In un vecchio edificio trascurato, una donna paffuta scuoteva un tappeto dalla finestra, senza accorgersi che la polvere cadeva sulla donna magra che abitava al piano di sotto.
—Ehi, cicciona, fai attenzione con quel tappeto! Mi stai sporcando i capelli! —gridò la donna magra, irritata.
La paffuta rispose con sarcasmo:
—Oh, cara, i tuoi capelli sono già un disastro. Con o senza polvere, non cambia nulla.
La discussione si infiammò quando la madre della donna magra apparve con una scopa in mano e colpì la finestra della paffuta.
—Mi romperai il vetro, giraffa! —ribatté la paffuta.
La madre, con tono autoritario, replicò:
—Sei sempre tu a cercare guai, vero? Elefante!
Mentre le tre donne si scambiavano insulti, un ladro di passaggio osservava la scena. Sorrise malizioso e pensò:
Donne… sempre a litigare fra loro. Credo di poter approfittarne.
Quella sera, la donna magra stava rientrando a casa quando il ladro le sbarrò la strada. Le parlò con voce minacciosa:
—Non gridare. Vieni con me.
—Dove vuoi portarmi? —domandò lei, nervosa.
Lui sorrise, mostrando denti giallastri.
—In quel vicolo buio laggiù. Ci divertiremo un po’.
I suoi occhi brillavano come quelli di una volpe affamata. La donna tentò di gridare:
—Aiuto!
Immediatamente, lui le afferrò i capelli e le tappò la bocca.
—Se gridi ancora, ti faccio a pezzi —ringhiò con violenza.
Le luci dell’edificio si accesero e alcune finestre si aprirono. I vicini spiarono la scena, ma, accortisi del pericolo, richiusero rapidamente le tende, impauriti.
—Visto? —si burlò il ladro—. Tutte queste donne hanno paura di me. Lo vedete? Sono una barzelletta!
L’atmosfera era pesante, come se qualcosa di brutto stesse per accadere. Ma poi…
Il ladro sentì un colpo forte alla testa. Voltandosi, vide la donna paffuta, che stringeva con fermezza una scopa.
—Malfattore, lasciala subito o te ne pentirai! —ordinò, furiosa.
Lui scoppiò a ridere.
—Tu? Da sola? Senti, ippopotamo, prima litigavi con lei, e ora vuoi fare l’eroina?
La paffuta lo fissò con uno sguardo fulminante.
—Abbiamo le nostre differenze, ma non ti permetterei mai di farle del male. Forse sono sola… ma siamo in tante. Ci aiutiamo sempre tra noi!
Il ladro rise di nuovo.
—Siete tutte deboli!
Fu allora che, dietro la paffuta, cominciarono ad apparire altre donne del palazzo: la madre della donna magra e altre vicine, tutte armate di padelle, coltelli, forchette e scope. I loro occhi riflettevano determinazione e forza.
Il ladro cominciò a provare una paura crescente, e la sua mente si interrogò:
Perché ho paura? Non dovrei sentirmi intimidito… sono solo donne! Ho affrontato uomini forti, perfino poliziotti armati… Non dovrei sentirmi minacciato da un gruppo di casalinghe. C’è qualcosa di strano… se non scappo, mi uccidono.
L’atmosfera era tesa, opprimente. Era come se, da un momento all’altro, quelle donne con sguardi minacciosi potessero avventarsi su di lui e schiacciarlo, come lupi che attaccano una preda indifesa.
—Forza, ragazze! —gridò la paffuta.
Avanzarono con coraggio, e il ladro, preso dal panico, fuggì, urlando:
—Aiuto!
Il ladro cadde a faccia in giù in una pozzanghera, si rialzò spaventato, inciampò in un bidone della spazzatura e quasi ricadde, ma si riprese e scappò come un pazzo.
Le donne lo inseguirono, ma si fermarono. Ripresero fiato e poi, come un esercito inferocito, cominciarono a urlare, alzando scope, coltelli, padelle… tutto ciò che avevano in mano. Sembravano pronte a divorarlo!
Quando la situazione si calmò, la paffuta si avvicinò alla donna magra e le chiese:
—Stai bene?
—Sì… Grazie. Pensavo che nessuno mi avrebbe aiutata —rispose la magra, commossa.
La paffuta sorrise e disse:
—Se noi donne fossimo più unite, il mondo sarebbe un posto migliore. Insieme siamo più forti.
Quel giorno, l’unione di tante donne sconfisse la vigliaccheria di un solo uomo. E dimostrò che, insieme, potevano affrontare qualsiasi cosa.