INCONTRO CON UN ANGELO.

INCONTRO CON UN ANGELO

Giulia era di ottimo umore. Un parto difficile si era concluso felicemente. Oggi aveva aiutato a far nascere un nuovo abitante del pianeta. Giulia lavorava come ostetrica-ginecologa in un centro perinatale. Dopo un turno impegnativo, si affrettava a tornare a casa.

Le sue mani erano appesantite da una borsa e da un sacchetto della spesa. Suo marito cercava di convincerla a guidare l’auto, così non avrebbe dovuto dipendere dagli autobus quando lui era fuori città per lavoro. Le aveva persino fatto qualche lezione di guida, ma lei non ce l’aveva fatta. Aveva paura… una paura terribile.

Il fatto è che, da bambina, Giulia per poco non era stata investita da un’auto. Ricorda ancora quel terrore che si avvicinava a lei! A dire il vero, non si sente a suo agio nemmeno come passeggera, figuriamoci al volante! Mai!

Domani sarà un giorno di riposo, e sarà anche il suo quarantesimo compleanno. Giulia ha deciso di non festeggiarlo, credendo fermamente nei presagi. Solo un semplice ritrovo in famiglia quando tutti saranno a casa.

Mancava ancora pochissimo per arrivare alla fermata. Giulia si sentiva davvero stanca. Improvvisamente scivolò (capita sempre all’improvviso), il piede le andò di lato e Giulia, con tutte le sue borse, cadde in un cumulo di neve! Si complimentò con se stessa per l’atterraggio morbido, mentre cercava di capire come rialzarsi dignitosamente.

– Signorina, si è fatta male?
La voce proveniva da dietro la sua spalla destra.
– Non riesce ad alzarsi? Mi dia la mano! –

E chi le stava offrendo la mano? Era un uomo piacevole, più o meno della sua età, con un viso tranquillo e accogliente, e un sorriso rassicurante…

La aiutò facilmente a uscire dal cumulo di neve e la aiutò a scrollarsi la neve dai vestiti.
– Ha sempre fretta, – disse lui con una voce così gentile. A Giulia parve di aver già sentito quella voce… ma no, non si erano mai incontrati prima. Lo ringraziò. Doveva andare.

– È molto stanca, Giulia, – disse lui senza sorriso. Lo disse con una tale cura, come solo una persona molto cara avrebbe potuto fare.
– È molto stanca, non va bene, – ripeté piano lo sconosciuto.
– Riposerò durante il weekend. E poi, domani è il mio compleanno, – disse Giulia. Lo sconosciuto sorrise di nuovo.

– Auguri! Voglio farle un regalo. Stasera, prima di dormire, dica: – Domani la mia vita cambierà in meglio! E la sua vita cambierà sicuramente in meglio. Ma non dimentichi! –
– Non dimenticherò, – sorrise Giulia.

Lo sconosciuto la salutò e svoltò l’angolo della casa. Ecco arrivare l’atteso autobus.

La casa la aspettava come sempre tutta disordinata. Ingresso caotico, nel lavandino della cucina una montagna di piatti sporchi. Il cagnolino Leo guaiva vicino alla sua ciotola vuota, guardando la padrona con rimprovero.

Prima di tutto dar da mangiare a Leo e portarlo a fare una passeggiata. Due anni fa, sua figlia aveva trovato il cagnolino semi-congelato per strada. Lo aveva portato a casa e aveva convinto la madre a tenerlo, promettendo solennemente di prendersi cura di lui. Lo fece… per circa due settimane, poi la responsabilità del cagnolino passò gradualmente a Giulia.

Quanto tempo era passato? Finalmente aveva finito tutte le faccende domestiche. Meno male che nessuno la stava distraendo o si stava lamentando per la cena non pronta. Suo marito era in trasferta in un’altra città vicina. Sua figlia era con sua madre. Domani sarebbero tornati. Suo marito l’aveva avvisata in anticipo che non sarebbe riuscito a tornare. Doveva comunque preparare un piatto speciale per domani, mentre per ora poteva rilassarsi in solitudine.

La solitudine è un lusso: nessuno che imponga i suoi problemi o il suo cattivo umore. Si può godere del silenzio, ascoltare musica, leggere un libro… Ma aveva solo voglia di dormire.

