casa, si chiudeva nello studio e si concedeva un whiskylunico giorno in cui permetteva al dolore di uscire.

Quellanno, a casa lo aspettava una sorpresa.
“Il detersivo sta sempre qui, qui ci sono i panni e i guanti,” sentì dire Valentina.

Luca sbuffò. Proprio oggi aveva portato laiutante?
Stava per andarsene quando vide entrare in salotto Valentina e una ragazza minuta, sui diciannove anni. La ragazza, sotto il suo sguardo, si aggiustò una ci

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