**Un Incontro Fuori dalle Regole**
Per il suo sessantesimo compleanno, tutti i parenti e gli amici si erano radunati al ristorante per festeggiare Donatella Rossi. Né troppo giovane né troppo vecchia, non si considerava ancora “anziana” – troppo energica e piena di vita per quello! Diceva sempre ridendo:
*”Ho ancora la polvere da sparo nelle mie polveriere, e ne posso pure condividere un po’!”*
Al ristorante c’era una folla: il marito, i due figli con le mogli, parenti e colleghi (ormai ex, visto che aveva appena lasciato il lavoro). Dopo anni come capo contabile in un’azienda, aveva salutato tutti con un sorriso:
*”Non vi saluto per sempre, verrò a trovarvi… anche se non so proprio come farò a stare a casa in pensione. Ma tutti ci arrivano, no? Ora tocca a me.”*
I colleghi la stimavano moltissimo – un’anima generosa, sempre pronta ad aiutare e a dare consigli saggi. Il direttore era dispiaciuto di perderla, ma non c’era niente da fare. E anche gli altri le dicevano scherzando:
*”Donatella, non le daremo tregua! La chiameremo di continuo… chi ci darà i suoi consigli altrimenti?”*
*”Chiamate pure, ragazze, chiamate! Non mi dispiace affatto…”*
E ora eccola lì, al centro dell’attenzione, più radiosa che mai. Indossava un elegante vestito color cacao, una collana di pietre naturali e persino le scarpe con un tacco basso – una rarità, visto che ormai da anni portava solo ballerine.
*”Mamma, sei bellissima!”* le dissero i figli, regalandole due enormi mazzi di rose.
*”Grazie, tesori miei,”* rispose abbracciandoli a turno.
La festa fu un successo, tutti se ne andarono felici. E il marito, Enrico, non smise di ammirarla per tutta la serata. Con lui, Donatella aveva condiviso quarant’anni di vita serena, crescendo due figli meravigliosi. Ora, finalmente, potevano vivere per sé.
*”Ricky, dimettiti anche tu, ormai basta lavorare,”* lo implorava lei.
*”Vedremo, Dona… non so cosa farei a casa tutto il giorno. La nostra generazione è abituata a sgobbare, mica possiamo stare fermi!”*
*”Hai ragione, ci hanno cresciuti così…”*
Il giorno dopo, Donatella si alzò presto. Aveva ospiti: i figli con le mogli, la sorella col marito e la madre anziana. La grande casa a due piani – costruita da Enrico con materiali a buon prezzo, grazie ai suoi contatti nel settore edile – era perfetta per accogliere tutti.
Mentre preparava la colagna in cucina (il dolce preferito dei figli), pensava tra sé:
*”Che bello avere tutti qui! Altrimenti in questa casa enorme saremmo solo io, Ricky e la mamma… che tra l’altro esce poco, poverina.”*
Poco dopo, sentì la voce di Enrico alle sue spalle:
*”Dona, ma come fai a non riposare un po’? Hai appena compiuto sessant’anni, dovresti prendertela comoda!”* Rideva, sapendo benissimo che la moglie non avrebbe mai cambiato carattere.
*”E come faccio a stare a letto con tutti questi ospiti?”* ribatté lei.
Colazione abbondante, come sempre. Enrico, sedendosi a tavola, citò il vecchio detto:
*”Colazione da solo, pranza con un amico…”*
*”E la cena?”* lo interruppe Donatella.
*”La cena me la mangio anche quella da solo!”* Finirono entrambi a ridere.
Poco a poco, gli ospiti si svegliarono e la cucina si riempì di risate.
*”Che bello qui da voi!”* disse la sorella, Irene. *”Casa accogliente, giardino curato… Complimenti, Dona!”*
*”Ma che ho fatto io? Senza Ricky non sarei riuscita a sistemare niente,”* rispose, accarezzandogli i capelli.
Enrico la guardò teneramente: *”La mia Donatella è una forza della natura, mi trascina sempre. Insieme, si sa, si possono spostare le montagne!”*
*”Avete avuto fortuna entrambi,”* commentò Irene.
*”Sì, è vero. Non riesco neanche a immaginare cosa sarebbe successo se non ci fossimo incontrati quel giorno. Chissà come sarebbero andate le nostre vite?”*
Tutti scoppiarono a ridere: conoscevano già la storia.
*”Ah, quella storia…”* sospirò Donatella. *”Neanch’io riesco a immaginare la vita senza di te, Ricky.”*
*”Mamma, raccontacela di nuovo!”* chiese il figlio minore. *”Anzi, papà, fallo tu, sai renderla più divertente!”*
***
Tanti anni prima, durante l’università, era successo un episodio buffo su un autobus. Enrico tornava a casa dopo le lezioni, il mezzo era strapieno come sempre. Lui, con il naso infilato negli appunti, cercava di studiare per non perdere tempo più tardi. Inoltre, era da una settimana che litigava con la sua ragazza, Alessia, e non aveva voglia di riappacificarsi. Anche sua madre non la sopportava:
*”Figlio mio, quella lì non mi piace. Ha uno sguardo furbo e non è per niente simpatica. È venuta a casa nostra e non ha nemmeno salutato! Mah, pensaci bene…”*
Mentre Enrico leggeva, sentì una mano toccargli il braccio: la bigliettaia.
*”Il biglietto, per favore.”*
Le diede i soldi, e lei gli restituì un euro di resto. Lui infilò la moneta in tasca distrattamente… e poi accadde l’impensabile.
Donatella, sullo stesso autobus, stava tornando in dormitorio. La bigliettaia le diede il biglietto, e lei lo infilò nella tasca sinistra – quella destra era occupata da un ragazzo schiacciato accanto a lei.
Improvvisamente, sentì una mano frugarle nella tasca destra.
*”Che maleducato! Vuole rubarmi gli ultimi tre euro?”*
Afferrò la mano intrusa e sibilò: *”Ma ti pare il caso?”*
*”Lei è quella che se li tiene i miei soldi!”* replicò lui.
*”Non sono tuoi, sono miei! Perché mi frughi in tasca?”* gridò, attirando l’attenzione di tutti.
L’autobus stava per fermarsi. Donatella, con le dita agili, gli strappò la banconota dal pugno e saltò fuori in fretta.
*”Uff, li ho salvati!”* pensò trionfante… finché non si trovò faccia a faccia con il ragazzo.
Aprì la mano: invece di tre euro, c’era un misero euro. Lui la guardava divertito.
*”Ora capisci che erano i miei soldi?”*
*”E tu cosa ci facevi nella mia tasca?”*
*”Ho sbagliato! Con questa folla, sembravamo sardine in scatola!”*
Donatella frugò in tasca e trovò i suoi tre euro al sicuro. Arrossì e scoppiò a ridere.
*”Allora nella mia tasca c’è stata una battaglia… per i tuoi soldi!”*
Enrico la fissava incantato: che risata contagiosa, che sorriso luminoso…
*”Enrico,”* si presentò, ridendo.
*”Donatella,”* rispose lei.
*”Lo immaginavo.”*
*”Perché?”*
*”Perché sei splendente come il sole,”* le disse.
L’autobus era partito, ma loro continuarono