In ritardo! In tre minuti, si tuffa nella stanza da bagno, si trucca, indossa il suo cappotto e gli stivali, per poi prendere l’ascensore.

E in ritardo! In tre minuti, si tuffa in bagno, si trucca, indossa il cappotto e gli stivali, poi prende lascensore.

Beatrice si svegliò di colpo, già in ritardo! In pochi minuti e con una rapidità incredibile, riuscì a prepararsi: si truccò mentre si dirigeva verso la porta, diede unocchiata allo specchio e infilò un trench e degli stivaletti. Tre minuti dopo essersi alzata dal letto, era già nellascensore.

Uscita in strada, si accorse che una leggera pioggia di settembre stava cadendo, ma non aveva tempo per tornare a prendere lombrello. La sveglia laveva tradita. Beatrice correva per prendere lautobus, terrorizzata allidea di perdere il lavoro. Il suo capo era sempre stato intransigente: un ritardo equivaleva a un giorno di lavoro perso, con la minaccia di licenziamento.

Immaginando già il disastro della giornata, Beatrice si era mentalmente congedata dai suoi clienti preferiti, dal bonus e dallultimo giorno di ferie rimasto. I passanti, tutti di fretta, sembravano persi nei loro pensieri, indifferenti gli uni agli altri. Tutto era grigio e triste, e la pioggia non aiutava.

A pochi metri dalla fermata, Beatrice si fermò di colpo, notando un gattino bagnato vicino a una panchina rovinata. Si sforzava di miagolare, ma ne usciva solo un debole sospiro.

Esitò. Correre via o aiutare quella piccola creatura in difficoltà? Scelse di seguire il cuore, sapeva che avrebbe comunque affrontato lira del suo capo.

Avvicinandosi, vide che una zampina sembrava storta.
Oddio! Chi ti ha fatto questo?

Ogni dubbio scomparve. Il gattino tremava, fradicio dacqua. Lo prese delicatamente nella sua sciarpa bianca e corse ancora più veloce verso la fermata. Decise di portarlo con sé in ufficio e pensarci dopo. Il suo cuore generoso non poteva abbandonare quellorfanello.

Il tentativo di entrare in ufficio senza farsi notare fallì. Proprio davanti alla porta numero 12, incontrò il suo capo allangolo del corridoio.
Rossi! Unora di ritardo! Dove diavolo eri? Chi dovrebbe fare il tuo lavoro al posto tuo? Ma che ti passa per la testa?

Le domande si accanivano su di lei mentre il senso di colpa cresceva. Tremante e senza parole, sentì le lacrime salirle agli occhi.

Guardi! riuscì a dire, aprendo un po il cappotto.
Il gattino mostrò la sua piccola testa infelice. Ora un po più caldo, emise qualche miagolio triste.
Ha una zampina ferita, non potevo lasciarlo sotto la pioggia Era solo

Le lacrime scendevano, le parole si mischiavano, e le mani le tremavano. Già immaginava di dover raccogliere le sue cose in silenzio. Ma una mano calda la fermò. Il capo tirò fuori il telefono, scrisse un indirizzo su un foglietto e le ordinò di andarci subito per salvare quella zampetta pelosa.

Stupita dal cambiamento, Beatrice prese il biglietto, infilò le mani gelate in tasca e corse verso la porta.
E non tornare qui, le disse.

Il cuore di Beatrice si strinse, ma prima che potesse disperarsi, il capo aggiunse:
Oggi è il tuo giorno libero. E anche domani. Ti faccio i complimenti per la tua gentilezza, e aspettati un bonus per il tuo amore per gli animali.

A lavoro, tutti lo conoscevano come Marco Ferraro, dal carattere duro come la pietra. Ma alla clinica veterinaria, la situazione si risolse rapidamente: la zampa non era rotta, solo una storta seria. Mentre il veterinario la fasciava, Beatrice raccontò della scoperta del piccoletto e del gesto sorprendente del capo.

Ridendo, il veterinario rivelò di conoscere Marco da bambino. Era sempre stato un eroe per gli animali, salvando coraggiosamente cuccioli dallacqua e proteggendo gattini dai bulli. Adesso sosteneva finanziariamente i rifugi con il suo stipendio, generosità iniziata con la sua prima borsa di studio.

Ma con le persone, Marco era sempre stato distante, cambiato dopo la tragica perdita della sua famiglia. La rivelazione scosse Beatrice, che per il resto della giornata non fece che pensare a lui, sentendosi spinta a incoraggiarlo.

Quella sera, mentre il gattino riposava comodo sul letto, Beatrice sistemava uno spazio per il suo nuovo amico. Lo aveva chiamato Minù, un nome perfetto. Il momento di tenerezza fu interrotto dal telefono: era Marco.
Come sta il nostro piccolo paziente?

Arrossendo, Beatrice rispose animatamente sulle condizioni del gattino e lo ringraziò. Marco la invitò a cena e parlarono per tutta la sera.

Quello che li avvicinò fu la comprensione reciproca e lamore per gli animali. Insieme si presero cura di Minù e presto condivisero la passione per il salvataggio degli animali in difficoltà. Finita la solitudine per Beatrice e il suo nuovo amico a quattro zampe, trovando gioia e conforto in quella nuova compagnia.

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