“Ma dai, sei sempre a casa a non fare niente!”
“Mamma, andiamo a giocare con le macchinine, me l’avevi promesso…” ripeté per l’ennesima volta Leonardo, il piccoletto di cinque anni che aveva appena fatto capolino in cucina.
Giulia lo guardò, poi distolse lo sguardo verso la pila di piatti sporchi e il pollo che aspettava paziente sul tagliere. Tornò a fissare il figlio, che la osservava attentamente in attesa di una risposta.
“Leo, aspetta ancora un pochino, poi arriva la mamma, d’accordo?” disse a bassa voce, quasi non credendo nemmeno lei a quel famoso “ancora un pochino”.
“Ecco, lo dici sempre ma poi non vieni mai! Non voglio giocare da solo! Non voglio!” urlò il bambino, scappando in camera sua.
Alle grida del fratello si svegliò la piccola Sofia, annunciando il suo risveglio con un pianto disperato. Giulia si lasciò cadere sulla sedia, afferrandosi la testa tra le mani come per tapparsi le orecchie. Chiuse gli occhi per un attimo.
…Giulia aveva sempre voluto dei figli e li amava alla follia. Ma in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa per essere da sola, lontana da pulizie infinite, pannolini, logopedista, passeggiate, bagnetti serali, cene e favole della buonanotte…
Certo, molte donne vivono così, ma almeno hanno nonni che aiutano o mariti presenti. Lei no. I suoi genitori erano a mille chilometri di distanza, la suocera troppo impegnata con il lavoro e la sua vita per occuparsi dei nipoti. Il marito, Alessandro, rientrava sempre a casa quando i bambini erano già a letto. Si sedeva davanti alla TV o al computer, senza dare un minimo aiuto. E ultimamente, tra loro due, l’atmosfera era tesa, dolorosa…
“Mammaaaa…” chiamò la vocina assonnata di Sofia.
“Arrivo, tesoro, arrivo!” rispose Giulia, correndo in camera.
Si occupò dei bambini, fece una veloce pulizia. Nel pomeriggio, Leonardo aveva lezione con la logopedista. Mentre lui era impegnato, Giulia portò Sofia al parco giochi.
Tornarono a casa verso sera. Dopo il bagnetto e la cena dei piccoli, Giulia bevve solo un caffè di corsa. Guardò il pollo e decise: “Non ce la faccio”. Per cena, al marito avrebbe servito tortellini.
Alessandro rientrò verso le nove. Ormai Giulia ci era abituata: raramente tornava di buon umore.
“Sono a casa! Nessuno mi viene a salutare?” tuonò dall’ingresso.
“Alex, per favore, non gridare, Sofia sta dormendo,” disse Giulia con tono dolce, per non irritarlo ulteriormente.
“Eh già, che bella accoglienza! Arrivo e devo pure fare silenzio!” borbottò lui, dirigendosi in bagno.
Giulia apparecchiò: tortellini, un po’ di prezzemolo e una ciotola di panna acida. Accese il bollitore e tagliò qualche fetta di pane.
“Giulia, ma questi tortellini li hai presi in offerta? È l’unica cosa che mangio da giorni!” disse Alessandro con sarcasmo.
“Alex, oggi finiamoli e domani, come promesso, cucino il pollo,” rispose lei, quasi scusandosi.
“Oggi è l’ultima volta. Domani non li voglio più! Lunedì tortellini, oggi tortellini… ma siamo seri?” sbottò lui, attaccando la cena.
Non chiese nemmeno se lei avesse mangiato qualcosa. Ultimamente, sembrava non interessarsi più a sua moglie.
“Alex, stacca un attimo dal telefono. Raccontami com’è andata in ufficio.”
“Che vuoi che ti dica? Sempre la solita noia. Sono stanco morto e tu vuoi pure parlarne a casa?” Rispose secco, riaffondando nello schermo.
“Allora buon appetito, vado a controllare i bambini.”
