In attesa di una scelta: una storia di speranza e paura

**31 Ottobre 2023**

Nell’attesa di un ambulatorio ginecologico a Roma, una signora anziana sedeva sulla panchina accanto a una ragazzina magrolina di quindici anni, con una gonna corta che lasciava intravedere le ginocchia affilate. La nonna aveva accompagnato la nipote per un aborto.

La donna sospirava di continuo, mentre la ragazza, con gli occhi spaventati, guardava intorno. Accanto a lei c’era una busta della spesa. Una donna sulla trentina si avvicinò e si sedette al loro fianco.

«Anche voi qui per questo ambulatorio?»
«Sì… Dimmi, fa male?»
«Be’, non è piacevole, ma ti danno qualcosa per il dolore. Dicono che sia veloce, cinque minuti al massimo, se sei ancora all’inizio. È la prima volta anche per me, lo ammetto, ho paura. E poi… quel bambino non ha colpe, no?»
«Madonna santissima, che disgrazia… Capisce, è mia nipote, frequenta la terza media, e quel maledetto ragazzo l’ha ingannata e poi piantata. Adesso è incinta. Lui non vuole saperne niente, e noi che facciamo? Deve finire la scuola… I genitori non ci sono, l’ho cresciuta io… Che tragedia…»
«Nonna, basta, mi fai piangere… La signora ha detto che non fa male, sarà una cosa veloce, e via.»
«Nipotina mia, ma quello è un bambino, vivo… Non è colpa sua, la signora ha ragione. Senti una cosa: alzati, andiamo a casa. Ce la faremo. Anche durante la guerra si facevano figli, no? E quel deficiente di tuo padre non ci serve. Su, prendi la busta, via di qui.»

La ragazzina sembrava aspettasse quelle parole. Afferrò il sacchetto e si avviò verso l’uscita, la nonna dietro di lei. La donna sulla panchina sorrise guardandole allontanarsi, persa nei suoi pensieri.

**Venti anni dopo**

«Mamma, lo amo, è tutto serio tra noi, credimi! Dario è un bravo ragazzo, ha un futuro promettente!»
«Ma quale futuro se vi sposate adesso! Finite l’università, poi si vedrà!»
«Mamma, abbiamo vent’anni, mica siamo bambini. Il matrimonio non disturberà gli studi, tanto faremo solo il civile, niente spese inutili. Ceneremo al ristorante con i suoi genitori e sua nonna, poi festeggeremo con gli amici. Dario adora sua nonna, lei l’ha cresciuto.»
«Oh, Ginevra… Che non si farebbe per la figlia! Va bene, dobbiamo conoscere i tuoi futuri suoceri, no? Invitali a cena.»

«Benvenuti! Sono Giulia, la mamma di Ginevra. Sedetevi, prego…»

Mentre osservava la nonna di Dario, Giulia ebbe la sensazione di averla già vista da qualche parte. La madre di lui, Anna, era giovanissima, quasi sembrava più grande di pochissimo rispetto al figlio. A un certo punto, la nonna cominciò a raccontare:

«Sa, Giulia, mi vergogno a dirlo, ma all’inizio volevamo interrompere la gravidanza. Anna era solo una ragazzina, che ne sapeva di essere madre? I suoi genitori non c’erano più, io l’avevo cresciuta da sola. E poi… rimase incinta. Dovevamo mandarla a scuola, mica farle avere un bambino!»

«Ma quel giorno in ospedale, mentre aspettavamo, arrivò una donna. Disse che i bambini non hanno colpe… Fu come un segno del cielo. Ce ne andammo, e così nacque Dario. Anna finì le medie, io mi occupai di lui mentre lei studiava per diventare pasticcera. Il padre, quel buono a nulla di Daniele, non fece mai niente. Ma ce l’abbiamo fatta. Anna poi ha trovato un uomo perbene, si è risposata e ha avuto anche una bambina. Ora fa dolci su ordinazione e guadagna bene. Non preoccupatevi, se Dario e Ginevra si sposano, gli darò il mio appartamento, io andrò da Anna.»

Giulia rimase senza parole. Quella nonna e quella ragazzina di vent’anni prima erano loro. Proprio grazie a loro, aveva deciso di tenere la sua bambina, la sua adorata Ginevra.

Dopo quell’incontro in ospedale, un senso di pace l’aveva pervasa. Capì che doveva tenere il bambino, che tutto sarebbe andato bene. Era rimasta incinta di un uomo sposato, il suo primo amore. Si erano persi di vista e ritrovati anni dopo, ma lui aveva già una famiglia. Una sola notte insieme, e poi la scoperta della gravidanza.

Non voleva distruggere il suo matrimonio, così decise di non dirgli nulla. Pensava che abortire fosse la decisione giusta, per non rovinare nessuna delle due vite. Ma bastarono cinque minuti con quella nonna e sua nipote per farle cambiare idea. Se loro potevano farcela, anche lei ce l’avrebbe fatta.

Lasciò l’ospedale dietro di loro. La gravidanza e il parto andarono bene, e nacque la sua unica figlia, la persona più amata al mondo.

E ora il destino le aveva riunite, ma per una gioia. I figli che avrebbero potuto non esistere si stavano per sposare. Non era un segno del destino?

A volte la vita ci manda dei messaggi. C’è chi li ascolta, chi no. Bastano cinque minuti per cambiare tutto. Come decidere di tenere un bambino che non si voleva, e poi non riuscire a immaginare la vita senza di lui.

La vita è strana, ma se senti di stare per commettere un errore, fermati. A volte, cinque minuti possono cambiare tutto.

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