Ehi, ascolta un po la storia di Luca, lex di Ludovica, e di come il suo invidia è quasi diventata verde di rabbia.
Luca, sbattendo la porta del frigo con un gesto furioso, ha quasi rovesciato tutto il cibo sugli scaffali; uno dei magneti è volato sul pavimento con un tintinnio.
Ludovica era lì di fronte, pallida, le mani tese a pugno.
Ti senti meglio ora? ha soffiato, alzando il mento con unocchiata di sfida.
Mi hai proprio stufato ha gracchiato Luca, cercando di mantenere la calma. Cosè questa vita? grigia e senza un barlume di luce.
Quindi di nuovo è colpa mia? ha risposto Ludovica con un sorriso amaro. Ovviamente, perché nulla accade come vuoi tu.
Luca ha serrato i denti, stava per dire qualcosa, ma ha alzato la mano, ha aperto la bottiglia dacqua, ha bevuto dritto dalla bocca, poi lha sbattuta sul tavolo con un botto.
Luca, smettila di stare zitto ha detto Ludovica, la voce piena di una punta di dolore. Spiegami cosa ti dà fastidio.
Che dovrei spiegare? ha risposto lui, con un sorriso amaro. Tanto non capirai. Quanta disperazione posso più sopportare? Via tutto!
Per un attimo si sono guardati in silenzio. Ludovica ha preso un respiro profondo e si è diretta verso il bagno. Luca è quasi caduto sul divano. Dietro la porta chiusa si sentiva il rumore di un getto dacqua, forse lei aveva aperto il rubinetto per coprire i singhiozzi.
A lui non importava più.
**Anni che hanno perso il loro colore**
Tre anni fa si erano sposati e avevano preso una casa a Trastevere, che i genitori di Ludovica le avevano lasciato. I nonni, andati in pensione, si erano trasferiti in un borgo della Tuscia e avevano trasferito lappartamento alla figlia. Lappartamento era spazioso, ma conservava ancora il sapore del tempo dei nonni: mobili vecchi, carta da parati scrostata, linoleum strappato qua e là.
Allinizio a Luca non importava era al centro, il quartiere era bello, lufficio a due passi. Ma in poco tempo tutto ha iniziato a pesare. Ludovica si sentiva a suo agio nel nido dei genitori, mentre Luca sentiva che lepoca si è fermata e stava quasi soffocando.
Ludovica, ammetti, non ti infastidisce questo ambiente? la incalzava spesso. Cambiamo la carta da parati, il linoleum, mettiamoci qualche tocco moderno?
Certo, lo voglio rispondeva lei con calma. Ma dobbiamo aspettare il bonus o risparmiare piano piano.
Di nuovo aspettiamo? sbottava Luca. La tua strategia è stare lì a guardare il tempo che passa!
Una volta Luca si vantava di aver scoperto un bocciolo che sarebbe sbocciato facendo tutti impazzire. Ora era convinto che quel bocciolo fosse ormai marcito, senza mai aver mostrato i petali.
Ludovica viveva di piccole gioie: una tazza di tè appena fatto, leggere la sera, un nuovo strofinaccio in cucina. Per Luca tutto era una noiosa stagnazione.
Lui non osava lasciarla non voleva tornare sotto il tetto dei genitori, una situazione già complicata. E poi la madre, Maria, era sempre dalla parte di Ludovica.
Figlio, non hai ragione lo rimproverava. Ludovica è una ragazza meravigliosa, ragionevole. Vivi nella sua casa, perché sei sempre scontento?
Mamma, tu e Ludovica siete due gocce dacqua incastrate in un secolo di pietra ributtava Luca.
Il padre, Giuseppe, sbuffava solo con le mani:
Maria, lasciali risolvere da soli.
Guardando Ludovica, Luca pensava a volte: È come unombra che mi tiene legato a questo appartamento.
Alla fine la sua pazienza è scoppiata.
Ludovica, non ce la faccio più ha sussurrato, fermo alla finestra.
Da cosa? ha chiesto lei, con gli occhi lucidi.
Da questa routine! Trascorri le giornate tra pentole e stracci, e io non voglio sprecare la vita così!
Senza parole, Ludovica ha preso il sacco della spazzatura, ha sbattuto la porta e se nè andata. Luca è rimasto lì, convinto che sarebbe tornata a chiedergli di restare. Ma quando è tornata, era serena e distante.
Forse è meglio che tu viva da solo ha detto. Allora raccogli le tue cose.
Cosa? Rimani qui da sola mentre me ne vado? si è infuriato Luca. È anche la mia casa!
Ti sbagli, Luca ha risposto Ludovica con un sorriso gelido. È la casa dei genitori.
Dopo qualche settimana Luca si è trasferito da casa dei suoi, hanno formalizzato il divorzio.
**Un incontro inaspettato**
Tre anni dopo, Luca continuava a vivere nellappartamento dei genitori, convinto che presto avrebbe affittato un suo posto e tutto si sistemerebbe. Ma il lavoro non decollava, le nuove conoscenze non portavano a relazioni stabili, e i genitori gli ricordavano sempre più spesso che ormai era un adulto.
Una sera di primavera, tornando tardi, Luca ha notato un piccolo caffè con luci soffuse e una melodia piacevole dentro. Voleva entrare, ma si è fermato.
Allingresso cera Ludovica.
Ma non era più la stessa che ricordava: indossava un cappotto elegante, una pettinatura curata, le chiavi dellauto in mano, uno sguardo sereno che trasudava fiducia e forse un po di felicità.
Ludovica? è balbettato.
Luca lha guardata, e in un attimo lha riconosciuta.
Ciao, Luca ha detto con voce decisa.
Ciao Sai, sembri davvero splendente.
Grazie ha sorriso. Ora vivo come ho sempre voluto.
Sei ancora al tuo vecchio lavoro? ha domandato Luca.
No, ho aperto uno studio di fiori ha risposto, orgogliosa. Ho esitato a lungo, ma poi è arrivato chi mi ha sostenuta.
E chi sarebbe? ha chiesto Luca, senza capire davvero il perché della domanda.
Dalla porta del caffè è uscito un uomo.
Lui ha avvolto le spalle di Ludovica in un abbraccio delicato e ha detto:
Amore mio, cè un tavolo libero. Andiamo?
Ludovica si è voltata verso Luca:
Ti presento, è Davide. E questo è Luca.
È stato un piacere rivederti, Luca ha aggiunto. Spero anche tu ti trovi bene.
Luca ha annuito in silenzio. Le labbra tremavano, voleva dire qualcosa, ma le parole si sono fermate. Li ha osservati mentre si prendevano per mano e scomparivano dietro la porta del caffè. Dentro, Luca sentiva crescere una dolce amarezza di invidia.
Prima diceva: Vivo con un bocciolo che non è mai sbocciato. E invece il bocciolo è fiorito solo che non è più al suo fianco.