“Vai,” rispose lui, asciutto.
Giulia sistemò i piccoli, spense la luce e tornò in cucina.
“Vado a dormire,” buttò lì Alessandro, uscendo senza alzare lo sguardo.
“Buonanotte,” mormorò Giulia nel vuoto.
Un tempo, prima di addormentarsi, lui la baciava e le augurava sogni d’oro. La sera, dopo aver messo a letto Leonardo, chiacchieravano davanti a una tazza di tè aromatico. Poi accendevano un film o una serie insieme.
Quei momenti teneri e complici sembravano un ricordo lontano. Ora Alessandro era totalmente assorbito dal lavoro, da affari che a lei non riguardavano.
Con la nascita di Sofia, Giulia era sempre più stanca. Avevano sperato di iscrivere Leonardo all’asilo, ma nel gruppo logopedico non c’era posto. Così, durante il congedo maternità, aveva scelto di tenerlo a casa e portarlo privatamente dalla terapista.
Sospirò profondo e guardò l’orologio: erano già le dieci e mezza! Doveva sbrigarsi a sparecchiare, lavarsi e andare a letto.
Quando entrò in camera, Alessandro russava già. Il telefono vibrava con un messaggio.
“Chissà chi scrive a quest’ora,” pensò, attribuendolo a una notifica della banca.
Ma non fece in tempo ad addormentarsi che la sveglia suonò.
“Sei già le cinque e mezza?! Ma ho dormito?” Si alzò di scatto, infilò la vestaglia e corse in bagno.
Si lavò, bevve un caffè e preparò la colazione. Alle sei, si svegliò Alessandro.
“Ancora fiocchi d’avena e toast?!” esclamò appena messo piede in cucina.
“Buongiorno, Alex!”
“Mia madre mi faceva i pancakes a colazione! Tu invece non hai mai tempo!” brontolò, spingendo con rabbia la ciotola.
“Alex, nei weekend cucino di più. Ma tra lavoro e bambini… E poi, l’avena fa bene!”
“Già, io devo soffocarmi con questa robaccia! Almeno delle uova strapazzate, no?”
“Prima, abbassa la voce che svegli i bambini. Secondo, ho dimenticato di comprare le uova!”
“Ma che moglie sei? Dimentichi, non hai tempo, non riesci! Stai a casa tutto il giorno, le altre donne fanno tutto e tu non combini niente! Mia madre ha ragione…”
Ma non finì la frase, perché dalla cameretta partì il pianto di Sofia.
“Scommetto che tua madre ti mette contro di me!” sbottò Giulia.
“Lascia stare mia madre! Occupati piuttosto dei bambini!” urlò lui, spingendo la sedia e uscendo.
Mentre sistemava i piccoli, Alessandro se ne andò senza salutare. La porta sbattuta risuonò in tutta la casa.
Giulia si pentì dell’ennesima lite. I rapporti erano già tesi, e queste scaramucce non aiutavano…
La giornata proseguì come sempre: colazione, pulizie, pranzo, pisolino e passeggiata.
“Mamma, andiamo su quell’altalena!” propose Leonardo.
“Dai, andiamo,” acconsentì lei.
Mentre camminavano, una voce familiare la chiamò.
“Giulia! Ciao! Quanto tempo!”
“Oh, Martina! Ciao! Ma quanto sei cresciuto!” accarezzò i capelli del figlio dell’amica.
“Anche i tuoi! Ma sei dimagrita… stai bene?”
“Sì, solo un po’ di stanchezza, due bambini…”
“Ma dai, devi pensare anche a te! Alessandro non ti dà una mano? Io coinvolgo sempre Marco, siamo una famiglia!” rise Martina.
“Marti, Alessandro lavora fino a seraMentre passeggiavano, Giulia incrociò lo sguardo di Alessandro seduto a un tavolino del bar con una donna giovane e sorridente, e in quel momento capì che era arrivato il momento di voltare pagina e ricominciare da sola.