Incontro Inaspettato: Una Verità Illuminante

14 luglio, martedì

Oggi ho rivisto Carlo. Che cosa strana, la vita.

Ero partita per un viaggio di lavoro a Verona. Appena arrivata, mi ero sistemata in hotel e ho subito iniziato con le riunioni, i contratti, le commissioni. La sera, stremata, ho scritto a mio marito:

*Tutto bene. Sono esausta. Vado a dormire.*

Lui ha risposto subito:

*Anch’io. Sono sfinito dai genitori, questa ristrutturazione è un incubo.*

Dopo un bagno caldo, mi sono infilata a letta e sono crollata. Ma la mattina dopo, uscendo dalla stanza, mi sono scontrata con l’ultima persona che mi aspettavo di incontrare.

*Carlo?!* ho esclamato, senza fiato. *Che ci fai qui?*

*Sorpresa!* ha risposto, con un sorriso incerto. *Ho deciso di venirti a trovare…*

Ma non aveva finito la frase che la porta della mia camera si apriva, e sulla soglia appariva Matteo – il mio collega, con cui c’era molto di più che un solo rapporto professionale.

Non credevo ai miei occhi. Non avevo mai pensato di tradire mio marito, ma Matteo era diverso. Attento, premuroso, con quello sguardo che mi faceva sentire desiderata. Carlo, invece, era sempre freddo, distante, preso dal lavoro. E mio figlio Luca? Ormai un adolescente chiuso nel suo mondo. Mi sentivo sola, invisibile.

Matteo era più giovane, libero. I suoi complimenti, la sua attenzione… mi facevano rinascere. Per questa trasferta, avevamo deciso di partire insieme. Carlo non aveva nemmeno chiesto dove andassi, troppo occupato con la sua scusa: *devo aiutare i miei con i lavori in casa.*

La sera prima avevamo cenato insieme, passeggiato per le vie del centro, ridendo come due ragazzi. Poi, senza pensarci troppo, avevo passato la notte nella sua stanza. A mio marito avevo solo scritto: *Vado a letto, sono stanca.*

E poi, quella mattina…

*Ma che diavolo succede?!* urlammo quasi in coro.

*Tu dovevi essere dai tuoi genitori!* ribollivo dalla rabbia.

*E tu con un collega?!* ruggì Carlo. *Perché ti chiama “amore”? Hai dormito con lui?*

*E tu? Chi è questa… Chiara?*

*Lei vive qui. Sono venuto per lei. Ora fai le valigie! Torniamo a casa.*

In quel momento, il messaggio di Matteo: *Me ne vado. Non è roba per me. Buona fortuna.*

Con le mani che tremavano, ho preparato le mie cose. Il viaggio di ritorno è stato un inferno. Carlo non smetteva di giudicarmi:

*Non credevo che saresti stata capace di una cosa simile. Sei una madre, una moglie! È ignobile…*

*Ignobile? E tu? Siamo in due, Carlo. E se vogliamo essere diretti… non credo che valga la pena continuare questo matrimonio.*

*Io non volevo divorziare. Solo… volevo qualcosa di diverso. Ma sono pronto a dimenticare tutto. Per la famiglia. Per Luca.*

Io tacevo. Dentro, sapevo che non c’era più amore. Se ci fosse stato, né io sarei finita con Matteo, né lui con Chiara.

*Non ci amiamo più,* dissi alla fine. *Questa non è più una famiglia. Due tradimenti… è la fine. Separiamoci in modo civile. Dividiamo casa. Luca capirà.*

Carlo sospirò pesantemente:

*Come hai potuto… credevo che avresti lottato. Pianto, suppliche… e invece sei così fredda.*

*È finita, Carlo. Non ti odio. Semplicemente… non siamo più quelli che eravamo.*

*Va bene. La casa resti a te e Luca. Io mi trasferisco in affitto, poi comprerò qualcosa. Non importa.*

Mi sorprese. Non era mai stata una persona avara, ma un gesto così… inaspettato.

*Grazie, Carlo.*

Un anno dopo.

Tornavo da lavoro. Autunno, foglie cadute, un vento leggero. Amo questa stagione.

*Sofia! Ciao!* una voce familiare.

*Carlo? Ciao. Che fai qui?*

*Ero di passaggio. Come stai? E Luca?*

*Tutto bene. Ha una ragazza con i capelli viola… moda, immagino. A volte vengono a casa. E tu?*

*Solo. Lavoro, risparmio per il mutuo. Ti ho ricordata spesso… Ti ricordi quando ci siamo persi al mare e poi abbiamo bevuto prosecco in spiaggia?*

*Sì… ricordo tutto, Carlo.*

Abbiamo camminato a lungo sotto gli alberi. E, all’improvviso, ogni rancore svanì. Solo io e lui. Senza accuse. Senza dolore.

*Sofia, mi sei mancata… Ma avevo paura di dirti. Pensavo che mi avresti rifiutato.*

*Anche tu, Carlo. Credevo che la libertà fosse tutto… ma invece, mi sentivo vuota.*

*Andiamo a casa?* chiese piano.

*Andiamo, amore mio. Ricominciamo. E magari un giorno cresceremo i nipoti… anche se con i capelli viola.*

Risi, e gli tesi la mano.

Ricominciare… Forse era proprio quello che ci serviva.

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