Stava già per addormentarsi quando ricordò il consiglio dello sconosciuto e, senza sapere davvero perché, sussurrò: – Domani la mia vita cambierà in meglio. –

Di buon mattino, il campanello alla porta fu una completa sorpresa. Sulla soglia apparve suo marito. La cosa più incredibile fu che era raggiante, non aveva l’espressione imbronciata e scontrosa di sempre.
– Ciao, sole mio, – disse lui dolcemente.

Giulia era scioccata. Non sentiva da lui parole così da tempo. Una volta ci soffriva molto per la sua freddezza, poi ci si era abituata. E ora, quando si era ormai abituata a una vita senza tenerezze infantili… Davvero! Sembrava sobrio, con un grande pacco tra le mani.

– Buon compleanno! Mi sei mancata tanto, mi sono organizzato e sono scappato a casa. Faranno senza di me, – e tutto questo con la stessa voce dolce.
Giulia indietreggiò incredula. Nicola entrò, posò il pacco, la abbracciò, la baciò, mormorando parole dolci.

Dov’erano le solite lamentele e il viso insoddisfatto? Giulia era sempre più stupita. Questa sensazione di felicità ormai dimenticata la travolse come un’onda calda.

Il telefono squillò.

– Buon compleanno, mammina! Sei la più gentile, la più amata, la più bella! Verrò per pranzo e la nonna verrà con me. Abbiamo un regalo meraviglioso per te, – strepitava la figlia.

Poi il primario la chiamò per farle gli auguri e le disse con gioia che poteva prendersi i tre giorni di permesso mai usati dall’anno scorso. Poi l’amica, la zia, un compagno di scuola, le pazienti riconoscenti…

Ci si abitua rapidamente alle cose buone. Giulia sentiva che fosse sempre stato così. E tutto quel benessere non sembrava affatto strano.

La sera, dopo aver salutato gli ospiti, Giulia andò a fare una passeggiata nel parco vicino con il cagnolino.

Lo sconosciuto di ieri comparve completamente inaspettato, – È stata una bella giornata, Giulia? Buon compleanno! –

– Aspetti, come sa il mio nome? Non ci siamo mai incontrati, se non mi inganno, – chiese apertamente Giulia.

– Ci conosciamo da 40 anni, Giulia. Ti è difficile da capire, ma devi provarci. Sono con te dal primo giorno della tua vita. Sono il tuo angelo custode.

Ricordi quando avevi 5 anni e corresti dietro una palla in strada? Allora nessuno poteva capire come fu possibile che il camion ti superasse? Non avevi possibilità di salvarti. Nessuno vide come ti posi dall’altro lato della strada, ma questo resta un segreto tra noi.

E quando con il gruppo di amici dell’università andaste a fare il bagno in un fiume sconosciuto, ti slogasti la caviglia (fu opera mia) e rimanesti nel dormitorio. Lì c’era un pericoloso gorgo e dovevi caderci dentro.

E ieri, chi ti fece cadere dolcemente sulla neve? Se fossi caduta un minuto prima, ti saresti sicuramente fratturata una gamba.

Io ti aiuto sempre, in modo discreto e invisibile. Sarò sempre accanto a te, è il mio compito. Però…
È difficile stare con te.
Ami tuo marito, tua figlia, tua madre, le amiche, le pazienti, ma te stessa?
Non ti ami!

Metti su di te un carico insopportabile. Non ti ami affatto e ingenuamente aspetti amore dagli altri, ma non funziona così! Se non ti ami, nessuno ti amerà, ti useranno soltanto!
Ho infranto il protocollo e mi sono materializzato per trasmetterti questo messaggio: devi amarti! –
– Lei davvero sa tutto di me, ma gli angeli dovrebbero avere le ali, – dubitò Giulia.

– E che gente siete voi? Vedete sempre il tranello. Non hai notato che ho un cappotto largo? – rispose lui, aprendo il cappotto e mostrando le ali piegate.
– E ora addio! Devo andare, – disse, e si dissolse nella neve che cadeva.

P.S
– Favola, – direte voi, cari lettori.
– Favola, – vi risponderò io, ma ogni favola ha un fondo di verità.
Amate voi stessi e siate felici! Ve lo auguro con tutto il cuore!

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