«Incinta senza marito: la mia esperienza con i pettegolezzi del villaggio»

**”Elisabetta, quella che è rimasta incinta senza marito”: come ho affrontato i pettegolezzi del paese**

Ogni volta che tornavo al paese dai nonni, sentivo i commenti dietro di me mentre spingevo il passeggino: «Quella è Elisabetta, sai, la nipote di Rosina e Stefano, quella che è rimasta incinta senza marito, che vergogna! Hanno cresciuto male quella ragazza». Le chiacchiere di paese volavano più veloci del vento. Mi infastidivano, ma restavo in silenzio. La nonna mi diceva sempre: «Non farci caso, Elisabetta, la gente parla perché ti invidia. Hai il coraggio di vivere come vuoi».

**La decisione che ha cambiato tutto**
Avevo 24 anni quando ho scoperto di essere incinta. Il padre, il mio ragazzo dell’epoca, mi ha subito fatto capire che «non era pronto». Non ho insistito—sapevo che ce l’avrei fatta da sola. In città, dove vivevo e lavoravo, nessuno si intrometteva nella mia vita. Ma al paese, dove ero tornata per stare un po’ con i nonni e riposarmi, è cominciato tutto. Le vicine sussurravano, le signore alla panchina del bar si scambiavano occhiate, e qualcuna mi domandava senza mezzi termini: «Elisabetta, ma dov’è tuo marito? O è così, senza matrimonio?»

Non volevo giustificarmi. Sì, non sono sposata. Sì, ho deciso di tenere il bambino da sola. E no, non mi vergogno. Ma in paese ci sono leggi non scritte: tutti sanno tutto di tutti, e se non rientri nei loro schemi della «vita giusta», preparati alle critiche. Fortunatamente, i nonni mi hanno sostenuta. «Un bambino è una gioia, il resto non conta», diceva il nonno, e la nonna aggiungeva: «L’importante è che tu sia felice. La gente troverà sempre qualcosa di cui parlare».

**Una vita nuova e nuove sfide**
Quando è nato mio figlio, sono tornata in città. Essere una mamma single non è stato facile: lavoro, asilo, bollette, notti insonni. Ma non mi sono mai pentita della mia scelta. Il mio Matteo è la mia luce, il mio senso. Cresce vivace e curioso, e faccio di tutto perché non gli manchi nulla. Al paese ci vado poco, ma ogni volta incrocio gli stessi sguardi. Ora, però, ho imparato a ignorarli. A volte sorrido davanti a un nuovo: «Oh, Elisabetta, ma sei ancora sola?»

La nonna una volta mi ha detto: «Sai, ai miei tempi capitava anche questo. Io ho avuto tua mamma senza marito, eppure ce l’ho fatta. L’importante è non lasciare che le parole degli altri ti spezzino». Queste parole sono diventate il mio motto. Ho capito che non devo dimostrare nulla a nessuno. La mia vita è la mia, e decido io come viverla.

**Cosa vorrei dire agli altri**
Ora ne ho 27, e sono felice. Sì, a volte è dura, sì, a volte sono stanca, ma sono fiera di crescere mio figlio da sola. Se anche voi affrontate critiche, ricordate: l’opinione degli altri è solo rumore. Non definisce chi siete e quanto valete. Vivete per voi stessi e per chi amate. E i pettegolezzi? Passeranno, appena troveranno un altro argomento di cui parlare.

Se avete storie simili, raccontate come avete gestito le critiche. O forse avete un consiglio su come rispondere a domande indiscrete? Scrivetemi, mi interessa davvero!

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